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3 luglio 1645 - 2 settembre 1645 Bortolomio Donado

Dispaccio del 9 luglio 1645

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
sarano li 27 mesi, li 19 corrente, che mi ritrovo alla carica di Capitanio di Raspo, benignamente commessa alla mia debolezza dall’Eccellenze Vostre; nel corso di questo tempo il maggior travaglio è stato l’havere a diffendere e sostentare l’auttorità concessa dall’Eccellentissimo Senato al Reggimento di Raspo sopra li nuovi habitanti, e loro interessi, dalli continui impulsi de’ publici Rapresentanti della provincia. Ad ogni modo desterizando ho procurato d’andarli reducendo al tenore del dovere, in conformità delle leggi; non ho però tanto potuto operare che non sii stato astretto, per sostentamento della carica, di portare li giorni passati qualche tedio all’Eccellenze Vostre per il caso de’ nuovi habitanti di Filippano e Roveria, seguito in Migno (?), et hora anco al fare il medesimo, con grandissima mia mortificatione, sapendo a quanto siano più gravemente occupate, supplicandone perciò benigna iscusatione. Capitato a Parenzo, così per potere bene informare la Serenità Vostra della città, conforme a’ commandamenti di Lei, come per adempire il mio debito per la dispositione delle publiche deliberationi nella visita de’ nuovi habitanti, havendo ritrovato, per processo formato nella Vice Cencelleria di nuovi habitanti, che Lodovico Grigis, figlio de Hipolito, venuto già da Ferrara, nobil huomo di Abrega, havesse sparata una pistola li x zugno passato a Mattio Semelich, nobil huomo in detta villa d’Abrega, la notte li 5, venendo li 6 del presente, lo feci retenere in detta villa, dove successe il sparo. Richiesta la pregione a questo Illustrissimo signor Podestà, restai prontamente favorito, permettendo le chiavi al mio Cavalier per la custodia; ma doppo essere stato constituito, e intimatogli le diffese, esso signor Podestà si fece restituire le chiavi. Intesa tale novità, mandai a richiederglile, se non il prigione, che mi fu negato, inviando a me subito egli il suo Cancelliere a rappresentarmi che haveva presentito, esser il Grigis vecchio habitante, et il caso seguito nella sua giursiditione, che però intendeva lui la giudicialità (?). Gli resposi che, anchorché fossi stato vecchio habitante, havendo offeso un nobil huomo, anco nella sua giurisditione, troccava a me il giuditio, come Giudice Delegato dall’Eccellentissimo Senato active et passive; ma che lui Grigis era nobil huomo, querellato come nobil huomo dal detto Semelich, batizato dalla propria bocca della madre, e sorella di lui, che il giorno avanti vennero da me a levare suffragio contro d’essi come nobil huomini, per li mali suoi portandosi (?), confermatosi esso medesimo nel suo constituto per tale, mentre interogato di che patria fosse, rispose essere nobil huomo di Abrega; aggiongendole, che il caso era ben successo nel territorio di Parenzo, ma nella detta villa d’Abrega, sottoposta a reggimento di Raspo, per essere stata fabricata da quel nobil huomo in virtù d’investiture concesse da’ Eccellentissimi miei precessori con l’auttorità dell’Eccellentissimo Senato, né habitata da altri che da loro medesimi, dove non poteva comandare il signor Podestà, che però dovesse removersi da tal operatione, né impedire gli effetti de mia giustitia. Mentre stimavo che a queste ragioni riffertele dal detto suo Cancelliere si fosse aquetato, come altre volte altri publici Rappresentanti, m’ha inhibito il procedere più oltre, che m’ha astretto alla contrainhibittione, et invitarlo all’informatione all’Eccellenze Vostre per la dicisione.
Nello stesso tempo mi vienne rifferto che habbi fatto comparir la moglie d’esso Grigis a fare atto con instanza che debba lui giudicare il marito, come vecchio habitante, et fatta fare nota di proprio pugno d’esser Grigis nella pregione, che si decchiararà vecchio habitante; considerino l’Eccellenze Vostre, col sommo della loro prudenza, che atti siano questi, et a che fine fatti. Li casi seguiti come tra nobil huomini come tra vecchi e nuovi habitanti in qual si sia loco sono sempre stati giudicati dalli Capitanii di Raspo, come Giudice Delegato ut supra; ciò dimostrano li volumi pieni della Cancelleria, tanto in civile quanto in criminale; maggiore dovrà essere giusdicato il presente, per essere veramente il Grigis nobil huomo, notato anco nella descrittione delle anime, commandata dalla publica volontà e in conformità da me fatta de’ nobil huomini dal Vice Cancelliere de’ medesimi nobil huomini, e non dal Cancelliere del signor Podestà, per non havere altra giurisditione nella detta villa di Abrega, né d’altre de’ nobil huomini, ancorché situate nel suo territorio. Si degneranno adonque l’Eccellenze Vostre commandare al medesimo signor Podestà il non ingerirsi in tale materia, la transmissione delli atti che havesse fatti, et consegna del medesimo retento, acciò io possa continuare il servitio della giustitia con l’auttorità che sempre hanno essercitato li miei precessori, e che vienne impartita dall’Eccellentze Vostre per mezo delle dette leggi di diligenze. Gratie etc.

Parenzo, li 9 luglio 1645.

Bortolomio Donado, Capitanio di Raspo.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.