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6 maggio| 1610 Lorenzo Avanzago

Dispaccio del 26 novembre| 1611|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
in conformità di quello che io ho scritto alla Sublimità vostra li giorni passati, ho fatto far un proclama che tutti quelli che pagano a questo capitolo così legati, come decima, venghino a darsi in notta alla mia presentia, copia della quale sarà qui alligata, tutto che io mi rendo certo che non si siano dati in notta tutti quelli che pagano; ma per hora mi è parso bene di mandar tale descrittione, sperando che ella sia per degnarsi di prender qualche espediente in cosa tale, stimata da me di non poca consideratione, poiché con diversi modi indiretti questo clero si farà patrone dell’utile et del dirretto, et delli istessi sudditi, sotto spetie che gli vengano detti ogni anno li universarii per le anime loro; et questo ho scoperto anche li mesi passati con la occasione di uno che voleva levar una cedula in forma di testamento senza servarsi qui l’ordine della leze, ma sibene un certo abuso gravissimo, poiché costumano solamente dimandar licentia di stridar la cedula, et havuta la licentia la stridano dando essa cedula in mano al cancellier, et li interessati fanno intervenire li testimonii, ai quali esso cancellier leze la cedula, et dopo letta li testimonii rispondono è verissimo quanto mi havete letto, cosa contra la leze, et degna di castigo delli cancellieri et dalle parti che ricercano tale rillevatione di cedule con questi mali modi; poiché con due o tre testimonii suddetti, può ognuno tuor la robba a chi si voglia, et perciò, havendo io veduto tale abuso, ho data se la licentia sia stridata, ma ho voluto io in mano la cedula, et il nome dei testimonii, et chiamar io quelli et interogarli come si conviene simili casi, et così nell’interogarli ho trovato che un prete era andato a comunicare uno, scrisse lui certa ordinatione dell’infermo, et poi partito ha fatto copiar quella da un […], et presentò quella, mettendosi esso prete prestimonio et […] come uno di quelli del capitolo, et anco per quello […] ad essi preti. Et quello che più mi dispiace è il […] in perpetuo, che certo se la Serenità vostra non rimedia a simile inconveniente, come ho detto, in progresso di tempo questi del capitolo faranno un’entrata grossissima, et sarà più quella de preti che quello di questi sudditti; et ardiscono anche di non voler […] di tuor il possesso temporale, andando ogni giorno questi pagando ad esso capitolo la decima et altre cose in perpetuo, et anche ingiustamente; et che per questo essi preti non hanno voluto mostrarmi il catastico delli punti di […], et […] decima perché certo molti et molti pagano senza obligano […]. Gratie etc.
Di Albona, li 26 novembre 1611,
di Vostra serenità,
humilissimo et divotissimo servitore,

Lorenzo Avanzago, Podestà.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 6
Trascrizione di Francesco Danieli.