28 febbraio 1646 Marco Antonio Grimani
Dispaccio del 15 aprile 1647
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
sopra l’inserto capitolo del Ressidente Cesareo di doglianze che venghino, da chi amassa gente per la Serenità Vostra, con violenza levati sudditi imperiali, e mal trattati, come in esso, trasmessomi da cotesto Eccellentissimo Senato in ducali di 30 del passato, ho, conforme a’ publici comandamenti, formato diligente processo, il cui contenuto rappresento humilmente all’Eccellenze Vostre.
Da un tal Lorenzo di Castova, imperiale, ne gl’ultimi di Carnovale passato venivano condotti chi dice tre, chi cinque huomini per venderli in galera, e che osservati da’ soldati del Capitanio Ghini, vicino a Torre, villa veneta sotto Parenzo, glieli levassero; dolendosene doppo detto Lorenzo, e dichiarandosene che li conduceva per vender in galera, contra il quale, d’ordine de’ signori Conti di Pisino, sia stato publicato proclama con taglia di ducatti cento a chi lo consegnerà in quelle forze per la causa sudetta, ch’egli suddito austriaco habbia pur abdotti i sudditi austriaci, e che da un tal soldato per nome Steffano, non si sa di che Compagnia, in Parenzo, havendole mostrato due cecchini un tal Luca di Vermo del contado di Pisino, presili in mano, non gli li habbia più voluti restituire, nel qual proposito hebbi già lettere pur per la restitutione del Luogotenente di esso Contado.
Degl’altri particolari di detto capitolo, che li soldati del Ghini in Parenzo habbino ammazzato uno, ferito un altro, levate tele e cavalli, conducendo i sudditi imperiali nella barc’armata, nulla ho rilevato, se ben ivi essaminati molti testimonii, richiesto quell’Illustrissimo signor Podestà se nella sua Cancellaria fossero capitate denontie e d’ogni altro lume, che pur nulla m’ha portato.
Nelle rassegne alcun soldato si è avanti di me doluto d’esser stato con inganno, violenza o alettamento sedotto al servitio.
Mi è capitata ben indolenza, che la sera del giovedì passato, venendo in questa città dalla campagna Gregorio Xanich e Sebastian Gasparich, operarii della villa di Vrem imperiale, pare fossero con arte condotti in barca del paron Antonio Cingano, di questa medesima città, e gionti al porto, mentre volevano uscire di barca, doppo uscito un tal Cranzo, che di compagnia erano stati al lavoro, fossero presi per li drappi e fermati, gettandosi Gregorio all’acqua e fuggendo, il quale racconta che allontanatasi la barca dalla riva condussero Sebastian suo compagno in un’altra grande del Biasio Corona, che la notte partì verso costà; havendo io ricevute lettere d’un agente del signor Conte Ferdinando di Portia, Giurisdicente di Senozezza, con istanza di farle restituir il suddetto Sebastian, dolendosi del sforzo, anco per la numerosa famiglia del pover huomo, dicendo che sarà stato venduto in galera, torno di che la Serenità Vostra coi lumi dell’Eccellentissimo Officio all’Armar potrà far la propria deliberatione, mentre io col ritorno d’alcuni testimonii nominati, che sono assenti dalla città, formerò il processo, per passar al severo castigo che ben meritano i colpevoli, conformandomi colla pubblica volontà, espressami in dette ducali, di divertire in ogni modo le giuste doglianze de’ sudditi austriaci, per la buona corrispondenza bramata dalla Serenità Vostra. Gratie etc.
Capodistria, a’ 15 aprile 1647.
Marc’Antonio Grimani, Podestà et Capitanio, di man propria con giuramento.
Allegato: copia parziale di un costituto (1 c.)
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.