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21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo

Dispaccio del 3 luglio 1645

N. 68

Serenissimo Principe,
in obedienza di quanto la Serenità Vostra mi ha commesso con ducali di 10 zugno ultimamente decorso, porto alla sua notitia che bene informato delle leggi statutarie della terra di Rovigno nella materia di fare li testamenti, ritrovo disponer le stesse leggi che alla confesione di testamenti vi debbi assistere uno de’ Giudici di quella terra, et quattro testimonii, che così anco è stato praticato per il passato; ma il disordine che mi chiamò con qualche buona regola a provvedervi, eccitato anco dall’instanza di quelli Deputati, fu l’haversi praticato da’ nodari il fare li testamenti et codicelli, et poi registrandoli hora nelli protocoli, et hora lasciandoli nelli squarzafogli, in libertà de tutti; il che causava che le volontà de’ testatori venivano prima della loro morte publicate, a segno che quelli che havevano ordinato de’ loro beni, per sodisfare all’impulso de’ parenti et amici, convienivano, contro la loro volontà, mutare li testamenti et codicili, cose tutte che partorivano pessime consequenze, come già rappresentai alla Serenità Vostra. Questa terminatione, che, con l’essempio delle città et terre della provincia ben regolate, formai nella mia visita, fu quella che fra le altre consolò al maggior segno quelli popoli, li quali benedicendo il terminato s’espressero che in avvenire sarebbero restati consolati, per sicurezza che li loro testamenti più non si sarebbero per l’avvenire palesati prima della loro morte. Se l’Eccellenze Vostre Illustrissime faranno legger le mie lettere di 27 maggio passato, sentiranno gl’altri motivi che giustamente m’indussero di fare la detta terminatione, la quale stimo degna d’essere approbata dalla Serenità Vostra, al cui sapientissimo sapere però sempre mi rimetto. Gratie etc.

In Bugie, in visita, li 3 luglio 1645.

Alvise Sagredo, Podestà e Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.