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20 gennaio 1645 Gerolamo Giusto

Dispaccio del 21 novembre 1645

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
hieri sera circa le due ore di notte, s'accese foco in uno di questi quartieri della fortezza, in modo tale ch’apena quei soldati che n’erano dentro, scoperto l’incendio, si potero salvare loro medemi, perché essendo esposto all’incontro del vento di bora, che sì fattamente spirava dall’uno all’altro canto, in un momento arse e distrusse ogni cosa, con la rovina di questi officiali e soldati che vi alloggiavano, per haver senza speranza alcuna visto la povertà loro sotto gl’occhi medemi incenerirsi con il tutto, erano così uniti questi doi ellementi che parevano l'uno con l'altro che garegiassero a danificare. Nel primo aviso subito mi portai sul loco con il signor Anzolo mio fratello, che qui meco si trova, e, fatto concorerre più gente che pottessimo dalla città all’estintion del fogo, non fu posibile per ingegno umano il poter far altro bene che preservare gl’altri quartieri che dall’un canto all’altro vi sono, distanti circa doi passa, e tutti tole questo quartiero per essere esposto da quella parte che guarda la città, arse con tanta forza che le sintille del foco coprivano il convento di San Francesco, vicino il quale dalla dilligenza di quei Padri fu conservato, che con evidente pericolo era per provare questo flagello, con la città medesima.
Mai s’è potuto venire in cognitione del principio di questo fogo, ben che nel mezzo ci fussero la porta, corpo di guardia e le sentinelle su le mura, havendo gl’uni e gl’altri tanto che fare a salvarsi dalla rabia e velocità di quest’ellementi, per essersi visto in un istante da un capo all’altro tutto ardente. Ho subito fatto murare la porta per non havere in queste monitioni matteriali da riffarla e n'ho fatto apprire una che serviva per soccorso, e vi fo dirizzare un poco di corpo di guardia, al meglio che si può, insino (?) che dall’Eccellenze Vostre haverò altre commissioni, e quando alla somma prudenza Loro paresse bene il riflettere sopra il stato di questa piazza, e in quest’occasione crederei che li miei letterre di 6 luglio passato gli potessero servire, havendogli rappresentato quel tanto che stimai con la mia debolezza essere proprio di geloso Rapresentante, e conveniente all’alta vertù della Serenità Vostra, per informatione alla quale m’inchino e rimetto il mio senso.
Se il terorre di questi habitanti per questo incendio fu considerabile in questa congiontura, l’Eccellenze Vostre lo argomentino, che in atto di disperatione abbandonavano le proprie case, e in testimonio, havendo in questo travaglio conosciuto l'agiutto divino, questa mattina hanno fatto cantare il Te Deum, e fatta processione con l’intevento di questo monsignor Illustrissimo Vescovo; e hoggi presa parte nel loro Consiglio, questi cittadini, di osservare festivo il giorno 21 novembre in onore della Beata Vergine sotto titolo della Salute, come si fa anco in Venetia, e per domenica più prossima si preparano tutti di solenizzare questo voto.
Che tanto rappresento all'Eccellenze Vostre con mia gran mortifficatione. Gratie etc.

Pola, li 21 novembre 1645.

Gerolamo Zusto, Conte e Proveditor.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 39.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.