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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 24 luglio 1796

N. 36

Serenissimo Principe,
reputo non immeritevoli dei Sovrani riflessi le due lettere, che nel loro originale rassegno, del nobil huomo Zuanne Venier conte e capitano di Arbe.
Vi ravviso in esse tracciate le disposizioni militari che per terra, e per mare continuamente per Supremo Comando a difesa del loro littorale si praticano dagli austriaci, insospettiti di qualche improvvisa incursione de’ francesi, la cui comparsa colà si teme verificabile da Ancona di momento in momento.
Questo rumore appoggiato alle osservazioni de’ consoli cesarei mette in orgasmo quelle finittime popolazioni; e quel governo non risparmia i possibili mezzi per precauzionarsi contro le ostili sorprese.
A tal oggetto spingonsi da vicini comandanti seralmente più individui in alcune situazioni di quell’Isola destinati di guardia, onde poter da colà ricevere, e prestar li segnali, lungo quel littorale prescritti dall’estera superiorità.
All’incomoda visita degli austriaci non sono abbastanza tranquilli i sudditi; ma la vera ragion del loro concitamento dipende dagli improperj, insulti, e minaccie, con cui si provoca l’inculcata loro moderazione e tolleranza.
Lo ravvisino Vostre Eccellenze nell’uno e nell’altro foglio donando un qualche esame sulla esagerata proprietà, che oggidì affettano di spiegar gli austriaci sopra le vigne, e Terreni pacificamente detenuti dagli Isolani, e sulla esteranata insofferenza, che da quei Villici si raccolgano i frutti su quelle pendenti.
Più rimarcabile riesce la disseminazione sparsa nella Contrada de’ Barbato, che gli uffiziali direttori delle felucche, e lancie armate nel seguito loro sbarco a quella parte, abbiano senza risserva protestato è Terrieri, che appena partite le Cernide colà descritte, prevalendosi dell’incontro della Fiera di San Giacomo, verrebbero ad impadronirsi di quelle situazioni, come di loro antica proprietà, e dominio.
Crede sano consiglio astenermi da qualunque diretta Rimostranza a quel Governo, onde non impegnarmi in un diverbio sopra emergenti, le quali possono essere sublimate dall’effervescenza de Sudditi, et affatto [ultronei] all’intenzion del Governo medesimo.
Ad ogni modo ha spinta la Galeotta diretta dall’avveduto Sopracomito (M?) Calergi, perchè insieme con altra Felucca crociando le acque lungo le Suddite Isole tranquillizzi l’agitazion de’ sudditi, richiami a riguardo gli Esteri, e presidiando la vicina iera rimova ogni pericolo di sconcerto, facile a svilupparsi, dove ha luogo straordinario concorso di gente.
Argomento più serio, e degno delle provvide considerazioni di Vostra Serenità offrono i due fogli, e relative inserte dell’Illustrissimo Provveditore Estraordinario di Cattaro, che per sua importanza credette accelerarmene con espressa barca i dettagliati riscontri.
Si è già staccato da Scutari il Pascià Machmut alla testa di numerose Truppe; Egli ha incominciate le sue aggressioni contro i Monti Superiori del Montenegro; dove disegna la più acre vendetta, e non ha ribrezzo di esternar i suoi progetti d’invasione, che non sono circoscritti alle sole località del Montenegro medesimo.
Il Vladicca spiega un carattere di opposizione ai tentativi di quell’irrequieto e subdolo Comandante; si è diretto a Cettigne per animar quei Monticoli alla difesa, e nello stesso tempo con apposita lettera eccitò i Comunisti di Zuppa non più provveder alla propria difesa, ma a far causa comune nell’attual convulsione de’ qu’ finittimi Cantoni.
Le Mosse, e le minaccie di Machmut, che tiene approntate all’imboccatura della Bojana più barche con munizioni da guerra, hanno suscitato in tutti i Comuni Sudditi della Superior Provincia la confusine, e la paura per la propria sicurezza.
Ricorda Essa con orrore il proditorio suo attentato d’allora sopra Pastrovicchio, e l’impegno, che assume per veder risarcito l’Orefice Costa della derubbata brazzera nel porto di Budua, e per veder compensati i negozianti Scutarini delle 15 mille piastre, può servir di pretesto alle sue desolatorie rappresaglie.
L’uno e l’altro argomento formò rispettoso tema a miei divoti dispacci, e mi è grave il riflettere, che la comandata comparsa in questa piazza dei capi di quella Comunità in figura d’Ostaggi non può essere utile ad affrontar il rimborso degli Esteri derubati, e forse non divertir gli effetti della concitata vendetta di Machmut.
Sublimata l’eboluzion de’ sudditi, fluttua incerto nè suoi consigli l’attivo e benemerito Cittadino, che con vera utilità Pubblica sostiene l’Estraordinaria Reggenza di quella Provincia.
Egli ricerca istruzioni, e d assistenze.
E’ presente alla somma maturità di Vostre Eccellenze l’attual posizione di questa divota Carica:
Senza Galere, senza Galeotta, senza truppa Nazionale, senza munizioni, e costituita nell’impssibilità di spinger dalla Dalmazia in Albania, come in addietro, le Craine costì per più urgenti motivi inoltrate; presento angustiato il mio spirito, che non ravvisa alcun mezzo utile a deviar i confinarij disturbi, se pur quel molesto vicino è determinato di portarli, approffitando della lontananza della Squadra e della dimidiata forza di que’ sudditi accorsi con pronta fede alle esigenze della Dominante.
Combattuto ad ogni modo dall’urgenza del bisogno, e fluttuante io pure nella determinazion di conveniente partito, notami altresì la non equivoca illibatezza dell’Illustrissimo Soranzo, zelante per istituto proprio del Bene pubblico, e della Economia, ho segnata la Commissione alla sua Attività, e mi onoro umiliarle alla Sapienza dell’Eccellentissimo Senato.
Impotente di suffragarlo de richiesti provvedimenti, lo abilito all’uso di quelle disposizioni, che sulla faccia del luogo troverò meglio addattate alla sicurezza della Provincia, prevalendosi dei Pubblici Depositi e Munizioni.
Autorizzati i sudditi a prepararsi ad un’efficace difesa, devono restringerne l’effetto al solo caso di un ostile aggressione entro il Pubblico Confine; con risoluto divieto di non oltrepassarne le [mete] e molto meno di prender la minima ingerenza nè fatti confinarij attinenti alla specialità del Montenegro.
A queste restrizioni ho limitato l’impiego de’ pubblici sovvegni, inculcandone il puntual ritorno, cessato il pericolo dell’Estera Iinvasione, o minacciati insulti.
Le criminosità de’ Pastrovicchiani, non so negarlo, non mi lasciano tranquillo.
I continui clamori de’ svaleggiati ravvivano il genio avido, e vendicativo di Machmut: e forse, dedotti in maneggio la definizion degli ingrati emergenti colla specialità d’è negozianti, potria ribassarsi a discrete misure.
Ma non atti e non disposti i Rei al pagamento, io non so presagir quiete a quel Confine, senza un qualche discapito del Regio errario.
Questo ingrato riflesso me lo strappa mio malgrado la conoscenza inviluppata del molesto affare: Vostra Serenità determini la riverenza di un onesto Cittadino, e non ne aggravi la responsabilità. Grazie.
Zara 24 Luglio 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
16 allegati (32 cc.).

Nota: Arrivato il 29 luglio.

AS. Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.