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21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo

Dispaccio del 24 agosto 1645

N. 85

Serenissimo Principe,
dovendomi trasferire a Mugia, remessi gl’ardori della presente stagione, per essequire li comandi della Serenità Vostra intorno la formatione del processo contro il Castellano di quella terra, l’opportunità mi dovrà astringer anco all’essecutione de gl’ordeni di Vostre Eccellenze sopra il particolare de’ responsali di terre alliene, che ivi a Mugia si riportano per l’estrattione di orne cento d’oglio permesse dalla Publica Munifficenza a quelli sudditi. Per legge del 1634 statuisse la Serenità Vostra che l’estrattione sodetta delle cento orne per terre alliene si essequischi con obligo di portar li responsali con giuramento dalli paesi esteri; questi tutti, ad ogni modo, sono stati ritrovati senza il sudetto giuramento, onde io in una materia che di già vedevo radicata, giudicai di darne alla Serenità Vostra riverente conto, sì come feci in mie lettere di numero 43, inviandole unitamente supplica della Communità di Mugia in tal proposito, sopra di che mi fu risposto dall’Eccellenze Vostre che, havendone rimesse le informationi, haverebbero poi sopra quelle deliberato quanto havessero giudicato di publico serviggio, commettendomi tra tanto ch’io dovessi far prestare la debita essecutione alle deliberationi del Senato; la quale apportano essi sudditti riuscire impossibile d’ottenersi dai ministri imperiali, li quali dovriano essi essequirle, et non altri, facendogli il responsale con giuramento, il cui requisito, quando puntualmente se vogli, sarà un privarli assolutamente della gratia benignamente concessagli già circa 20 anni, come è stata parimente concessa a questa città nel tempo sodetto de altre orne 400; da all’hora in qua non solo a Mugia, ma quelli anchora, sono stati da tutti li Rettori admessi li responsali di terre alliene senza il giuramento, conoscendo molto bene quelli signori impraticabile nello Stato imperiale, non pur ché inessequibile questo requisito del giuramento, anziché li ministri imperiali vanno così ristretti nelle notte de’ responsali che fanno alli mandati di sodette licenze, che appena sodisfano all’intentione della legge; ma chi non vuole estinguer la sodetta concessione, conviene non assotigliarla in queste circostanze, impossibili d’ottenersi di quella puntualità che si usa nello Stato di Lei; sì che inteso, la Serenità Vostra sinceramente questo tanto si degnerà a mio scarico di dichiarirmi la volontà publica.
Con altre mie riverenti di numero 71 significai a Vostre Eccellenze che dall’anno 1638 in qua andava creditrice il publico di queste decime de sali mozza 1.516; accennandogli che vantaggio sarebbe il mandarli a levare, sì come hora per dover di mia carica, riverente le repplico, non potendo dimeno di inviarle l’aggionta scrittura de’ Sindaci di questa città, con cui supplicano il denaro degl’affitti de’ magazeni particolari tenuti con sale della Serenità Vostra, et insieme che siino levati li sali sodetti dalle decime.
Da monsignor Illustrissimo Vescovo di Parenzo, a cui mi sono indricciato, sì come ho fatto per ogn’altro luogo della provincia per la provisione di biada per la Cavalleria di Dalmatia, mi vengono le aggiunte in risposta che io ad altro effetto non patisco che acreschino il tedio a Vostra Serenità che per far sapere le so(...) terre di questa biada, et li pretii d’essa, et pure questi di Orsera, se anco minori de ogn’altro luogo della provincia.
Diversi di questi signori Podestà mi avisano capitar ne’ loro giurisdittioni messi con patenti degl’Eccellentissimi Proveditori all’Armar per levar huomeni, a(...)nandomi esserne stati a quest’hora levati sino a mille, et tra quelli anco delle Cernide, et quello che più importa, che da sodetti messi (...)gli fatta indegna mercantia di essi pover’huomeni. Io, benché da (...) canto vi militi riguardo così essentiale della popolatione di questa deserta provincia, billanciando non dimeno l’urgenze dell’immediato servitio di Lei ne’ presenti tempi, non ho giudicato di por mano senza l’espresso comando della Serenità Vostra, bene ho ordinato la publicatione de’ proclami per tutti i luoghi, affine di raffrenar li detti intollerabili traffichi sopra le vite de’ poveri sudditi. Gratie etc.

In Capo d’Istria, li 24 agosto 1645.

Alvise Sagredo, Podestà et Capitanio.

Allegati: dispaccio del vescovo di Parenzo riguardante le forniture per la cavalleria di Dalmazia (1 c.); supplica dei rappresentanti di Capodistria per la corrisponsione della quota d’affitto dei magazzini del sale pubblico (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.