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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 8 ottobre 1796

N. 44

Serenissimo Principe,
esaurite le pretese del noto suddito ottomano Costa da Durazzo coll’e di 340 zecchini in talleri, come rassegnai a Vostra Serenità col numero 41; retrogrado dalla Dominante, dove disegnava portar direttamente i suoi ricorsi per compenso di 15 mille piastre qui all’improvviso mi sopraggiunse il negoziante da Scutari Nicolò Musani.
Non in merci, od effetti, suscettibili, secondo le circostanze, di magior o minor degrado o rialzo in rapporto al prezzo, ma bensì in effettivo contante egli protestava lo spoglio patito a colpa de’ Pastrovicchi; e questa circostanza difficulta l’uso delle più lusinghiere insinuazioni per ridurlo a quelle discrete misure, che dal mio zelo esigono i riguardi economici del pubblico errario.
Teme il Musiani, che discendendo a troppo sensibili ribassi, possa sospettarsi, che appunto lo spoglio, che reclama, sia esagerato, che quindi la sua dita, da mezzo secolo costì stabilita, scapiti nell’opinion pubblica; e perciò dopo più giorni di reciproco diverbio sostenuto da me con quelle riserve, che si convengono per non compromettere il pubblico nome, è concorso di rinunciar la summa di mille piastre; disposto già, come asserisce, di tutto egli solo risentirne l’aggravio, senza ripartirlo agli altri tre compagni del patito infortunio.
Fermo io ne’ miei principj di non abusar per nessuna forma della generosa persuasione, con cui mi onora l’Eccellentissimo Senato, sospendo lea consumazion di questo molesto affare, finchè la sua sovrana autorità mi comandi, se debba definirlo o no fra le indicate misure.
Voleva l’estero postulante partir da Zara allegando che le convenienze della sua dita lo sollecitavano di rimpatriare, e forse in Scutari divisa di rinnovar presso Machmut le sue rimostranze, semprecchè abortisca l’effetto del maneggio; ma mi è riuscito di persuaderlo a protraere per venti giorni il suo distacco; ed invoco da Vostre Eccellenze, che dentro questo periodo di tempo determinino positivamente i successivi passi la mia ubbidienza.
A fronte ch’egli recreda da maggiori ribassi, pure la vista persuadente del denaro mi lusinga che possa docili tarlo a nuove facilità, ne per questo oggetto sarà in minima parte ozioso il mio zelo, onde si esauriscano finalmente le ossequiate Ducali 9 Agosto prossimo passato, unica norma direttrice sul proposito de’ miei consigli; ed unica risorsa dei voti dell’Illustrissimo Provveditor Estraordinario, che non sa rinunciare alla ragionevole apprensione sulle mosse, e minacciata ingerenza del Pascià di Scutari.
Quel benemerito cittadino, che attivamente si presta per assicurar, ad onta della mancanza di mezzi, i pubblici riguardi, e la tranquillità di quelle suddite popolazioni, mi enuncia, che al buon effetto di sue indefesse sollecitudini sarebbe utilissima l’opera del capitano Sebastian Alberti, pratico degli affari della superior provincia, e solito ad occuparvisi con frutto nelle private negoziazioni, che tratta o tra le suddite comunità, o tra queste e gli inquieti cantoni del Montenegro.
Occupato così l’abile uffizial, dipende dai voti sovrani dell’Eccellentissimo Senato esaudir le istanze dell’illustrissimo Soranzo, tanto più, per riverente mio voto,accettabili; quanto che il contado di Cattaro manca oggidì di quella figura, che alle volte era incaricata di maneggiar le interne, e finittime emergenze di quel riparto.
Al ricapito delle ossequiate Ducali 16 luglio prossimo passato, che commettono alla mia esattezza di far seguir il taglio in questa provincia di mille elici, non ho ommesso, dietro le traccie segnate dall’Eccellentissimi miei precessore, di spedir con barca apposita il Proto de’ Carreri Antonio Novello unito alle due maestranze nelle tre isole del Quarner, perchè percorrendone diligentemente i boschi, bollar e tagliar dovesse le piante, che avesse trovato corrispondere alle prescritte dimensioni.
Esaurirono gl’ispezionati la commissione, ma l’effetto non corrisponde; non già per mancanza del genere, ma bensì per l’ostacolo della privata proprietà, e per la forza del Decreto dell’Eccellentissimo Senato 26 Novembre 1767, che in Arbe soprattutto vuol esente ed immune da pubblici tagli il bosco de’ capo fronte riservandolo solo agli usi e sostentamento di quella miserabile comunità.
Alla preservazion appunto del benefico indulto è diretto l’annesso memorial dei capi, e trovando appoggiata ad ineccepibili documenti la loro istanza, io mi sono creduto in obbligo di sospendere il taglio degli elici già bollati, finchè la sapienza dell’Eccellentissimo Senato spieghi su quest’importante articolo la risoluta sua volontà.
è però vero, che l’abbandono de’ boschi pubblici non somministri il numero occorrente; saria facile supplir alla mancata pubblica esigenza, prevalendosi dei privati; ma i loro proprietarj vietando al Proto ed alle maestranze i necessarj esami delle piante rendono impossibile l’esaurimento del sovrano comando.
La stessa resistenza che fu opposta dai possidenti di Arbe fu del pari imitata da quelli di Cherso e Veglia; ma i Proti non temono di asserire, che i mille elici costò occorrenti potriano con facilità rinvenirsi in tutte e tre quelle isole, qualora se ne ripartisse il taglio.
La sola famiglia Bomartini di Veglia non frappose ostacoli, ed a pubblica disposizione trovansi a quelle rive pronti 58 tolpi di elice.
Altre volte, per quanto mi consta da pubbliche carte, ogni elice, ove si tratta del pubblico servizio, era calcolato in ragion di 20 soldi moneta regolata.
Questo discreto prezzo non può dar norma oggidì al dispendio, nè al valor degli elici calcolato in via privata: quindi all’intrinseco prezzo del genere aggiungersi dovendo la spesa pel taglio, e condotta al caricatore, imbarco, e noleggio fino alla Dominante, oltre la diaria per le persone deputate alla scelta, taglio, e contratto, io, la cui responsabilità ravviso oggidì compromessa a quelle restrizioni, che la maturità pubblica volle estendere su tutti i rami di amministrazione, sono in assoluto riferre di punto arbitrare, se l’eccellentissimo Senato prima non mi esterni, nei privilegi di quegli isolari, o nei rapporti del pubblico erario.
Comandato di passar d’intelligenza sul proposito col Magistrato Eccellentissimo all’Artiglieria, mentre non lascio di percorrere a suo lume le risultanze del fatto, rassegno a Vostra Serenità l’unita polizza delle spese incontrate nella spedizion all’isole del Proto, e delle maestranze, e ne imploro la graziosa approvazione.
Non contento il Visir della Bossina di aver una prima volta appoggiate presso questa divota carica le pretese spiegate dal turco Hagà Almud da Monstar di risarcimento per la summa di 3580 piastre contro il capitano Nicola Potamiano Cefalonioto, imputato di doloso naufragio; forse ad arte infingendo smarrita la mia riservata ma obbligante risposta; come mi onorai di umiliar col numero 27 a sovrani riflessi; ha voluto colla spedizion apposita di espresso Chiaus ripetere le più efficaci commendatizie, onde fosse sollecitato il termine di questa briga.
Contemporanea ed opportuna mi giunse dalla singolar virtù dell’Eccellentissimo Provveditor Generale da Mar l’inserta relazione, che diversificando in quasi tutte le circostanze il fatto smentisce l’accusa di doloso naufragio, di cui viene aggravato il suddito capitanio.
L’ottomano recriminante fa ora ascendere a 3580 piastre, mentre nel costituto ad esso preso in Corfù dal ministro pretoreo; e dall’Inquisizione colì esaurita risultano chiare le ragioni, che provano che accidentalmente, e non fraudolento sia stato l’infortunio della perdita del bastimento, ch’era per la maggior parte di proprietà del capitanio, ed era anche di sua appartenenza una porzion del carico. e senza che avesse toccato sicurtà.
La perspicace penetrazione di Sua Eccellenza non ha ommesso di renderne per ogni cauta provvidenza istruitto l’Eccellentissimo Bailo; e mi giova sperare, che li fatti, che si dimostrano, e le circostanze, che provano l’insussistenza della pretesa penetreranno l’Equità dello stesso Visir, onde rimanga a desistere di dar appoggio ad un’avaria, che riconoscerà destituita di verità, e di ragione.
Ad assoluto convincimento della smentita imputazione sarebbe stato necessario ch’l subalterno pretoreo ministro in Corfù avesse avuto presente una pubblica ispezionata figura agente a nome del turco al momento consegna degli effetti ricuperati, e che col proprio sigillo ne avesse contato l’effetto.
Questa forse troppo scrupolosa ommissione non influisce per distruggere la validità dei documenti, che si approntano dal fedelissimo dragomano Calavrò, e fra tre giorni sarà in grado di licenziar il Mezo, verso cui mi convien usare le consuete dimostrazioni pel giornaliero suo alimento, e di altro di lui compagno.
Alle ossequiate considerazioni di Vostre Eccellenze io riproduco in copia il memoriale prodottomi per parte a nome di Ibrain Bassà Begovich, e di Mojo Boscovich, sudditi turchi, e negozianti di bovi, spediti a bella posta dai loro connazionali compagni, già umiliato nel suo originale col numero 23, che non saprei come non per anche costì pervenuto.
Non solo non riconoscono influenze alla facilitazione degl’imbarchi l’annuita riapertura dei porti superiori della Provincia; ma anzi ne presagiscono gli svantaggi, sebben d’altra indole, forse de’ maggior conseguenza alla loro specialità.
Per superiori disposizioni sempre in addietro questo caricatore ebbe l’esclusivo diritto agl’imbarchi, e successive spedizioni a cotesto lido dei Mori discendenti dalla Turchia.
La guerra Austro Ottomana intersecando la libertà dell’innocuo pasaggio per le consuete legali vie giustificò con reciproco assenso le diverse misure suggerite dalla circostanza del momento, e abilità la promiscuità de’ porti delle marittime città.
Dietro la demarcazion de’ confini tra la Porta ottomana, e la Casa d’Austria, rendono conto i riccorrenti dell’ordine loro imposto dal loro Visir a tutti i negozianti de’ Mori, che d’ora innanzj debbano le condotte riassumer il loro transito per la consueta strada di Graoro, come quella, che sempre serviva al passaggio delle medesime prima della guerra fra le accennate potenze.
Decorsi già oltre quattro mesi dopo la presentazion del riccorso, senza averlo mai più ritentato, convien credere che siasi docilitato a indulgenza lo spirito del Visir, sebben, riflettendo sul fatto, nella decorsa estate questo caricatore abbia veduti affluenti le imbarcazioni, e succedentisi senza interruzione quasi giornaliere le missioni degli animali bovini, e minuti a sovvegno della Dominante.
Incontro con sollecito ossequio i comandi espressi nelle Ducali 17 scaduto settembre circa l’offerta Grimaldi.
Per le attuali interne esigenze di questa Provincia non è necessario l’ammasso di quaranta uomini a cavallo, che dal conte Niccolò furono obblazionati.
Se poi in vigor del suo titolo gli competa la facoltà di elegervi i rispettivi uffiziali; l’atto d’investitura non lo accenna; e perciò è riservato al solo beneplacito sovrano determinar la sua volontà o accordando, o negando la grazia: incompatibile colla mia dipendenza l’arbitrio di interpretar il benefico indulto di Vostra Serenità a favor di questa benemerita famiglia.
Confortato il mio animo dalla clementissima soddisfazione dell’Eccellentissimo Senato per le prese misure, onde impedir le temute migrazioni de’ terrieri per l’estero, io vorrei poter essere tranquillo sull’effetto dell’usata provvidenza; se non che mi affligono i frequenti angustianti rapporti sulla desolation de’ Morlacchi, i quali presentano il proprio deperimento; e forse la carità del Principe potrà, e dovrà essere l’unica risorsa della loro indigenza. Grazie.
Zara 8 ottobre 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
7 allegati (20 cc.).

Nota: Arrivato il 18 ottobre.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.



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