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26 marzo 1617 - 7 giugno 1617 Paulo Emilio Da Canal

Dispaccio del 28 maggio 1617

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe
il terzo giorno doppo la solennità di San Marco, nella qual furono fatti schiavi da uscochi alcuni di quest’isola al numero di 16 tra donne et huomeni, come riverentemente siginifcai alla Serenità vostra nelle precedenti mie lettere, ne furono lasciati la metà delli medesmi schiavi, acciò potessero ritornar alle case loro, come feccero per far provisione del riscatto che li havevano imposto per essi et per li restati in pegno de lire 1.800, del quale però, stimando incontrarmi con la volontà publica, le ho impedito l’essecutione. Hora essendone fuggito uno del numero delli otto che erano restati in potere de nemici, ho fatto ricever il suo constituto, et qui aggionta invio la copia alla Serenità vostra, così perché possa intendere il debol stato et le tenue forze in tutte le cose de nemici alle rive arciducali, come perché comprenda la buona congiontura che sarebbe di fruttuosamente operare per il buon servitio della Serenità vostra. Gratie.

Veggia, lì 28 maggio 1617.
Paulo Emilio Da Canal proveditor.

Allegati: costituto di Barich Radivorich e di Zuanne Stassich, fatti schiavi dagli uscocchi (n°1).

Allegato n°1

In lettere del proveditor de Veggia de 18 maggio 1617.
Adì sabbato 27 maggio 1617.
L’illustrissimo signor proveditor, havendo inteso che si trova in questa città Barich Radivorich dalla Risica, uno di quelli che furono fatti schiavi il giorno di San Marco dalli uscochi, ha ordinato che sia fatto venir alla sua presentia per haver quelle informationi che stimerà di servitio publico.
Poco doppo.
Fatto venir di [?] et constituto Barich Radivorich dalla Resica di quest’isola, fu addimandato di dove se ne venghi. Respose: da casa mia, et sono doi giorni che son fuggito da Segna, essend’io de quelli che furono fatti schiavi da uscochi con altri al numero di 16 il giorno di San Marco al medesimo luoco della Risica nella chiesa di San Marco.
Interrogato: dove fosti condotti. Rispose: parte ne condussero a Segna, altri a Novi, et altri a Bribirm et io fui nel numero di quelli da Segna ove fussimo condotti cinque, cioè tre huomini et due donne.
Interrogato: Se in Segna vi sia gente assai da combatter. Rispose: vi possono esser da vinticinque in trenta persone da combatter, et adesso tutte le donne vano vestite che parono tante vedove dopo che hanno havuto niova che in Istria è stata fatta quella tagliata del fratello di Vicenzo Creglianovich, et suoi soldati anco piangono giornalmente et si battono nel petto con pietre, perché dicono che hanno perso quelli che le davano aiuto et le mantenivano con li bottini.
Interrogato: come stiano di vittuarie. Respose: patiscono grandemente di tutte le cose et se non andassero fra terra verso Crovatia alla brusca che portano delle biave et qualche barile di vino moririano da fame.
Interrogato: se esso sia stato nella fortezza. Respose: signor no. Interrogato: se sapi o habbi inteso quanta gente ve sii. Respose: non ho inteso altro.
Interrogato: se quelli della terra habbino arme. Respose: loro si hanno fidato a mandar fuori alla custodia de animali, et io vedutomi la commodità son venuto per mezzo la fortezza di San Marco et di là me hanno traghettato li soldati. [?]

Die lunes 29 maii 1617.
L’llustrissimo signor proveditore , havendo presentito che di quelli che furono fatti schiavi la solenità del giorno di San Marco oltre gli licentiati da uscochi, et la fuga di Barichio Radivorich, si trova in questa città un Zuanne Stassich fuggito con suo fratello piccolo da Novi, ha ordinato che sia fatto venir alla sua presentia per ricever il suo constituto.
Die detto.
Fatto venir et constituto di [messero?] Zuanne Stassich figlio d’altro Zuanne dalla Risica distretto di Verbenico fu interrogato se esso sia di quelli che furono fatti schiavi da uscochi il giorno di San Marco passato. Respose: signorsì.
Interrogato: quanti giorni sia stato schiavo in quelle parti. Respose: vi sono stato dal giorno di San Marco fin sabbato di notte prossimamente passato, che fuggiti insieme con mio fratello.
Interrogato: come habbi fatto a fuggite et venire sopra l’isola. Respose: sabbato di notte doppo l’Ave Maria un pezzo essendo hormai fatta scura la notte, rissolsi con mio fratello di saltar oltre la muraglia come facessimo, et s’incaminassimo alla marina verso la fortezza di San Marco, et quelli da Novi poco doppo essendosi accorti del nostro mancamento, usciti fuori gridavano et n’andavano cercando per quelle porte et boschi, et noi in tanto arivati per mezzo la fortezza chiamassimo li soldati verso il giorno, et fussimo traghettati sul’isola et fatti andar dall’illustrissimo signor governator de condannati tolse il mio constituto, et hora son venuto qua dall’illustrissimo signor proveditore per darli conto della mia liberatione.
Interrogato: quanti schiavi siano restati ancora in poter delli nemici. Respose: a Novi non v’è nissuno più, ma in Bubir ve ne è uno, et a Segna quattro ciò è doi homini et due donne, che in tutto li homini sono tre et le donne due.
Interrogato: se a Novi vi sia assai gente da combatter, et se siano muniti d’arme et vituarie. Respose: vi sono da trenta a quaranta persone da combatter, ma però non sono homini da molta facion, ogn’un d’essi ha il suo arcobuso et manarino, et oltre queste arme non ho veduto che habbino falconetti ne altre munitioni, delle cose del viver patiscono assai perché se non li venisse da Crovatia qualche poco di pane di meglio et qualche barile di vino moririano di fame. Dicens et se s’industriano anco a far del sale col cusinar dell’acqua salsa nelle caldiere, et come è congelato lo portano a vender poi fra terra verso Crovatia, et cavano qualche cosa da viver.
Interrogato: se essi da Novi si lassano intender alcuna cosa intorno le presenti guerre. Rispose: loro dicono che se potessero venir a robbar qualche cosa sopra quest’isola che lo fariano volentieri, ma non hanno forza di barche perché non hanno altro che tre zopoli piccioli quibus habitus.