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15 giugno| 1605 Pietro Donado

Dispaccio del 24 gennaio| 1606|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
Sotto li otto del presente la Serenità vostra mi scrive haver inteso dalli intervenienti del galeon Perastino ch’io pretendo ch’esso sia sottoposto alle leggi del naufragio et che ho preso alcuni gropi de denari et fatto commandamento al patrone che venghi alla mia obedienza et che essendosi liberato dalla fortuna col solo taglio de arbori et senza alcun aiuto mio debba restitutirli li gropi et ogni altra cosa inviandolo all’officio de Cinque savii sopra la mercatura; et come in quelle et perché essi intervenienti hanno celato molti particolari importanti intorno questo fatto mi ha parso prima et necessariamente farli sapere a Vostra sublimità, acciò conscia del tutto possi poi darme quell’ordine che li parerà, che prontamente senza altra replica lo essequirò. Riverentemente adunque le dico che essendo mancate tutte le ancore a questo vassello dalla fortuna fu gettato in marina in queste acque ove sotto sette giorni et sette notte continue battendo grandemente sopra quelle rive, per il che fece gran quantità d’acqua, più del solito; fra questo tempo mi conferi a quel loco et tolte quelle depositioni che mi parvero necessarie et vedendo che tutt’hora continuava la rabbia della fortuna, procurai far salvar quel più che potevo et per ciò tolsi li gropi et feci discantar quel più che fu possibile et il patrone mi supplicò che mandasse vasselli a libarlo[?], diedi tutti quelli ordini che furono possibili. Cessata la fortuna in capo di sette giorni andando li vasselli per libarlo, si cavò di secco et al meglio che puoté acconciò di drento via et poi recaricò la robba che haveva scaricata. Un mercante che sopra esso vassello s’attrovava, vedendo con li propri occhi il mal stato del vassello, intimò al patrone che dovesse poner la sua mercantia in terra perché non intendeva c’andasse a Venetia con detto galeone et io feci far un Consiglio di dodeci, il quale inteso il stato di detto vassello dal processo formato terminò che il fosse innavigabile et che dovesse esser discaricato, acciò non perisse con la mercatura; io per essecutione delle leggi in questo proposito et d’esso Consiglio di dodeci ho procurato ch’esso prontamente venisse in porto et discaricasse, acciò si vedesse il stato del vassello; elli sempre l’ha reso dificile, finalmente con mandati ha consentito et di già si ha principiato discaricare, non per altro se non per vedere se in effetto sia o non sia navigabile, perché trovandosi che sia suficiente et conosciuto per tale da periti son in openione di licentiarlo senz’altro, pagate però le spese de mercenarii che fin hora necessariamente si sono fatte; ma quando sia innavigabile, come è openione di tutti questi patroni de navigli che sono intervenuti nel Consiglio de dodeci, per esser stato sette giorni et sette notti continue come ho predetto battendo carico nelle rive, non sarà dubio ch’io per le provisioni fatte in conservar questa mercantia non m’aspetti quanto dalle leggi è statuito. Appresso per la formatione del processo appare che essendo state svalegiate la nave Mazoca et Marciliana Bona et portati li bottini alla Valona sian poi parte di loro stati comprati d’alcuni srebrenesi[?] et poi caricati sopra questo galeone, in molta offesa delle leggi et della Serenità vostra et di patroni d’esse; della qual cosa tanto importante giudicai anco per questo necessarissimo il discarico, il quale essendosi principiato heri et continuato tutt’hoggi con buona gratia della Serenità vostra farò finirlo et subito di quanto si troverà glie ne darò particolar conto et come ho detto con animo di essequir quanto le piacerà commettermi. Gratie etc.
Da Pola li 24 genaro 1606

Pietro Donado Conte


AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 2
Trascrizione di Damiano Pellizzaro