26 marzo 1617 Marco Giustinian, Piero Quirini
Dispaccio del 26 marzo 1617
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
si continua tuttavia per rellatione di diverse vascelli, che capitano qui di sottovento, nelle terre di quella riviera a far biscotti et a Brindici corre voce sia per farsi la escavatione di quel porto, ma che però fin hora non s’habbia datto principio, che siano partiti da Napoli dodeci galioni di quel vice re per la volta di Spagna, et attendendosi a voler far levata di gente di Lombardia siano tutti quelli popoli in grandissima desperatione. S’intende de più che quella barcha d’uschochi la quale già alquanti giorni si disse trovarsi nelle acque di Dalmatia haveva alli carboni scoglio della giurisdition di Curzola preso il galion Doria venetiano che veniva di levante essendo stato combatuto et tagliata la testa al provveditor di esso, doppo di che gli uschochi con il galione et con cinquanta pregioni presi in diverse volte (che non si sa dove) si siano ricoverati a Pescara luocho sotto vento, presentando a quel castellano lettere arciducali di aiuto et di favore, le quali però siano state inviate dal medesimo castellano a Napoli per haver ordine intorno d’esse, et intanto siano state levate le velle, remi et timoni alla barcha, et al vascello, rimanendo nondimeno li uschochi in libertà, trenta de quali caminano per quella terra, et quaranta si fermano ordinariamente nel galione alla custodia delle robbe, et delli schiavi. Questo aviso per le conseguenze importanti che possono nasser dall’introdurci il ricettar li uschochi in quelle parti, con delusione della singolar diligenza et vigilanza dell’eccellentissimo signor generale, usata per restringerli et assediarli nelli loro nidi, col dar occasione alle genti di sottovento di applicarsi al corsegiare, et con perpetuo timor di questi suditi, assicurato si hora dalla vigilanza et diligenza predetta, ci fano rissolver d’inviar alla Serenità vostra senza dillatione il presente aviso perché ne resti informata et possi deliberarne quanto parerà alla singorlar sua prudenza. Aggiongendoli di più riverentemente esserci da vasselli venuti d’Albania confirmata la presa fatta a giorni passati sotto Durazzo da una fusta et una tartana Turchesche di doi vasselli uno da Perasto, l’altro da Castelnuovo, condotti ambi doi alla Vallona, essendo però fugiti li patroni di essi. Gratie.
Di Zara lì 26 marzo 1617.
Marco Giustinian capitano & Piero Quirini provveditore della cavalleria.
Allegati: relazione davanti al Conte di Zara riguardante l’attacco degli uscocchi al vascello veneziano e notizie dal Regno di Napoli (n°1).
Allegato n°1
1617 la dominica mattina, 26 di marzo.
Alla presentia di me Alvise Zane conte di Zara per la serenissima signoria di Venetia. Chiamato il patron Giovanni Pietro de Petro da Piran hora giunto in questo porto, qual diligentemente interogato, riferisce nel modo seguente.
Marti prossimamente passato 21 del corrente mese mi partei da Giulia con la mia barca carica di formento, che conduco a Udene, et il Signor Don Iseppo patron di quella terra mi raccontò come quel governator haveva nella fiumera di Pescara discosta da Giulia circa 24 miglia, trattenuta una barcha d’uscochi con il galion Doria preso da essi uscochi, de quali ne teniva trenta a terra privi d’armi et di poter fuggire, et altri quaranta sul detto galion, il patron del quale con doi altri marinari fu da loro decapitato, e getato nel mare. Che il governator haveva disarmata la barca d’uscochi, levandogli il timone, li remi, et le velle. Che haveva mandato a Napoli per esser rissolto sopra una patente che uscochi mostrorono essergli stata fatta dall’arciduca, acciò in quelle rive non gli fosse data alcuna molestia ma prestato ogni favore et libera navigatione, la qual patente ha mandato esso governator a Napoli, sospettando che sia falsa. Che il galion era nella detta fiumera quando esso aptron partì da Giulia. Che a Liesina ha inteso che esso galion fu preso da uscochi fuori alli Carboni alla volta di Curzola. Ne altro eccetera.
Immediate.
Francesco Penzo da Chioza patron di marciliana carico d’oglio per Venetia diligentemente interrogato riferisce li particolari infrascritti.
Io son partito da Stuni di Puglia già otto giorni, e so dirvi che in ogni parte del Regno di Napoli fanno gente a cavallo et a piedi, et in quella terra particolarmente de Stuni viddi io cinquanta cavalli, et cento cinquanta pedoni all’ordine. Intesi anco che tutte le altre città, terre et ville dano al Re cavalli, et pedoni, chi più et meno secondo le forze loro, quali poi vanno a Napoli per imbarcarsi alla volta di Genova, et di là verso Milano, dove communemente ragionano che sia per andare con tal militia il duca di Sona [?] re di Napoli. In Brandici erano aspettati d’hora in hora li dieci bertini, dicevano per caricar soldati et biscotti, che continuamente fanno in quelle terre dietro Marina, cioè a Otrento, Brandici, Manopoli, Bari, Barletta et Manferdonia. De quelli bertoni dovevano incontrarsi et unirsi con molte galie del re. Che in Brandic s’attrova un ingegnero mandato per la escavatione di quel porto che ancora non è stata fatta.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.