21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo
Dispaccio del 10 luglio 1645
N. 70
Serenissimo Principe,
ritorno, gratia al signor Dio, dalla visita di tutta questa provintia, essequita per obligatione delle leggi, ben sì con la debolezza del mio spirito, ma con intiera applicatione però, per pienamente conformarla alla retissima intentione della Serenità Vostra. Oggetto dell’institutione di questa visita, chiaro appare dalle publiche deliberationi essere la consecutione et augumento della popolatione in sì deserta provincia; a questo, con alletamenti di sovegni, prestanze et assegnamenti de’ terreni, ha inteso la Sapienza Publica, sotto la direttione del Reggimento di Raspo, di provedere; ma a conservare gl’haveri, la sicurezza et la consolatione de’ sudditi altro non ci vuole che la giusta, pietosa e ben regolata mano de chi pressiede, nell’essimerli dalle estortioni, munirli dalle insidie et mantenergli illesi i loro Fontichi, Communità, Scole et simili luochi publici da’ quali, a guisa di poppe, ricevono l’allimento. Questa materia de’ publici errarii è una delle maggiori che versi in tutti questi luoghi, poiché inescati gl’huomini a proverchiarsene con maneggi indebiti, non tralasciano via et modo per conseguirlo; et per tenersi coperti dagl’intacchi et espillationi, a comparir della visita, insinuando gl’imprestidi anco per quel breve spatio, talvolta d’hore, che il Reggimento solamente vi si trattiene, fanno apparere li saldi, quali, poi discostato esso Reggimento, con delusione manifesta rimuovono il tutto, restando di tal maniera le casse come prima intaccate, nelle quali, benché secrette pratiche, havendo con tutto ciò procurato d’indagare quanto più ho potuto in alcuni de’ colpevoli, ho penetrata la verità et applicati convenienti castighi a questi sagaci intaccatori, sì come è avvenuto al Fonticaro di Montona, et al Gastaldo della Scola intitolata di San Francesco, et anco al Fonticaro di Città Nova, havendo ad ambi fatti fare li reali et effettivi saldi, et poi decretato con terminacioni che li scrigni de’ Fontichi debbino reporsi in luogo sicuro ne’ palazzi del publico Rappresentante, prohibendo il poterse più quelli tenere nelle private case de’ Fonticari come si osservava da alcuni per il passato, facendogli ponere tre chiavi da tenersi l’una dal Rettore, l’altre due, l’una dal Sindico Giudice più vecchio, et la terza dal Fonticaro, sperando, che se in tal modo non havessi totalmente potuto precautellare dalla sagacia de’ tristi, d’haver almeno reso assai più difficile il modo di praticarla in avvenire. Et per assicurare parimente il dinaro delle Communità et Scole, giudicherei mezo sufficiente quello d’altri due cassoni, ma che quello delle Scole fosse tramezato a colti serrati, sì come s’osserva nella terra di Dignano, con tenerli ambi ne’ publici palazzi, con le tre chiavi per cadauno nella maniera preacennata.
Il sentore che ho havuto de’ frequenti contrabandi per la provincia m’ha eccitato ad una particolar diligenza per indagarli, et se bene la malitia degl’huomeni s’assottiglia continuamente per essequirneli, come con mie di numero 30 ne le diedi riverente conto, ad ogni modo non sarà riuscita del tutto la mia opera infruttuosa che col castigo a’ transgressori, non habbi insieme fatto venire in Cassa publica qualche non sprezzabile somma de dinaro de’ contrabandi d’ogli; et questo molto più s’augumenterà se mi capiteranno li libri delle bollette ricercati già all’Illustrissimo Magistrato sopra gl’Ogli, che però mi diede intentione di dovermi quelli quanto prima inviare, particolarmente quelli di Pirano, Isola et Mugia, luoghi a riva del mare, et da dove, per la quantità d’ogli che vi si fabricano, conseguentemente maggiori vengono ad essere li contrabandi, per le informationi che ne tengo.
La comparsa d’alcuni soldati con picche mi dà motivo di ripigliare quello che nelle precedenti mie di numero 62 riverentemente accennai all’Eccellenze Vostre; questi, renitenti e duri nella desciplina di simil arma, non sano né vogliono apprendere in alcun modo il maneggio, et alcuni havendo la semplice asta, altri il ferro solamente, altri l’asta troncata, adducendo havere quella convenuto tagliare per l’incapacità delle loro habitationi, sì che per mio debol senso stimerei più adatato il moschetto, tanto maggiormente che l’introduttione di esse piche non hebbe principio in questa provincia se non dall’anno 1619 in qua. Con tale occasione se ne viene qui ingionta notta del numero di esse Cernide, che al presente s’attrova effettivo in questa provincia, non ponendo in tal conto quella di Pinguente, sottoposta alla giurisdittione del Reggimento di Raspo.
Ho anco, nella presente mia visita, stimato bene d’ordinare una destinta et generale descrittione di tutte le anime della provincia, con il numero delle chiese, vescovi, preti, fratti et monache, sì come compiacendosene la Serenità Vostra et l’Eccellenze Vostre potranno parimente vedere il tutto destintamente dall’aggionto ristretto. Gratie etc.
In Capo d’Istria li 10 luglio 1645.
Alvise Sagredo, Podestà e Capitanio.
Allegati: nota del numero dei soldati delle cinque compagnie dell’Istria (2 cc.); censimento della popolazione ecclesiastica della provincia dell’Istria (1 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.