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3 marzo 1617 - 22 luglio 1617 Marin Garzoni

Dispaccio del 4 giugno 1617

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe
non vorrei concedere tanta parte al debito della mia dovuta riverenza verso Vostra serenità per non aggiungerle nelle presenti graditissime cure nova occupatione con le mie lettere, che togliessi poi l’uffitio all’obligo della mia natural devotione nel servitio dell’Eccellenze vostre, con illecita continenza. Questa loro città di Spalato per più rispetti degna d’esser avertentemente custodita è hora per publico decreto così sprovista di gente et di pressidio, che col solo nome della gloria delle Serenità vostre eccellentissime (spada e sponda contra ogni pensier nemico) si trova al presente munita. Fu altre volte per il passato sempre con numero di mille et più persone da fatti guardata insieme con questi lazaretti anco da due barche armate, et in questi tempi che li habitanti si trovano altrove impiegati nel servitio di Vostra serenità ridotti, perciò per l’ultima descrittion da me fatta, compresi li borghesani, se non quatrocento in circa da fattione, non ha che trenta soli huomeni del contado di Traù che custodiscano detti lazaretti, et pure inesperti, et la maggior parte disarmati. È ben vero che l’eccellentissimo signor proveditor general Belegno, prudentissimo et zelantissimo del publico interesse, ha dato ordine che fossero a questi aggiunti altri trenta delli castelli di questa giuriditione, il quale prontamente da me esseguito non è stato possibile ridurveli, escusandosi d’haver data la decima di loro per servitio dell’armata, oltre li altri tanti già passati nell’Istria, et nel Friuli, et che essendo sul proprio confine turchesco hanno neccessità con li pochi restati di custodir se stessi, negando così l’obidienza sotto vani pretesti, che è necessario ammetter loro per più cause, et in particolare perché eccitati dalla barbarie in che sono nodriti, per li costumi che imbevono dai vicini turchi, et per l’humor dei monti ove pascono, non capitino a qualche strana, disperatissima rissolutione, ma sopra il tutto poi, perché con così fatta condition d’huomeni, nelle presenti congiunture conviene passar con straordinaria dolcezza, non vi essendo né anco modo per il sito in che si trovano d’essercitar alcun atto di rigore verso d’essi sdutti et maligni di questa cottà, come ho pur dato riverente conto alli eccellentissimi signori capi dell’eccelso consiglio di dieci, con processo inviato loro spora di ciò formato. Resta così adunque la città poco ben diffesa (guardela Dio da sinistra incontro) et quel che più importa, sendo hora fori et qui vicino con l’armata spagnola quel tale Ferletich famosissimo uscoco con altri sessanta manigoldi ladri, e cred’io termine di prudenza temer la temerità di così fatta persona fomentata massime da chi con occhio d’invidia mira insidiando la grandezza dell’Eccellenze vostre, la qual pure ha parte nel negotio di questa Scala, hora stupendamente incaminato, concorrendovi ogni giorno più le mercantie, attrovandosene sin qua doppo la partita delle galee da doimilla e settecento colì, et sapendo ogni uno esser l’entrate et l’oro nelle occasioni di guerra, vera cote del ferro et in ogni tempo propria anima delle publiche deliberationi, onde quanto sia d’affissarsi alla sicurtà di essa Scala, vien d’avantaggio compreso da quella singolar inimitabil prudenza delle Signorie vostre eccellentissime, che ha già (con stupor universale) mancata la fama istessa, oltre la reputation che li apporta appresso gli medesimi mercanti, li quali più volentieri vi capitano vedendola ben custodita. Tralasio di considerar alla Serenità vostra, che ritrovandosi ben spesso grosso numero d’essi mercanti turchi et d’altre nationi ancora ad aspettar con le loro robbe fuori di contumaccia, la venuta delle galee, si rendono questi alcuna volta et per lo più insolentissimi, né patisse altro freno la loro petulante irragionevole barbarie, che il veder quantità di militia nel pressidio di questa città et lazaretti. Levandosi certamente di qua molte occasioni di scandolo che potriano (tolto questo rispetto) facilmente seguire. Il che però sia detto per riverente essecutione del mio gran debito appresso la prontezza almeno della volontà da ogni imputatione di negligenza, col rimettermi sempre a quanto stimeranno elle conferir, a tanto evidentissimo interesse. Gratie.

Di Spalato, a 4 giugno 1617.

Marin Garzoni conte e capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.