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25 aprile 1618 - 127 giugno 1618 Alvise Vallaresso, Marco Giustinian

Dispaccio del 11 giugno 1618

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe
seben possiamo presupponer che essendo vero l’incluso aviso della presa che s’intende esser stata fatta dall’armata di Vostra serenità di quattro bertoni spagnuoli, et altro come in esso Ella possa haverlo ricevuto da altra parte, nondimeno per abundar in cautella in materia di questa natura ci è parso bene espedirlo in diligenza, così piaccia a Dio farci ben spesso ministri di simili novelle. Gratie.

Di Zara, lì 11 giugno 1618.

Alvise Vallaresso conte, Marco Giustinian capitano.

Allegati:

Allegato n°1

In lettere di Zara di 11 giugno 1618.

Adì 10 giugno 1618.

In mare sopra Trebocconi, giurisditione di Sibenico.
Dove per ordine dell’illustrissimo signor Pietro Moresini conte et capitano di Sebenico, mi son conferito io Lodovico dal Follo suo cancelliere per intendere alcuna cosa da novo da due saetie, che vengono di Levante capitate qui. Et addimandando del nome et cognome del proveditor di una di esse, mi fu risposto ch’era Bortolo Zapan da Santa Maura, che veniva dalla Valona carico di valonia per Venetia. Il qual interrogato se porta alcuna cosa da nuovo, rispose: vi dico questo, che hieri fu otto giorni che m’incontrai verso Ottrento nell’armata grossa venetiana, la quale quell’istesso giorno in quelle acque fece presa di quattro bertoni spagnoli, che dovevano andar a Brindici, uno con dusento fanti, uno carico di formento, il terzo di riso et il quarto di oglio, che si resero senz’alcun tirro, ancor che fossero tutti quattro ben armati. Et il giorno dietro che hoggi è l’ottavo, se ben mi soviene, l’eccellentissimo signor capitano general diede la caccia a tre fuste, doi da Santa Maura, e la terza da Napoli di Romania, di tredici, quattordici et sedici banchi, e ne prese due con tutta la giente, e la terza diede in terra salvandosi le gienti in montagna, che furono poi tagliati tutte in pezzi da cimariotti, et la fusta levata da Sua eccellenza, che con tutta l’armata andò a Corfù, dove andai anch’io con la conserva, et ivi siamo stati fermati un giorno et poi licentiati, havendo inteso prima che Sua eccellenza voleva passar a Messina, per haver inteso che l’armata del re si trovava ivi in numero di trenta galere, et alcuni bertoni, perché voleva venir a Brindici, ma essendoli capitato aviso che ottanta bertoni d’Algieri travagliano grandemente li mari e la navigatione di Portogalia, si erano fermati aspettando nuovo ordine, o per venir avanti o per tornar in dietro, che si crede sarà più tosto di tornar in dietro.
Interrogato: che qualità di bertoni siano li presi? Rispose: sono due grandi come ogn’uno dell’armata nostra, et li altri mezani.
Detto l’armata turchesca s’attrova a Scio in numero di settanta galere. A Brindici la fanno male di vettovaglie, che aspettavano questo soccorso con gran desiderio per quanto si ha inteso da quelli soldati spagnoli.

L’eccellentissimo signor capitano general ha publicato che il vino non sia venduto in Corfù più che a lire dieci, e scoglio a lire nove, et qua[?] e quanto vi posso dire.
Interrogato del nome del proveditor della conserva. Respose: si chiama Z[?] Cavallerotto.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.