7 aprile 1617 - 22 luglio 1617 Alvise Zane, Marco Giustinian, Piero Quirini
Dispaccio del 5 giugno 1617
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
oltre quello che hieri scrivessimo a Vostra serenità della crudel stragge fatta da uscochi nell’isola delle Peschiere di questo territorio, ricevendo noi hora nuovi particolari intorno quei scelerati, habbiamo stimato bene per ogni rispetto de mandarli a Vostre eccellenze illustrissime nel qui ingionto foglio, acciò vi facciano quella consideratione che più le parerà per l’essemplar loro prudentia. Di questo anco ne ispedimo copia in quest’hora medesima all’eccellentissimo signor generale Bellegno, perché voglia dar quelli ordini che stimerà di publico servitio. Gratie.
Di Zara, lì 5 giugno 1617.
Alvise Zane conte, Marco Giustinian capitano, Piero Quirini provveditore generale della cavalleria.
Allegati: testimonianza indiretta di Biasio Nalosi sulle scorribande degli uscocchi (n°1).
Allegato n°1
Adì 5 giugno 1617.
Biasio Nalosi da Sebenico riferisce, come sabbato passato venendo d’Ancona con la sua fregata carica di pane et altre robbe, andò alle Peschiere per fortuna de Sirocco, et nel spuntar in porto vidde due barche d’uscochi che gli andavano incontro, e mentre egli butasse da brazzo per fuggirli, non gli riuscì, poiché parte di loro gli saltorno in barca, dando una manarinada sopra la testa ad un marinaro, che per quel colpo caduto a basso gli tagliorno la gola con un coltello et le giunture delle braccia. Bastonorno esso Biasio e lo privavano di vita, quando non fosse stato conosciuto per fratello di un fratel giurato di un uscocho, per il che convenne smontar in terra, et baciar li piedi alli capitani, che poi lo rimandorno in fregata con buona guardia. Che nella detta sua fregata posero sedeci o disdotto persone da sale per condurle in pegno del riscatto delli rimasti vivi, ma havendola remorchiata circa cinquanta miglia in mare, tolsero le velle, il pane, le robbe, li cai, e li ferri, abbandonandola per persa con dentro li predetti huomini da sale, li quali favoriti da Dio, ritornorno alle Peschiere con un pezzo di tenda vecchia, et le barche d’uscochi si aviorno verso Pescara, ove dicevano andar a trovar la barca di Andrea Ferletich famoso uscocho. Che queste due barche d’uscochi non sono impegolare, ma incerate et inseate, et maggiori delle barche armate venetiane, con quattro moschetti a puppa, quattro a prova, armate di spontoni alle bande, havendo cadauno di loro due arcobusi, oltre la scimiterra, et il manarino. Che giudica non habbiano potuto arrivar a Pescara per la fortuna grande de Sirocco, onde possano essersi anegati, per esser le barche basse di bande et cariche di gente, overo che seguitando il vento siano scorsi verso l’Istria, overo Chioza. Che hanno patente dell’arciduca, con espresso ordine di uccider tutti li sudditi venetiani che possono haver nelle mani, et abbrucciar dove che possono, sotto pene gravissime. Et che li timonieri et buona parte delli uscochi sono fiumani, et che dissero che a Fiume fabricavano vinti barche da spinger in mare.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.