21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo
Dispaccio del 16 novembre 1645
N. 107
Serenissimo Principe,
già mi commisse la Serenità Vostra, in ducali di 9 settembre decorso, che dovessi far capo con l’Eccellentissimo Magistrato al Sale intorno al particolare, già da me con precedenti mie riverentemente rappresentatoLe, per la missione del dinaro per incanevare li sali delle decime spettanti alla Serenità Vostra, havendone Ella al medesimo Magistrato transmesso il capitolo di esse mie lettere in tal materia concernenti, aggiongendovi in oltre nelle medesime ducali che, dovendosi a’ creditori degl’affitti di questi magazeni con sali publichi la sodisfattione, ne sarebbe anco sopra di ciò stati dati li debiti et convenienti ordini. Onde, havendo io fatto ricorso, per l’interesse di Vostra Serenità, ad esso Eccellentissimo Magistrato del dinaro per l’incanevo de’ sali di decime, et per quello spettante agl’affitti de’ magazeni, sopra l’incessanti instanze di questi poveri habitanti creditori, come con mie di 29 settembre passato ne Le diedi reverente conto, con aggiongerne haverne riportato in risposta, da quelli Eccellentissimi Signori, di non tenere auttorità per li dinari spettanti agl’affitti de’ magazeni, et per gl’altri dell’incanevo attenderne di qua certe notte di debito di questa Communità, che non haveria punto di convenienza con il bisogno di esso incanevo. Ho con tutto ciò, in conformità degl’ordeni dell’Eccellenze Loro, fatto intendere a’ Sindaci di questa città il particolare che mi accennano del debito che teneva questa Communità a quel loro Magistrato, li quali mi risposero che, essendone ignari, supplicavano ne le fosse mandata la notta, sive partita, con le particolarità neccessarie. Tuttavia, havendo fin sotto 30 settembre passato fattane instanza all’Eccellenze Loro, non ne ho sin’hora riportata altra risposta; et se bene l’incanevo de’ sali per quest’anno è già passato, ad ogni modo molti di questi sudditti mi hanno dato parola che pagherebbero esse loro decime fuori de’ proprii magazeni, mentre però le fosse rimborsato il speso nella condotta, onde ciò rimane al beneplacito di Vostra Serenità, la cui pietà et carità è humilmente pregata e supplicata a commettere la missione de dinaro per la sodisfattione degl’affitti de’ magazeni con entro sali di publica ragione, essendo la maggior parte di essi di povere persone, che vengono giornalmente con loro figli a piangermi dinanti et ricercarmi essi loro affitti. Gratie etc.
In Capo d’Istria, li 16 novembre 1645.
Alvise Sagredo, Podestà et Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.