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21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo

Dispaccio del 24 ottobre 1645

N. 104

Serenissimo Principe,
la Serenità Vostra m’impose, in ducali di 24 agosto passato, che stante havere cotesto Eccellentissimo Senato rissoluto di mandar in Albona il legname et ferramenta neccessaria per fabricare la porta maggiore di quella terra, dovessi però quella, senza dilattione, far subbito construire, acciò essa terra resti maggiormente sicura, dovendomi servire per far tal spesa d’ogni sorte de dinaro, perché mi sarebbe stato bonificato o rimesso, dovendomi però prima informare se questa spesa aspetti alla Communità overo al publico; in conformità di che havendo scritto mie lettere a quell’Illustrissimo Podestà Balbi, con aggiongerLe che, mentre anco essa spesa toccasse a Vostra Serenità, dovesse persuadere li Giudici di quella Communità, trattandosi massime di cosa di poca, per non dire minima, consideratione, et ne’ presenti turbini et travagli della Repubblica non le dover apportar questa molestia et incommodo, mentre particolarmente le haveva somministrati tutti gl’apprestamenti neccessarii; onde questa mia persuasione ha cagionato che, non ostante che esso Illustrissimo signor Podestà mi attesti che dal publico sii stato sempre solito et consueto per il passato il somministrare il neccessario dinaro per la spesa che è accaduta farsi per la restauratione di porte o mure per quella terra, come ciò chiaro appareva dalli libri di quella Cancellaria, ad ogni modo quella Communità, in riguardo delle mie instanze, et delli correnti publiche occorrenze, si contentavano non solo di perfettionare le dette porte subbito gionto che le fosse il legname et ferramenta già destinatagli dal publico, ma anco di restaurare le muraglie, che in più parti minacciavano rovina; et tutto il sopradetto mi è stato comprobato con lettere delli medesimi Giudici di quella terra, in nome anco della medesima, facendomi però instanza acciò dovessi supplicare la Serenità Vostra, come humilmente fecci già con precedenti mie, et lo repplico anco al presente, acciò si compiaccia di far capitare quanto prima esso legname et ferramenta, facendomi in oltre instanza acciò, stante l’essaustezza di essa Communità, dovessi permettere alla medesima il poter prendere ad imprestido o livello, da quelle Scole che prontamente se le eranno essebite, ducati 500, per servirsene nel pagare la calzina et operarii, et ciò per quel tempo che a me fosse parso ragionevole; onde ho stimato dover riuscire di maggior benefficio delle dette Scole, et commodo della medesima Communità, il permettergli il poter prendere esso dinaro a livello per tre anni, che così ambe le parti sono rimaste contente et sodisfatte, havendo con mie lettere a parte ringratiato non pure quell’Illustrissimo Podestà, ma anco quelli Sindaci, et attestatogli che di tale loro cortese essibitione ne haverei resa consapevole la Serenità Vostra, alla quale debbo aggiongere non essere per anchora capitati li moschetti 600 già destinati per questa città et territorio, ma solo li dieci migliara di micchia, et li barilli quindeci di polvere di peso di libbre 1.677, che questa a pocco o nulla potrà servire, consumandosene ogn’anno solamente nelle mostre generali delle Cernide di questa provincia, nell’essercitio di questi scolari Bombardieri, et nella barca armata et barca longa, di circa miara sei; onde perciò è supplicata la Publica Benignità della missione di maggior somma di polvere et delli sopradetti moschetti 600 già deliberati, restando inoltre imperfetta l’escavatione delle fosse di queste mura già dal publico permessa, et che il tempo sarebbe proprio et opportuno, per le secche che di qui inanti sogliono farsi, per non essere mai capitato il Cavalier Gori a ciò destinato. Gratie etc.

In Pirano, li 24 ottobre 1645.

Alvise Sagredo, Podestà et Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.