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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 30 settembre 1796

N. 43

Serenissimo Principe,
il nuovo ambasciatore francese alla corte di Costantinopoli, di cui umiliai divoto cenno a Vostra Serenità nel precedente numero 38, sebben disposto di accelerar il suo viaggio, ha dovuto trattenersi sei giorni a Sebenico nella casa del console della nazione a motivo di una lieve sopraggiuntagli indisposizion di salute.
Riavutosi dalla medesima disegnava d’incamminarsi verso Knin, onde riconoscer da di là la veneta confinazione, e lo stato di quella piazza frontiera; ma la prudente destrità del tenente colonnello Sinobad riflettendogli sul carattere intraprendente del capitano Giuseppe Rukavina, capace sotto mentite vesti di tessergli un’imboscata, stornò il di lui disegno, e colla debita scorta tranquillamente si diresse per la strada di Sign.
A margine del limitrofo appostamento di Billibrigh era disceso ad incontrarlo il capitano di Livno alla testa di tutti i circonvicini feudatarj ottomani, e dopo una breve pausa penetrò nello stato turco, abbastanza soddisfatto delle discrete ufficiosità a loro cautela disposte dalla mia in affettata condiscendenza.
Qualche giorno dopo approdarono in questo porto altri quaranta individui francesi, diretti egualmente per Costantinopoli, imbarcati sopra una corriera di Spagna, verso i quali usò il console Radovani tutte le attenzioni accompagnandoli a Sebenico, dove, durante il loro soggiorno, si trattennero sempre al bordo del proprio bastimento: riserva assai prudente, che rimosse ogni rischio d’ingrati inconvenienti.
Artefici di professione, come protestò lo stesso console, passano a quella corte, ed una scorta di (?) potè garantirne la sicurezza del viaggio fino al pubblico confine di Sign.
Per quello concerne la confinazione austriaca, essa, secondo i diligenti rapporti del tenente colonnello Sinobad, trovasi ormai interamente spoglia d’uomini d’arme.
Tutti gli attivi, e capaci furono soggetti a rigorosa coscrizione, onde passar in rinforzo dell’armata d’Italia.
Li soli vecchi, ragazzi e femmine costituiscono le famiglie della Licca, li primi prestandosi alle giornaliere angherie del pubblico servizio, e le seconde alle domestiche cure.
Con questa occasione è pur partito per lo stesso oggetto il suaccennato capitano Rukavina, autor principale dei frequenti disturbi confinarj, ed ostinatamente smanioso di perturbar la quiete de’ sudditi, e i pubblici possessi.
Utile per una parte il suo distacco alle pubbliche viste, può per l’altro tentar il risentimento de’ villici limitrofi da Plavno, Pagine, ed Otton, onde rimpossessarsi del gajo, troppo necessario alla sussistenza de’ loro animali, che son la principale risorsa delle rispettive famiglie.
Nella apprensione di qualche attentato, a cui potria divenire l’animosità de’ morlacchi favoriti dall’odieno esaurimento di forze, in cui si trovano le contermini famiglie, e località della Zermagna, ho firmamente chiamata la nota attività del soprintendente ai confini, perchè in tutti i modi invigili sulla condotta de’ sudditi, e diverta senza risserve di mezzi qualunque atto di ostilità, e rappresaglia, che dia impulso ad imbarazzanti successive competenze de’ cesarei.
A fronte del rigido loro comando pel general ammasso di tutti i fazioneri atti all’armi, pure dagli ammassati si è scartato un centinajo di persone, che divagano per le adjacenti località, e mi auguro per quiete comune, che la diserzion di cui sono rei non li determinino al disperato partito di abbandonarsi alla malvivenza.
Finora però non manifestarono alcun insulto nello Stato di Vostra Serenità, e i sudditi sono tranquilli.
Non sono però tranquilli quelli della superiore provincia per le mosse del Pascià di Scutari, e per le violenze proditorie dei Gnegussiani, i di cui tristi effetti diedero ingrato argomento alle riverenti mie partecipazioni nel dettagliato numero 41.
Con successivi rapporti il benemerito Provveditor Estraordinario di Cattaro me ne ripete la conferma, e la costanza di sue proprie disposizioni in analogia agli ordini di questa carica diretti a guarantir nell’attual complicazion de’ pubblici affari possibilmente la sicurezza territoriale, e la individual di quelle suddite comunità.
