28 febbraio 1646 Marco Antonio Grimani
Dispaccio del 2 marzo 1647
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
con mie di 25 del passato diedi riverentissima parte Serenità Vostra della mia uscita alla visita della provintia in sodisfattione della propria incombenza, per dar principio ne’ luoghi più discosti, e fermatomi in questa terra di Dignano di passaggio per Albona, havute indolenze della povertà che vi sia grosso intacco nel Fontico, fatti portare i libri e riveduti, trovo che Antonio Horlatto, nella sua administratione di Fonticaro nell’anno 1645, è liquido debitore di lire sedici mille novecento, a gravissimo danno della medesima povertà, poiché in avvenire non potrà ricevere quel sovegno che è solito farsi con dispensa de’ grani, in conformità delle publiche terminationi. Questo Fonticaro, havendo dodeci piezi anco interessati nell’intacco, ho stimato di farlo con due de’ piezi, i principali, poner in prigione, com’è seguito, reputando questo mezo il più valevole di ridursi alla reintegratione del Fontico. Ho fatto costituire il Fonticaro che, confessando l’intacco sudetto, portando però che il debito sia parte suo e parte di quelli a’ quali sono state fatte le dispense de’ grani, mi mostra e presenta ricevere di mano di quest’Illustrissimo signor Podestà, il quale in più volte ha ricevuto circa ducatti tre cento a conto di pane de’ debitori, senza far saldar il capitale contra la santissima et, in questa provintia, vulgatissima terminatione dell’Eccellentissimo signor Zuanne Pasqualigo, fu Inquisitor di Capodistria, la quale, oltre il rimedio a’ molti pernitiosissimi abusi, termina che li Rettori non possano levar pene a’ debitori, senza far saldare il capitale, sotto pena di restituir altrettanto e di non poter andar a cap(...); e veramente il pagar le pene senza il capitale riesce dannosissimo a’ debitori, (et) di suo totale esterminio, poiché, portando avanti con questo pagamento di pene, s’ingrossa in tal cumulo il debito che più non sono habili a sodisfarlo, et il Fontico, ch’è unico sovegno della povertà, si distrugge senza speranza di più rihaversi. Intanto che io farò la visita ad Albona, per dover hora parto, per ritornar poi qui a Dignano, stimo che il Fonticaro e piezi retenti, come il rimanente de’ piezi con quest’esempio, procureranno qualche ripiego alla sodisfattione, se bene per la povertà e strettezza di quest’anno sarà necessario il concederle qualche agevolezza. Nel mentre che io haverò tutto il riguardo in questo affare, che conforme al possibile, e forze de’ debitori con habilità conveniente resti il Fontico risarcito, ho voluto darne notitia alla Serenità Vostra per essequir quel più che m’impartisse co’ suoi sapientissimi comandamenti. Gratie etc.
Dignano, a’ 2 marzo 1647.
Marc’Antonio Grimani, Podestà e Capitanio di Capodistria.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.