22 dicembre| 1649 Filippo Boldu
Dispaccio del 22 febbraio| 1651|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
in lettere del confidente di Castelnovo hoggi ricevute, che saranno aggiunte in copia, mi sopragiungono le confermationi dell’unione seguita tra quei turchi con i nixichi, delli ostaggi restati in quella piazza, della pace stabilita con il bassà Cenghich et della promessa con quei di Risano per San Zorzi prossimo, con prattiche et trattati di levare totalmente i soccorsi a questa piazza. Si accordano gli avisi con le notitie che si tengono da altra parte nel medesimo proposito; onde, alienandosi la dipendenza dei popoli più stimati et per il valore et per i sovegni, che di tutte le cose rendevano proveduta questa piazza; devesi tanto maggiore il rifflesso a munirla abbondantemente, non meno per sollevarla dalla corrente calamità, che per assicurarla dai pregiuditii inevitabili che può rissentire per la mancanza et per non poter ai tempi ricever i soccorsi. È un anno che io sospiro le cose deliberate et pure continuo nel cruccio della necessità et nel tormento di accrescer le molestie alle Eccellenze vostre, sempre con nove istanze: il denaro già è mancato; li datii si sono estinti, quello del pane per non vi esser formento, et l’altro del vino, che sono i principali per la carestia che se ne prova in universale, capitandone perciò pochissimo, et questo condotto da chi gode le essentioni, et col solo sale non può supplirsi a tante occorrenze del presidio, della galea et delle barche armate; io spero poter farsi infine [?] esser sollevato da questo peso coll’aviso dell’illustrissimo successore, che devo creder poco lontano; il debito però che tengo con la Patria non mi lascia di considerar riverentemente alle Eccellenze vostre che la salute di questa piazza deve dipender dal fondamento di buone proviggioni, dei quali trovandosi defficiente non deve esser abbandonata dalla publica pietà. Gratie etc.
Cattaro, li 22 febraro 1650 more veneto.
Filippo Boldù, proveditor estraordinario.
Allegati:
(1 c.) All’illustrissimo nobile, sapiente di ogni honor et honorata laude degno, et all’eccellentissimo signor et patron Filippo Boldù, proveditor estraordinario in quella nobil città, inchino et molto cara et amorevole salutatione, di poi come scrissi li 31 del passato a vostra signoria illustrissima, che sono partiti da qui tre capi di Castelnovo per nixichi, per pacificarli con quelli di Risano, et hanno stabilito tra quelli di Risano et nixichi che meterano arbitri dopo San Zorzi, che si pacifichino insieme, et così hanno fermato la parola [?] tra di loro, che gli uni ad altri non diano travaglio né nell’arrivare, né nell’incontrare nelle strade, et li detti capi che sono ritornati da nixichi hanno condotto seco sopra la fede a questi signori cinque vechi et conti di Nixichi; et sono conte Rade, Simon fiolo de Poio [?], Mihailo Hurambassa, Rodogna et Giuro, quali sono conti et capi, et con li quali sono venuti ancora sette da Nixichi, in tutto sono 12, li quali questi signori hano veduto volentieri et li accarezzano, et con essi hanno stabilito che li detti di Nixichi debbano star qui per un mese, poi a cavo [?] di un mese, et questi che vadano questo li fano per una maggior fede in loro, et così questi signori et nixichi scrissero a nixichi che sapiano come di qui la sudetta cosa è fermata et che siamo contenti, et sono andati alcuni di nixichi dal bassà di Arzegovina Cenghich per pacificarsi con lui et trattar, et così questi signori scrissero al sudetto bassà in raccommandatione che si pacifichi con loro, et come sono venuti qui a Castelnovo hanno fermato con essi, che stiano qui a cambio, et se sarà alcun bisogno a questa città, che venirano tutti i nixichi in aiuto et anco senza di questo, dove le sarà commandato che anderiano, perché dicono se fossimo stati col felice bassà in pace, che già tempo con altri morlachi havevano abbruggiato Perasto, et tutto fino a Cattaro, dicendo che Cattaro et suo territorio tutto è stato con noi, et se non fossimo stati noi, non si prendeva neanco Risano con il campo venetian, et così parlano publicamente; ma li turchi per questo tempo tacioo, ma li tengono a buone parole, li quali ancora dicono se si pacificherano col bassà Cenghich, che sarano li primi a sacheggiare et […] il territorio di Cattaro, et […] Perasto, perché assai si hanno ingorato [?] li signori venetiani et condotti a gran male appresso di che gli dicono questi signori non volemo, che con Cattaro né suo territorio fatte mercantia, né che li si porti niente da viver, ma se alcuno ha qualche cosa da mercantare, che porti qui per vendere, et di tutto questo si contentano, ma rispondono che li Ronghegiani [?] di Risano portano ogni vivere per Cattaro et suo territorio, quali dano tanti ingolamenti alli aghé di Risano, che non li diano travaglio far mercanti; per questo dicono che si faci una [?] pena alli detti Ronghegiani, che non facino mercantie et, se vorano fare, che si cavino dalla Morlachia et che si facia pena alli aghe di Risano che non li diano libertà, et che da loro non ricevano ingolamenti di denari, et si trova il detto bassà Cenghich a Faza, da dove può venir in due giorni a […], qual raccoglie appresso di sue gente pedoni, archibusieri per quel si dice in queste parti, così aviso vostra signoria illustrissima per il suo governo che sapiate ho ricevuto li giorni passati doi vostre honorate lettere, in risposta delle mie, nelle quali ho inteso quello mi scrivete et commandate piene di ogni amor et buon cor, quello mi si promette da vostra signoria illustrissima resterò concordato per causa delle mie paghe, al che di come la ringratio et la prego che in questi calamitosi tempi soccorrete con qualche gratia di dette paghe mie, queste gratie aspetto con gran desiderio, per questo la prego che non mi […] et io, Vostra serenità, dove sarà bisogno non mancherò esser a servirvi nell’avvenire, et ho ricevuto la sodisfattione di portalettere et in questo metterete a mente di quelle strade che ho avisato li 22 novembre, per la qual cosa un’altra volta ho ricordato li 22 genaro passato et più non occorre dir altro, et Dio vi ralegri.
Lo vostro servitor Micho Cuvelich, li 16 febraro 1650 more veneto.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.