26 settembre 1795 Andrea Querini
Dispaccio del 11 novembre 1796
N. 52
Serenissimo Principe,
dai precedenti divoti numeri avrà la sapienza dell’Eccellentissimo Senato desunto, com’io, riflettendo all’irruzion del contagio in più località della Bossina, e dell’Erzegovina, mi sia fatto sollecito, in mezzo alle riconosciute deficienze de’ mezzi, non solo di accorrere colle possibili precauzioni per arrestarne i progressi, oltre gli interinali ripari fatti sul momento dalla plaudita abilità dell’Illustrissimo Provveditor d’Imoschi nelle due contaminate ville di Ricizze, e Prolosaz; ma ei accelerar il rimpianto della linea di sanità, lungo l’intiera estension del pubblico confine, aperto alle procedenze dalla Turchia.
Mi è di conforto, che l’usato consiglio abbia meritata la sovrana approvazione; nè io poteva determinarmi a miglior espediente sè per garantir l’incustodita Provincia, come per modificar nei sudditi gli effetti di quell’orgasmo, che gli ha invasi, e tuttavia li occupa per le manifeste incidenze d’Imoschi.
Anche in questa occasione io ho potuto conoscere, che l’apprensione dell’immediato pericolo, che da vicino minaccia la sicurezza delle persone, e delle rispettive sostanze, prevale a tutt’altro oggetto, attrae i comuni spasimi, e consigli a segno, che una disgrazia lontana o non angustia, o freddamente interessa lo spirito de’ sudditi.
Hanno questi troppo presente la serie delle calamità sofferte nell’anno 1784, quindi la loro ricordanza sublima l’eboluzion della paura, che trascende in fatti cerniti dalla prudenza, ma pur angustia le provvidenze di questa carica, che sente il peso dell’imbarazzante alternativa tra il voto della nazione, e le viste dell’errario.
Sarei ben soddisfatto di me medesimo, se dipendesse dal solo mio zelo conciliar entrambi questi due importantissimi oggetti.
Nella fluttuazion del consiglio, qualunque possa esserne il successivo sviluppo, non deve la mia sommessa dipendenza divenir al minimo arbitrio, se prima non lo avvalori l’inchinata autorità dell’Eccellentissimo Senato, o le sempre maturate istruzioni dell’Eccellentissima preside competente Magistratura.
Al tenor appunto delle medesime sono io colle Ducali 20 scaduto comandato di uniformarmi, nella fiducia, che la sovrana clemenza sia per somministrarmi successivamente quei mezzi, che senza turbare gli altri eminenti riguardi venissero ricercati dalla fatale sopravvenienza.
Il più recente avviso del nobil huomo Bembo, per quanto concerne i due infetti villaggi, conforta; giacchè non vi si manifestò nessuna altra nuova incidenza; ma l’annessa fiduciaria lettera del parroco di Foinizza, terra turca, presenta un quadro commovente della strage, che in quelle estere dizioni fece, e fa tuttavia il venefico morbo, e quindi s’ingelosisce la mia sensibilità all’idea del troppo imminente pericolo.
Può solo alternarlo l’esattezza delle guardie terriere, che armano il confinario cordone; ma siccome mi si ingiunge di ripiegar al difetto delle milizie delle milizie coi terrieri, così, a scanso d’ogni sinistra interpretazione invoco d’esser istruito, se il numero delle craine presidianti la linea debba essere proporzionato ai fazioneri militari, che nell’anno scorso erano dettagliati all’armo medesimo, e se le cinque gazzette oltre la libbra di pan biscotto assentita dalla equità esimia dell’Eccellentissimo Magistrato debbano essere corrisposte a tutti i terrieri, oppure al ristretto numero de’ quei pochi soldati, che le circostanze pubbliche nell’anno spassato permisero che venissero disposti in qualche apprestamento del confine.
Spingerò forse oltre il pubblico voto i miei dubbj; ma appunto perchè non so, ne devo rinunciar a quegli eminenti oggetti, che occupano la mente sublime di Vostre Eccellenze, e perchè mi sono pur troppo presenti le attuali politiche circostanze, così alieno per istituto dal gravitar senza bisogno sull’errario, e documentato dalle Sovrane Ducali 25 maggio, io umilmente supplico Vostra Serenità di concretar a mia norma in questo delicato proposito le decisive sue deliberazioni.
Sta però in fatto, che se si sostituisca il solo numero de’ terrieri, che pareggi la pura forza militare, la quale servì l’anno passato in parità di circostanze alla linea; è inutile istituirla, perchè non basta a difender una località di un territorio. Se poi si circoscriva il sussidio di denaro, e pane a questo breve numero senza farne compartecipi in eguali misure anche gli altri, questa ristrettezza non mai combinabile colla carità dell’Eccellentissimo Senato, piuttosto che solevar la Provincia dalla vicina infezione; la compromette a maggior pericolo; mentre la necessità di tutto arrischiar per resistere non tollera nel rozzo morlacco i legami di un rigoroso divieto.
Ben comprende quindi la maturità di Vostre Eccellenze, che convenendo a tutti il sussidio a quali esborsi ogni mese sia vincolata di sottostar la pubblica economia.
All’armo della linea confinaria si aggiungono in oggi le linee interne di Sign, e Macarsca, Almissa, e Vergoraz, che tengono in segregazione da qualunque commercio il sospetto ertritorio d’Imoschi; e per lo meno il risultato di tanto armo ammonterà a due mille duecento terrieri.
E’ quindi necessaria la sovvenzion riflessibile mensualmente di pane; ed io la attendo affrettata dalla benefica carità di Vostre Eccellenze, e quindi necessario, che la pubblica sapienza richiamando a suoi esami il divoto numero 40 relativo alle Ducali 4 agosto (e il tempo stringe) mi solleciti il recapito delle istruttive modificazioni, sicchè la responsabilità ministeriale non frapponga compatibili ostacoli a quelle disposizioni, alle quali devo discendere per ubbidire all’ossequiato comando dell’Eccellentissimo Magistrato le cui prescrizioni devono dar norme alla mia esattezza.
Senza queste definitive delucidazioni, io sospendo qualunque dispenso, perchè anelo di servir con tutto lo spirito, ma garantire in pari tempo la mia sensibile delicatezza.
Gli uffiziali attenderanno da Vostra Serenità un qualche ricambio: ma le deputazioni elette dai rispettivi offizj di sanità, e le basse ministeriali figure, che vivono alla giornata coll’impiego della persona, coll’esercizio di qualche carico, o coll’accudire a domestici affari, se ricusano, come protestano, di servir nell’estraordinarie esigenze senza un qualche compenso, dovranno esse obbligarsi a forza? Vostra Serenità comandi.
Zara 11 novembre 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
Nota: Arrivato il 17 novembre.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.
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