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21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo

Dispaccio del 30 novembre 1645

N. 109

Serenissimo Principe,
con l’ossequio solito della mia reverenza ricevo a’ 22 le benignissime ducali della Serenità Vostra di 8 del corrente, nelle quali, participandomi l’aviso che tiene in lettere dell’Eccellentissimo suo Ambasciatore in Corte Cesarea, ratificatole anco dalla viva voce di quello di sua Maestà intorno la diminutione della gabella del sale, m’impone che, con ogni osservante indagatione ben informato di ciò, le ne porti la più essata contezza, per sua regola in affare di tanta rilevanza; onde io, per il zelo che inalterabile professo verso il publico servitio, et per ben servire le commissioni di Vostre Eccellenze, come già sopra gli avisi che in questa materia si compiacque darmi esso Eccellentissimo signor Ambasciatore Giustiniano ne portai a Sue Eccellenze quelli lumi che havevo sino all’hora potuti penetrare, così non ho mancato d’usare tutte le diligenze per sotrarne da più parti le più vere instruttioni, et in fine ho stimato per miglior spediente il valermi dell’impiego del signor Don Raimondo Foro, Sindico di questa città, il quale portatosi apposta a Trieste, et ivi ben informato d’ogni particolare, me ne ha presentata la qui annessa rellatione, quale, benché sappi le gravissime occupationi di cotesto Eccellentissimo Senato, mi è parso con tutto ciò dovergliela transmettere, affine che Vostra Serenità, in negocio di tanta importanza, possa fondatamente capitare a quelle rissolutioni et deliberationi che con la sua infinita sapienza conoscerà più opportune et adequate al publico vantaggio, et al sollievo insieme di questi miserabili sudditi. Né qui, per zelo di carità, ommetterò di aggiongerle, humilmente, che sì come sino al presente non si prova in questa città accrescimento alcuno nella frequenza del commercio, et nel prezzo de’ sali che si vendono a soldi dieci solamente lo staro, così anco pocco augumento se ne spera in avvenire, atteso che gl’Austriaci, rispetto alla maggior vicinanza et al datio minore, vano più tosto, et anderanno anco per l’avvenire, a Trieste a prendere essi sali, che venirli a prendere in questà città, il cui unico sollievo però, non può dipendere altrove che dalla sola carità publica, mentre quella si degnasse ricever da questi sudditti, alla similitudine che fa di quelli di Pirano, se non quella somma et quantità de’ sali che io già, con mie lettere di numero 99, La supplicai per nome loro, almeno tre in quattro mille moza, col tratto de’ quali potessero sostentare le loro fameglie et coltivare li loro beni a pubblico benefficio et vantaggio. Gratie etc.

In Capo d’Istria, li 30 novembre 1645.

Alvise Sagredo, Podestà et Capitanio.

Allegato: relazione sulla minorazione dell’imposta su sale nel territorio imperiale (2 cc.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.