Collegatisi già con unissono deliberato proposito tutti i cantoni del Montenegro per resistere ai nuovi assalti del Machmut, il loro vescovo, che nol perde di vista, e che ha tutta l’influenza sullo spirito de’ quei popoli, non si fece riguardo coll’annessa lettera di tentar la divozione de’ sudditi seguaci del rito greco, perchè facendo causa sollecitassero in arma la loro unione coi Montenegrini, a rinforzar per tal forma la reciproca difesa.
Ubbidienti al comando le comunità si mantennero nella discreta risserva: e la energia vigile dell’Illustrissimo Soranzo coll’inserto robusto foglio richiama il vescovo al dover di desistere dall’usata seduzione verso quei sudditi.
Onorate dalla sovrana approvazione le misure da me prese in questa riflessibile circostanza, ho inculcato all’attivo zelo di quel cittadino di non allevarne per qualunque forma l’immancabile effetto, e di stornar sempre i tentativi del vescovo. Dall’Eccellentissimo Falier con relativa Terminazione fu eletto in sensale di questa piazza e provincia Antonio Angelovich, suddito originariamente turco, ma che fissò il suo domicilio in Zara: e l’autorità sovrana autorizzò l’atto del mio precessore.
Ridotto oggidì settuagenario esso Angelovich non è in grado per le sue fisiche indisposizioni di prestarsi all’esercizio di quell’impiego, che ricerca attività in chi lo funge, e che si rende necessario ai riguardi del commercio, ed al bene della popolazione.
Per rimpiazzar il vacuo, che deriva dalla sforzosa inattività dell’Angelovich, trovando munito delle qualità volute il suddito Michiel Saliì ha estesa l’annessa Terminazione, che lo promuove in sensale, e ne restringe le ispezioni in questa sola piazza, sempre colla dipendenza dalle ispezionate urbane figure; e ne invoco l’autorizzazione dell’Eccellentissimo Senato.
Alla sovrana sua sapienza umilio il divoto memoriale prodotto a questa divota carica dai superiori dei tre conventi di rito greco in provincia, supplicando la licenza di raccogliersi in legal congregazione, onde divenir alla scelta di un provicario, che invigili al buon regolamento dell’ecclesiastica disciplina.
Nei tempi addietro, i superiori dei conventi medesimi elessero da se soli, e sorpassando tutti i metodi legali, allo stesso offizio l’archimandita Bogunovich ultimamente defunto.
Gl’invalsi abusi nelle Chiese del greco rito, l’abbandono della decenza del divin culto, l’inattività de’ parrochi nei registri battesimali, e matrimoniali porta oggidì un fatal disesto in tutto ciò che concerne la disciplina, la sicurezza de’ rapporti sociali, e la legittimità della prole, perchè vi manca un capo, che sulla base delle sanzioni canoniche, e delle pubbliche leggi infreni il corso a tante licenziosità, ed emendi i disordini ai un assoluto abbandono.
Riconosciuta da me medesimo in più incontri la serie di queste decisive inconvenienze, ho creduto necessario ripiego aderir per un interno provvedimento alle divote istanze de’ supplicanti: e quindi coll’intervento di apposito ministro, munito dell’inserta commissione, si verificò nel territorio di Knin pacificamente la congrega de’ religiosi aspiranti.
Prevalse il voto spontaneo di essi a favor dell’archimandita Gerasimo Xelich; e mi credei in grado di approvarne l’elezione nella fiducia di meritare i sovrani assensi dell’Eccellentissimo Senato.
Involto nella confusione di quanto si riferisce ai seguaci del rito greco, ho eccitato esso Xelich a configurar intanto con personal osservazione l’anagrafe individuata a generale appunto de’ sudditi addetti a questo rito, e nello stesso tempo, sempre colla traccia dei canoni investigar gli abusi introdotti o dalla ignoranza o dalla prevaricazione per farmene quindi depurato ragguaglio a norma delle successive opportune pubbliche deliberazioni.
Vostra Serenità non isdegni di generoso accoglimento il consiglio, a cui mi spronò la personal conoscenza del bisogno, ed il voto ingenuo dei ben intenzionati superiori del convento, e si riservi quindi a tempo opportuno l’uso di quei comandi, che sono proprj della sua autorità e sapienza. Grazie.
Zara 30 settembre 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
9 allegati (18 cc.).

Nota: Arrivato il giorno 8 ottobre.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.