1 dicembre 1616 Benedetto Boldù
Dispaccio del 28 giugno 1617
N. (senza numero)
Serenissimo principe
Hoggi è gionto in questa terra il patron Domenego Pavano, il quale il giorno di marti 20 del instnate fu da tre barche di uscochi preso et condoto secco in Trieste, né mancando de quanto devo ho fatto subito quello costituire, et acciò la Serenità vostra possi del tutto esser certa gl’invio esso costituto, sicome in ogni occorenza non mancherò quanto mi sarà ripresentata. Gratie.
Di Rovigno, lì 28 giugno 1617.
Benetto Boldù podesta.
Allegati: costituto di Domenico Pavano, rapito dagli uscocchi e condotto a Trieste (n°1).
Allegato n°1
In lettere de Rovigno de 28 giugno 1617.
Die 28 junii 1617
Constituto de infrascritto nella sala del pallazzo del clarissimo signor pudestà D[omenego] paron don signor Pavano, et interrogato che debbi [?] far [***] in questa terra [?] hoggi son venuto. Et dimandato: di dove se ne viene, mi vengo di Trieste. Et dimandato: come sette andato in Trieste. Rispose: marti di sera otto giorni [?] andando con il mio vassello carico di legno a Venetia, giunti fuori d’Umago 25 miglia in mare a hore 22 mi viene [?] laii una barca d’uscochi, dal quale sbarcò da 25 di loro nella mia barca et mi prese et mi condusse seco a Trieste. Et dimandato: c’era altre barche che quella che vi prese. Rispose: ne hera due altre, le quali una abbrugiava un vascello et l’altra ne gettava a fondo un altro, et l’huomeni del qual vascello che dettero fuogo li missero a basso et serorno li portelli per abbrugiarli. Et dimandato: et di quell’altra barca. L’hanno talgiati tutti a pezzi ecceto un fantolir d’anni sie. Et dimandato: che barche ciano queste. Rispose: una era dalla Brazza, come quella che l’abbrusò, et l’altra era chiozota. Et dimandato: nella vostra barca che hanno fatto. Rispose: mi hanno tolti il trinchetto, la mizana et affondato il battillo et tolti il pane et li drappi, et anco [?] pi[sato] haveano svalisati due barche cariche di colci. Dimandato: come sapette tal cose. Rispose: Signor vi era un da Traù che già fa anni mi conosi in una d’esse barche sol qual mi ha detto che se a caso non trovavano quelle barche con l’ioli senza alcun dubio et per certezza si havivano dato la mano con la fide di voler andar a abbrugiar [?]. Dimandato: se ha detto altri particolari. Rispose: quello da Traù m’ha detto che noi nell’Istria si debbi far buone guardie perché vogliono andare a trovar un capitan [?] il quale ss’attrova a Segna, et ha suo cinquecento persone et che volgiono armare undese barche, cioè sette che sono a Fiume et quattro che sono a Trieste, et che subito volgiono andare a trovar l’armata del [?] et poi che con dieci bertoni et dieci galere volgiono venire sotto Trieste senza alcun fallo. Et dimandato: si ha dimandato della provintia. Rispose: signorsì, et se vi sono gente et che volgiono venire ad abbrugiare questa provintia. Et dimandato: dove sono andati questi uscochi. Rispose: signor sono andati a Segna per terra lasciando le barche a Trieste fondate. Et dimandato: chi sono li capitani di queste tre barche. Messero Sarletich uno l’chiamava, et uno capitan Mathio et l’altro non vi so dire, ma per quanto ho inteso è l’alfiero di quella barca che pure la galera [vinetia?]. Et dimandato: sono assai gente. Rispose: dai dusento e vini tra tutti. Et dimandato: ha fatto schiavi. Rispose: altri dieci. Et dimandato: come havete fatto a partirvi da Trieste. Rispose: perché me ha dati [?] per del [?]. Et dimandato: come havette fatto. Rispose: questi danari è stati sborsati dal patron A[?] Pizzo per [?] et io devo darli parte in a[?] et parte a Venetia, et questo è quanto è successo.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin