21 settembre 1644 - 20 febbraio 1646 Alvise Sagredo
Dispaccio del 10 gennaio 1645
N. 118
Serenissimo Principe,
ho inviato al Magistrato Eccellentissimo del Sale una notta del Vice Scrivano di Essi, dalla quale appare l’evidente pericolo che corrono di andarsene a male, in questa stagione piovosa, 1.320 mozza de’ sali di publica ragione, essendo ciò proceduto dalla rovina de’ magazeni di ragion de’ particolari, li quali parte sono caduti sino da fondamenti, et parte in stato de potersi restaurare, ma ciò non può seguire se prima non vengono mandati a levare almeno parte di essi sali, et anco inviati li dinari da me più volte supplicati per la sodisfatione degli affitti di essi magazeni, li quali, essendo la maggior parte di povere persone, si scusano non havere modo di poterli restaurare se non li vengono corrisposti li loro affitti, andando creditori di un anno e mezzo, che ascenderà alla somma di ducati 1.500, che però si compiaceranno l’Eccellenze Vostre di commettere che quanto prima sii inviato detto dinaro, con aggiongerLe la mortificatione che ricevo, come so di haverlo scritto più volte, in vedere che il pubblico, particolarmente nella congiontura de’ presenti tempi, lasci andar a male il valsente di un millione e mezo che s’attrova havere in tanti sali tra qui et a Mugia. Mi rincresse di essere neccessitato di apportar tedio alla Serenità Vostra con la frequenza di mie lettere, ma devo essere escusato, mentre ciò non procede né deriva da altro che dal solo semplice zelo che tengo del publico serviggio, come cittadino di vera devotione verso la patria. Gratie etc.
In Capo d’Istria, li 10 genaro 1645 (more veneto).
Alvise Sagredo, Podestà et Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.