16 novembre 1646 Domenico Orio
Dispaccio del 1 dicembre 1646
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
sotto li 21 del passato è comparso inanti di me il Reverendo padre Matia Veneruzzo, Canonico di questa Cattedrale, e Collettore delle decime del Reverendo Clero, havendomi esposto la notte antecedente esser entratte in casa sua genti di mall’affare, et haverlo legato, mal trattato et levatogli ducati doicento, che diceva havere della sudetta raggione, indicando ne’ suoi constituti un suo cognato et nepote, sebene il giorno seguente, con altra scrittura si ridisse sopra di questo, ho fatto formar processo, né si ha ritrovato cosa alcuna. Il sudetto Reverendo Veneruzzo pochi giorni doppo si partì per Dignan, sua patria, ove in tempo di notte da se stesso si ha ferito nella golla, et perché ho presentito il medesimo andar debitore al publico della sudetta raggione grossa summa di danaro, ho stimato bene far fermar alcune poche robbe che nella casa che teniva in cotesta città si sono ritrovate, come anco scriver all’Illustrissimo signor Podestà di Dignan, perché faccia sequestrar li beni et effetti del sudetto che colà si attrova a publica cautione. Tanto mi è parso rappresentar alla Serenità Vostra, perché possa darmi publici ordini, che circa ciò parerà all’infinita sua sapienza. A giorni passati gionse la nova a cotesto Eccellentissimo signor Proveditor Estraordinario della morte dell’Eccellentissimo signor Proveditor suo padre, qual non ostante il dolore per la pedita sudetta, si porta giornalmente alla fabrica della nova fortezza, con ogni applicatione per il publico servitio; et a Vostra Serenità m’inchino.
Pola, primo decembre 1646.
Domenico Orio, Conte e Proveditor.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 40.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.