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3 marzo 1617 - 22 luglio 1617 Marin Garzoni

Dispaccio del 14 giugno 1617

N. (senza numero)

La comparsa fatta heri sera dell’armata spagnola in vista di Liesena, col solito riffuggio del vento favorevole di Siroco, per insultar se poteva l’armata di Vostra serenità, seben non gli riuscì, sendoli da essa vivamente risposto et necessitatala a coprir il danno ricevuto et la vergogna insieme, et dal ritirarsi, et dalla notte sopragiunta. Hora a punto cred’io avvertita et destinata, et dal timor dell’evento et dall’accortezza spagnola, ha posto questi mercanti della Scala, perciò in qualche confusione, già quelli pure dentro in paese, sospendendo essi il mandar le robbe, come resteranno servite l’Eccellenze vostre di vedere da copia di capitolo in lettere del signor Velutello scrittemi in tal proposito, et qui occluso. Benché (la Dio gratia) non è cessato del tutto il giunger delle caravane, attrovandosi fin hora da tremille seicento et più bale, fa nelle contumaccie et libere, non havendo io mancato con lettere in risposta di levar loro dall’animo questa vana paura, col accertarli et della debolezza delle forze del nemico, et del valore et potenza di quelle di Vostra serenità, che spero faranno qualche frutto. Non restando in tanto con l’ordinaria mia riverenza d’aggiunger all’Eccellenze vostre, che l’affrettar l’espeditione delle galee di mercantia a questa volta non possa, se non riuscir di ottimo servitio, per dover accertar così, che la navigation loro non resti impedita dalle temerarie insidiose apparenze nemiche, rimettendomi però sempre alla incoparabil loro sapienza. Gratie.

Di Spalato, a 14 giugno 1617.

Marin Garzoni conte et capitano.

Allegati: lettera da Sofia di Vicenzo Stefani al reggimento di Spalato (n°1); copia di lettera di Velutello al rettore di Spalato (n°2).

Allegato n°1

In lettere de 14 zugno 1617.

Illustrissimo signor e [?] mio colendissimo.

Devo, per debito della mia riverenza e per servitio che in qual si sia occasione desidero prestar a Sua serenità, notificar a Sua signoria illustrissima che dopo la mia partenza di chostà in [posando?] per reg[?] lasar hordene espresso, oclusse mie, che mi fosero dati di tenpo in tenpo gli avisi de li andamenti della armata del ducha di Usuna, per poter io poi darne riverente ragualgio al eccellentissimo signor bailo di Costantinopoli, la quale non si tosto chappitata nel chanale, in facia di reg[?] volegiando che mi fu espedito in diligente choriero espresso, con aviso che se ne dovesse andare al ispressa di Chastel Novo, onde invigilando io [?] più poso a publici interesi mi parve bene di inviare in mediate esso choriero, adesso al eccellentissimo signor bailo, al quale [?] la sono di questa armata, ne gorna vani di quel che al arbitrator raguseo, et fatolo sapere al Gran signore si chome per sue litere graciosa [?] Sua eccellenza, mela avisato esortadimi a continure in questo dovuto officio, et a fine che la mia devotione magior mente in questi tempi si schopra, de qual che atto de estrinsecha demostracione verso Sua serenità medesima ho voluto in holtre manchar intendendo io che per di qua ben spesso pasano chorieri con litere del inbasiator della Maestà cesaria el bassà di Buda, di tenir modo che a me chapitassero chome pur hora mi è suceso dele qui alegato che giunte invio a Vostra signoria illustrissima per che ella con quel singular zello, che di continuo presta a Sua serenità, posse disponer di esse quelo che più le parerà, agogendole in oltre che conforme la promessa che io gli feci di già chostà, ho devertito trecento dale galere che se ne pasavano a la Schala di [?] del signor Martino Natela che pure chon esse se ne viene a chotesta volta, con altri due merchanti turchi con molti cholli di cere chome ancho si sono per hopera mia inviati con mie litere di retive a Sua signoria illustrissima diversi altri de novo [?] et da forza , quali tuti racomando a la singular benignità di lei, per che siano tratati con forme a quella [voce?] che usono in questi paessi tuti li merchanti che chapitano a quella Schala, suplichandola di usar a questi qual che special favore per agumento del mio gran debito verso di lei, et si verifichasse la nova che io ho inteso del signor Velutelli hora residente in Bosina che era in[?] desiderio licenza di quel charicho nel quale si se conpiacese la benignità di sua Serenità d[?] loco mi permeterei per [?] inteligienza che passa tre me et il signor schender bassà et soi più desme[?] et chorte operar tato in queste ochorenze di guera nel fare giente si in Bosina chome Bagna Lucha, Mostar, Narenta et in queli contorni che non invi[?] felici et più fedeli che desiderano ben servire il suo principe, holtre per la continatione de negotii che giornal mente manegio, con diversi merchanti et in diverse parti della Turchia mi darebe l’animo se non afatto distornare l’inviamento delle merchancie della Schala di Ragugia, al meno la magior parte a chotesta volta non pretendendo io per ciò altra rechognicione ne interese che la semplice gracia di Sua serenità, né ochorendomi altro le bacio per fine con reverentimo afetto la mano.

Di Sofia, lì 15 magio 1617.

Devotissimo et obligatissimo servitore Vicenzo Stefani.

Allegato n°2

In lettere di Spalato de 14 zugno 1617.

Copia di capitolo di lettera del signor Velutello di Seraglio di Bossina di 10 giugno instante, scritta a questo reggimento.

Illustrissimo signore et […]

S’attrovano in tanta confusione questi mercanti turchi, et la piazza tutta per aviso venuto da Ragusa et altri lochi che l’armata spagnola, in numero di 18 galeoni et trenta galere, s’attrova in questi contorni, che molti hanno sospeso di mandar i suoi capitali costì, onde sono neccessitato per giustificarmi della verità espedir il presente corriero, supplicando Vostra signoria illustrissima che mi facci gratia darmene real aviso.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.