21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo
Dispaccio del 26 luglio 1645
N. 74
Serenissimo Principe,
il dovere che doppo Dio tengo alla Patria ha eccitata l’applicatione tutta di mia debolezza a ciò che possa riuscire di servitio della Serenità Vostra nelle presenti turbolenze. Fecero il primo sentire delle nove del Turco verso Candia li Sindaci di questa città, offitio proprio di loro devotione e fede meco, in nome ancora di tutti questi cittadini; et hora che per lettere dell’Illustrissimo signor Luogotenente di Udine, scritte alli Reggimenti di Raspo et Muggia, in questa provintia, affine di proprie communicationi et avvisi, s’intendono li sospetti nel Friuli, li quali, quando habbino fondamenti reali, possono in pari, et forse più essential, grado militar per questa provintia, che retiene nel seno la communicatione di tanti porti vicini a dirimpetto di cotesta Dominante. Non debbo differire il rappresentare all’Eccellenze Vostre il bisogno che mi si offerisse d’armi, apprestamenti et monitioni, sì come resteranno servite di vedere dall’aggionto foglio del Capo di questi Bombardieri, concorrendovi non solo il riguardo di questa città, di tutte le rimanenti città, terre e luoghi di questa provincia, li cui Rettori hormai m’hanno fatto pervenire instanze di esserne proveduti, essausti tutti, ritrovandosene sì come coll’occhio proprio in questa mia recente visita ho potuto vedere, né essendovi qui, che soli vinti barili di polvere, seicento moschetti in circa, con certo poco numero di picche, necessaria saria per distribuir a’ tanti luoghi, et per il bisogno di questa città, la missione di quattro mille moschetti et cento da cavalletto; ché, di tal modo consolati li sudditi, in gran parte assicurato si renderebbe il servitio della Serenità Vostra per ogni aggressione, che Dio tenga rimossa. Ma al sito di questa città, forte per natura, quando si aggionghi l’opera di escavatione de’ palladi per un valido canale, et che con quella stessa materia si vadino formando degli riprocci nelle forme proprie, restorato insieme che si havesse il castello, importantissimo per il sito et per la forma, sì come in altre mie di numero 9 di già le considerai, riuscirebbe questa città, a giuditio d’intendimenti, un fortissimo propugnacolo, e sicuro riffuggio a tutta la provintia, né la spesa o impiego sarebbe di gran rilievo, mentre trattandosi dell’universale sicurezza, tutti per la ditta escavatione particolarmente vi concorerebbono con ogni protezza maggiore, senza minimo interesse della Serenità Vostra, che di ciò mi sono voluto prima assicurare. L’urgenza, che li commandi di Vostre Eccellenze m’imposero a dover espedir le quattro barche armate in diligenza all’Eccellentissimo General di Dalmatia, mi necessitò a dovermi servire del dinaro antecedentemente transmessomi per la restauratione di queste publiche fabriche; né io in questa congiontura le apportarei molestia, se non me ne astringesse il proprio servitio della Serenità Vostra, che supplico ricever il tutto, in grado di quell’ardente affeto che con il sacrificio della propria vita non sarei bastevole di pienamente testimoniare alla Patria, et meco concorrendo tutti questi fedelissimi sudditi hanno questi ultimi giorni, nel loro Conseglio a tutti li voti et con espressioni di vera divotione, deliberato d’inviar a’ piedi di Vostra Serenità l’ingionta humilissima loro offerta, di quel più che ha potuto la loro debolezza, et insieme l’oblatione di loro vite e figlioli. Et per sollecitar le provisioni di monitioni per li presenti bisogni, hanno imposto carrico a persona loro confidente di costà. Gratie etc.
In Capo d’Istria, li 26 luglio 1645.
Alvise Sagredo, Podestà e Capitanio.
Allegati: nota delle munizioni e armamenti necessari alla piazza di Capodistria (1 c.).
Nota: esiste nella stessa filza una copia di questo dispaccio, datata però 25 luglio 1645.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.