7 marzo 1617 - 21 marzo 1617 Filippo Paruta
Dispaccio del 8 aprile 1617
N. (senza nome)
Serenissimo Principe
Per i motti dei presenti tempi, come la Serenità Vostra mi avisa per lettere di 9 del passato, riverentemente dirò a Vostra Serenità che essendo stato casso dall’Illustrissimo Provveditor di Cattaro il Capitan Bartolomeo Abbati, che si trovava al pressidio di questa città, si come da Sua Signoria Illustrissima è stato dato conto alla Serenità Vostra, in luogo de quale ha mandato di qua sopra questa compagnia che è di 25 fanti il Capitan Pagan Pagani Corso, già Capitano nel castello di Cattaro, onde che supplico con quella maggior instanza che posso la Serenità Vostra che si degni di espedire l’Imbasciatore di questa Magnifica Comunità con quelle provisioni che le vengono ricercate, affine che io possa deffender questo luoco come è debito mio et comandamento della Serenità Vostra, poiché son in loco mal sicuro, con haver alcuni pochi pezzi d’artellaria sopra i cavalletti, senza letti, senza ruote et senza pur un grano di polvere. Oltre di ciò supplico la Serenità Vostra a mandare per difesa di questo luoco ancora 25 fanti, così che in tutto ascendino al numero di 50, i quali debbano star al comando et obedienza mia, indricciando a me la lettera ducale d’essi et non all’Illustrissimo Provveditor di Cattaro, ma solo le paghe o come meglio parerà alla prudenza della Serenità Vostra, quali esso Capitan Pagan Pagani s’offerisce fare, quando per anni cinque sia confirmato da Vostra Serenità, la qual sua offerta io mando qui occlusa alla Serenità Vostra. Non restarò anco di dirle che questo scoglio se fosse preso da nemici s’impadronirebbono del porto, il che saria di gran pregiudicio alla Dalmatia et Albania, et anco Cattaro potrebbe star con qualche pericolo, e però reverentemente le riccordo che sopra la ponta d’esso scoglio verso Levante si potria far una trinciera, durante i motti presenti, che con quattro pezzi d’artellaria lo guardasse da quella parte, et il castello da quest’altra, così che ne dall’un capo né dall’altro non si lascieranno entrare. Di che la Serenità Vostra parendo coì alla molta prudenza sua potrà dar qualche ordine all’Illustrissimo Provveditor di Cattaro, perché coagiuvi con me a quest’opera con le genti da Pastrovicchio, la qual’opera in quattro giorni si potria fornire et senz’alcuna spesa, overo pochissima della Serenità Vostra. Di che la supplico reverentemente a darmene risposta, et non a mancarmi di aiuto, accioché ancor io possa fare parte di quel debito ch’io son obligato verso la mia Patria, che altramente io non posso defender questo loco se non con le pietre, venendo l’occasione che Dio non voglia. Il qual loco ha bisogno di un poco di conciero di parapetti, et alzar ancora per un passo il speron che fece il quondam Clarissimo Signor Benedetto Civran, e terrapienarlo per poter star coperti dal Monte di San Salvador, che batte questo castello et altre cosette, come dall’Illustrissimo Provveditor di Cattaro a Vostra Serenità sarà stato dato conto di quello che fa bisogno. Hoggi ho havuto aviso da un Francesco Boretta di questa città che s’attrova in Ragusi per suoi affarri, et m’avisa che tre bertoni sono arrivati carichi di gente in quel porto di Santa Cronce, et che si aspetta altri 23 galeoni et 70 galere per ridursi tutte sotto l’isola di Calamotta. Un Turco venuto da Ragusi, il qual passa in Antivari, rifferisce haverli veduti, et che per fama si ragiona che sono a danni della Serenità Vostra. Che un Cancelliero[?] Spagnolo è andato per terra et entrato in Ragusi a parlamento con quel Rettore. Con che a Vostra Serenità. Gratie.
Di Budua lì 8 aprile 1617.
Filippo Paruta Podestà.
Allegati: lettera di Pagano Pagani riguardante il reclutamento a proprie spese di 25 fanti (n°1).
Allegato n°1
Clarissimo Signor Podestà di Budua
Io Pagan Pagani, Corso, già Capitano nel castel di Cattaro, et mandato qui a gusto di Vostra Signoria Clarissima dall’Illustrissimo Proveditor di Cattaro in luogo del Capitan Bartolomeo Abbati casso. Intendendo li presenti motti di guerra mi ha parso come fedelissimo servitore di Sua Serenità di venir ad offerirmi di fare altri 25 fanti senz’alcuna prestanza di Sua Serenità per meglio poter diffender questo castello et città quando piaccia a Sua Serenità degnarsi comandarmi, ch’io gli mandi a fare per uno delli miei Officiali confirmato però ch’io in questo pressidio per anni cinque. Di che piacerà a Vostra Signoria Clarissima mandar questa mia offerta a Sua Serenità, essendo io desideroso di vincer e morire in servitio di questo Serenissimo Principe, come hanno fatto e tuttavia fano li miei parenti in campo nelli presenti morti.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.