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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 24 febbraio 1797

N. 59

Serenissimo Principe,
alcune vaghe voci vogliono tuttavia non estinto nel Tener di Gliubaschi, Stato Ottomano, contermine al suddito Distretto di Vergoraz, l’incendio della peste.
Vi ripullula di quando in quando qualche scintilla, che ravviva la vigilanza delle figure ispezionate a custodia della linea confinaria.
Mentre sul destino successivo di essa attendo le invocate prescrizioni dell’eccellentissimo preside Magistrato, mi è di conforto acclarar a Vostra Serenità il riscontro, che trascorse felicemente le due quarantene nelle due ville, che soggette alla giurisdizion d’Imoschi furono colpite dal morbo, le ho ripristinate a libera comunicazione coll’intiero territorio, e cogli altri sudditi dipartimenti dalla Provincia.
L’Illustrissimo ser Vincenzo Bembo Provveditor di quella frontiera non intermettendo mai gli sforzi della più attiva sollecitudine è riuscito a riconcentrar, dove nacque, il contagioso miasma.
Tornano a personal suo merito le prime salutari disposizioni per avvertirne i progressi; e torna altresì a merito del suo fervore l’impegno di esaurir le successive provvidenze della carica occupata alla preservazion delle suddite popolazioni sbigotite da sè vicino, ed immediato pericolo.
Non seppe la mia equità esimersi dall’impegno di render giustizia alle distinte qualità di quell’onesto, ed abile cittadino, il quale, tuttochè per l’ingrata sopravvenienza pressentisse inevitabili scapiti alle personali, e domestiche convenienze nella necessaria sospension delle utilità legittime del reggimento; e tuttochè la prossimità del rischio cimentasse l’individua sicurezza in una stagion si inclemente massime in quella montuosa località, pure declinando da ogni personale riguardo, tutte per quattro mesi e mezzo conservò le assidue sue applicazioni al massimo difficile oggetto di preservar la Provincia dalla fatal infezione.
La fiducia dell’esperimentato suo zelo in ben servire alla gelosia della salute non solo ma anche ai rispetti della pubblica economia, sempre inculcata dal mio dovere, e sempre calcolata dall’onesto cittadino, tranquillizzò il mio spirito in messo alla spiacevole incidenza, e mi ha nel tempo stesso assolto dalla necessità di accorrere in persona al luogo del pericolo, e del bisogno: consiglio a cui era già determinata, senza riserve, la mia ubbidienza, e l’onore di servir utilmente la Serenissima Patria.
Sempre immancabile negli usi di generosa rimunerazione la grandezza dell’Eccellentissimo Senato colle Ducali 10 dicembre si compiacque di tracciar al degno cittadino i pieni sensi del sovrano aggradimento, ed approvazione, onde viepiù animarlo alla continuazion dell’opera travagli osa imposto dalle esigenze comuni.
Se però il primo compenso di onorato cittadino è la meritata soddisfazion della patria, e l’interno sentimento di aver esauriti i numeri del proprio obbligo, non però mai la benefica equità della patria ha limitate le sue largizioni coll’oneste riserve del cittadino, che seppe rendersene degno.
Io devo questa giustizia all’Illustrissimo ser Vincenzo Bembo: Vostre Eccellenze vorranno compiacersi di sue benemerenze non defraudandolo del continuato loro aggradi mento, e rianimandolo coi soliti riscontri di munificente compenso, che senza ledere gli altrui aspiri, troveranno conferenti alla propria grandezza, ed alle sue convenienze. Grazie.
Zara 24 febbraio 1796 more veneto.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.

Nota: Arrivato il 29 marzo 1797.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.



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