20 gennaio 1645 Gerolamo Giusto
Dispaccio del 9 agosto 1645
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
nel debito in che è costituita ogni mia direttione verso gl'interessi tutti del publico servitio, come non si tralascia da me alcun impiego di volontà, ed opra che possa portare la mia debolezza all’adempimento dell’incombenza de’ miei naturali divotissimi doveri, così non devo ommettere di rappresentare alla Serenità Vostra et all’Eccellenze Vostre quanto è succeduto in questa giurisditione, degno per l'interesse publico della loro notitia.
Lunedì li sette del corrente mi fu rifferto che poco discosto dal bosco di Magran si vedesse quantità di fumo, et che vicino al medesimo, in altri boscheti de’ particolari, ardesse gran fuoco. In quel bosco, ch’è di circuito più di quattro miglia et è uno de’ più grandi che sii in questa provincia, la Serenità Vostra tiene quantità considerabile de roveri, ottimi per il servitio della Casa dell'Arsenale; onde merita, per questo riguardo, d’esser con particolar accuratezza custodito. A quest’aviso deliberai, sprezzato ogni commodo, in hora meridiana, montar subito a cavallo e portarmi al medesimo bosco, ch’è da questa città miglia otto lontano, al qual pervenuto pur troppo scopersi le fiame essersi dilatate per gran parte del medesimo, et che invigorite da vento di levante minaciavano d'incenerirlo tutto a momenti.
Ispedii a tutte le ville ordini rigorosi perché col suono di campana a martello s’ammassassero le genti per portarsi al luoco del bisogno, il che celermente riuscitomi, volsi esser io il primo ad inoltrarmi nel bosco per inanimare gl’altri, e senza perdonare a fatica, con l’opra e sudori di questi sudditi, col favor divino, mi successe, doppo sei hore di travaglio, d’interdire il corso ad un gran danno che soprastava al bosco, ed in breve spatio restò intieramente estinto il fuoco. Per sicurezza maggiore lasciai molte guardie la notte intiera, perché vegliando fossero pronte per estinguer ogn’altra fiamma che da’ trochi aridi havesse potuto rinascere. Il danno negl’alberi grandi è di pochissima consideratione, ma nelle pole gioveni maggiore assai.
Hebbe origine questo fuoco, per quanto s’è potuto vedere, nelli boschi dell’Illustrissimo Marco Barbarigo nella villa di Montechio, circa tre miglia discosta dal bosco di Magran, ed arse tutto quel tratto con danno di gran momento negl’alberi e viti ancora.
Nel difficile, per non dir impossibile, di metter in chiaro chi siino stati gl’incendiarii, con l'ordinaria auttorità di questo Reggimento, ch’io vo’ essercitando con tutta l'applicatione maggiore, se ben fin hora con poco profitto, di dilucidarli per quanto scopra, nissun altro instromento conosco valido e proprio che l’alta mano di Vostra Serenità; onde in affare così importante, accompagnato da (...) operatione, ch’io gli rappresento in adempimento del proprio dovere, stimo necessario che l'Eccellenze Vostre, prudentissime per l'interesse publico, vi contribuiscano la loro sapientissima consideratione, per accenarmene quel sentimento poi, che sarà sempre degno della virtù infinita di Vostra Serenità, la qual intanto supplico riverentissimo compiacersi aggradire questo, seben imperfetto e debole, officio, come parto legitimo del mio natural debito, supplito però sempre dall’hereditaria devotione et da un voler ardentissimo, candido e sincero, assistito dalla divina gratia nel governo di questa provincia e nel servitio dell'Eccellenze Vostre.
Nello stesso bosco di Magran, da me diligentemente osservato, ho veduto che la Serenità Vostra potrebbe, con un buon taglio che riuscirebbe in questo tempo molto opportuno, prevalersi de’ molti roveri, e servirebbe anco di maggior commodo a’ più piccioli, per haver più facil campo di crescere, e ridursi più presto a perfettione; onde di ciò ho voluto, anche ad ogni buon fine, renderne ragguagliata Vostra Serenità, supplicandola humilmente con quest’occasione di provigione di denaro per queste militie, per sodisfare delle loro paghe opportunamente. Gratie etc.
In Puola, li 9 agosto 1645.
Gerolamo Zusto, Conte e Proveditor.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.