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28 febbraio 1646 Marco Antonio Grimani

Dispaccio del 11 novembre 1646

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
in ducali della Serenità Vostra di 30 del passato, hoggi pervenutemi, veggo la deliberatione di ducatti sei cento per le paghe della barc’armata del Capitan Zuanne Maggiori, e che subito saranno rispediti, né sendo per anco capitati, son astretto replicar all’Eccellenze Vostre le più vive riverenti premure, non solo per questi, ma per summa maggiore, poiché fino ai 20 ottobre decorso, che inviai il conto, andava la Compagnia creditrice ducatti quattrocento nonanta nove, et havendo con incredibile difficoltà estratti dal Fontico, che, nella penuria che si prevede, ha impiegato et obligato tutto il suo debole capitale in grani, non potendo dalla Camera esaustissima, com’è ben noto alla Serenità Vostra, valermi d’un quattrino, ducatti cento cinquanta che le ho somministrati, per esser una unica, li hanno hormai consumati; per saldare la Compagnia delle paghe già maturate, e fare la restitutione al Fontico, si ricercano circa ducatti settecento; onde i seicento a questo solo effetto non suppliscono, non che di continuar le paghe per l’avvenire, significando all’Eccellenze Vostre che il Capitanio e soldati si sono fatti debitori di questo e di quello per il vitto, e per sostentarsi; che tumultuano et esclamano, ed io da gl’hosti e creditori tengo continui reclami per la sodisfattione con mia summa afflittione. Supplisco però che la pietà della Serenità Vostra di subito abondante soccorso di danaro, non potendo per il riguardo sudetto, né dal Fontico né dalla Camera, ricever sovegno alcuno, et insieme di qualche quantità di biscotti, non attrovandosene che circa sei cento lire in queste munitioni, acciò li soldati possano sodisfare li suoi debiti, non habino occasione, astretti dalla necessità, di commetter mancamenti, ed essendo spogli e nudi, che commuovono la carità publica, possano vestirsi e coprir le carni, hora che s’entra nel fredo e nel verno; staggione che suspendendo i mesi il transito alle barche, non può né anco la Serenità Vostra quando fa bisogno trasmetter il danaro, andandole di spesa circa duicento ducatti al mese nelle paghe della sudetta barca; onde per tutti li riguardi predetti, ben compresi dalla somma sapienza dell’Eccellenze Vostre, e per non fastidirle ogn’altro giorno con mie istanze, attenderò provisione di danaro e di biscotto, proportionata all’urgenza del bisogno. Gratie etc.

Capo d’Istria, a’ 11 novembre 1646.

Marc’Antonio Grimani, Podestà e Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 40.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.