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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 29 marzo| 1650|

N. (senza numero)

La traduttione è in lettere del general del n. 692.

Serenissimo principe,
da Costantinopoli ci arrivano due corrieri spediti dall’eccellentissimo signor bailo sotto li 7 cadente, con una lettera entro ad un bastone, della sostanza che la Serenità vostra intenderà dall’occlusa traduttione: la ciffra originale inviamo all’eccellentissimo signor general perché, rillevata, la faci poi avanciare alle Eccellenze vostre, conforme le commissioni di detto eccellentissimo signor bailo, contendendo sei righe in altra ziffra, di cui non tenimo noi alcun incontro.
Sarà pure alligato il constituto di detti portalettere: le notitie sono degne della publica singolar riflessione, perché nell’iminenza dei travagli si habbi modo di poter sostenere et la riputatione della Serenità vostra colla diffesa di questa piazza, et la presservatione dei sudditi. Le mancanze di tutte le cose sono arrivate al colmo, et li popoli riddotti nella maggior miseria. Una famiglia intiera di quelle venute ad habitare a Perasto, essendosi tirata nel paese nemico, ha cambiato la fede per non haver con che sostentarsi. L’ingegner tante volte deliberato mai è comparso; la diffesa principale della piazza rimane imperfetta. Per scarico del mio debito non potiamo di non reiterare le notitie alle Eccellenze vostre, disposti noi in qual si sia stato di comprotare con le vite la qualità del nostro zelo verso il maggior servitio della Patria. Gratie etc.
Cattaro, li 29 marzo 1650.

Alvise Gabriel, rettor et proveditor.
Filippo Boldu, proveditore estraordinario.

Allegati:
A dì 29 marzo 1650 (1 c.)
Constituto in offitio della cancelleria Vincov [?] Sinovich, capitato hieri sera da […] in 21 giorni di camino spedito dall’eccellentissimo signor bailo, con lettere per questi illustrissimi signori rappresentanti.
Interrogato di qualche novità, respose: “In Costantinopoli non si facevano prender [?] apparati, né fino al tempo della mia partenza si erano […] le galere in […], et se bene io non conesca [?] che fino a 50 ne potessero armare, questo stanno [?] per espedir verso Candia, ad ogni modo nelle hordenate non veniva […] numero, fuor [?] che le mia [?] et solamente fossero in […] a perfetti onor quatro galeazze, i quelli del […] chiesero di haverne a Gallipoli, et in alcune parti, in modo che lo haverebbero ridotto al predetto numero de 50.
Si è levato meco il bassà nuovo di Bosna, quale è figliolo del […] et è nativo del seraglio. Io lo ho accompagnato fino in Andrinopoli [?], non haveva seco più di 400 huomini; servì [?] opinione che presto stanno […] a […] in queste parti, et che siano per far lo sforzo i turchi per far un campo poderoso per terra […] che il Beylerbey di Soffia [?] si è transferito in persona a Scopio per radunar le genti, se bene certamente non si sa per qual parte ha per impiegarle.
[…] doppo che fu condotto a Costantinopoli, se bene peruaso a farsi turco, fu ad ogni modo posto sullo peggior […], ove infirmatosi a capo di due mesi fu trasumato [?] sul bagno del Gran signore, ove io l’ho visto […] et reduto con doi catene alli piedi: mi ha detto di esser mortalmente stato […] per cambiar la fede, che lui habbia risposto li turchi di far quello le piace, ma ritrovarsi in essa […] et poter puoco gravare in qualsiasi stato. Haveva speranza di riscattarsi, per quanto mi ha detto, havendo stabilito il riscatto a 1000 beahi [?], per quali si era costituito [?] […] Pioggio il sarbone [?] del Gran Signore. Se però è vano quello che lui mi ha riferito, che io queste cose non so che dalla sua voce, anzi il […] mi ha commesso di rifferire a sua moglie di procurar delli per qual si sia suo suddito et raccogliersi denaro […]. Volleva darmi […] per la medesima, ma io non ho ardito ritenerle.
Di le di nuovo pater [?] ho incontrato quel sogetto che veniva di Spagna, accompagnato di […] Cenghich, qual prosseguiva seco in Costantinopoli.”
Quibus habitis.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.