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28 febbraio 1646 Marco Antonio Grimani

Dispaccio del 28 luglio 1647

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
mi sono, come riverente avvisai alla Serenità Vostra colle mie di del (!) corrente, portato a Parenzo in essecutione delle commissioni di cotesto Eccellentissimo Senato in ducali di 3 detto, havendo terminata la fontione avanti, che mi capitino li altri comandamenti dell’Eccellenze Vostre, in ducali di 19 con l’altre lettere dell’Illustrissimo signor Podestà di detta città, che replicano il contenuto delle prime qui inserte. Senz’alcun riguardo della pessim’aria di quell’infelicissimo luogo, massime nel rigor, e calor di questi giorni estivi, colla mia prontissima obedienza mi sono rassegnato a’ publici voleri, non havendo, se ben dimorato brevi giorni, potuto sottrarmi dall’ingiuria di quella mala intemperie, che mi sono reso indisposto con quasi tutti di mia famiglia, ridotti alcuni anco in pericoloso stato. Ho però adempito alle parti del publico servitio, e della giustia, colla formatione d’un ben essatto e diligentissimo processo, e ne do minutissimo conto all’Eccellenze Vostre, conforme alla loro espressa volontà.
Richiesto detto signor Podestà dei lumi necessarii sopra gl’eccessi, e disordini da lui in dette lettere rappresentati senz’alcun principio di processo, né alcuna indolenza, coi testimonii da esso fattimi nominare, e colla visione de’ libri, e facitura de’ conti, ne ho prese le informationi.
Sì come però ho liquidati gli debiti, e gl’intacchi, così che Zuanne Carlin rapisca le sostanze di povere vedove, orfane, e pupilli, s’approprii quello de’ luoghi Pii, non ho rilevato cos’alcuna di criminalità, e pur han premuto le diligenze mie. Quanto in tal proposito ho trovato è, che confinando detto Zuanne con terreni della Scola di Santa Catterina, s’habbia impadronito d’un piede d’olivaro, e chiamato dal Gastaldo della Scola giudicio a Parenzo, sia stato condannato a rilasciarlo, essendosi poi detto Zuanne appellato a questo foro, ove pende la lite; che il medesimo Zuanne con Francesco Carlin, suo fratello, agitando gl’interessi di Laura loro zia, contra Francesco de Bortolo pupillo, mediante i suoi commissarii, fosse il medesimo Francesco condannato alla relevatione de’ beni dal signor Podestà di Parenzo, appellatosi dalla sentenza sono poi tra di loro convenuti, introducendo detto Francesco d’essersi aggiustato per timore, poiché Zuanne Carlin una sera, introduttosi in una sua contentiosa, le sbarasse un’archibuggiata, rilevandosi che non sbarò a lui, ma ad Antonio Svizzero suo zio, che parimente sbarò contra il Carlino, non essendosi alcuno colpito; fatta la pace fra di loro, dal signor Podestà di Parenzo da l’hora furono spediti con un non procedatur.
Tale è la facia, e sembianza degl’eccessi sudetti, sopra quali a pena ho potuto haver dallo stesso signor Podestà, che li ha rappresentati, indrizzi di poter inquerire.
Appare debitor Zuanne Carlin di lire ottanta sette, soldi otto, come Gastaldo della Madonna degl’Angeli. Ha volontariamente consegnato una pilla piena d’oglio, intendendo però usar delle sue ragioni e mostrar che ha sodisfatto.
Francesco Carlin suo fratello, come conduttor del datio del torchio, di quella communità, lire duicento ottanta sei, che ho fatto effettivamente saldare dal suo piezo, non havendo havuta oppositione.
Parimente Piero Pantera, Prior dell’Hospedal, debitor di lire duicento sessanta tre, ho fatto che intieramente ha sodifatto.
Lo stesso è seguito di Limon Desina, debitor del datio della carne di lire ottanta nove, soldi 6.
Nicolò Braila, come conduttor del datio del vin, e pesce, deve dar lire ottanta sei, soldi 15; come Fonticaro, lire duicento vinti tre, soldi 3 ½, et alla scola della MAdonna degl’Angeli è debitor lire duicento sessanta otto, per intacco fatto al tempo di sua administratione; come pure Francesco Carlin a quella di Sant’Antonio lire mille cento quaranta due, soldi 10.
Francesco di Bianchi conduttor del datio del bagattin va debitor lire cinquanta cinque, de’ quali ha fatto deposito, intendendo usar delle sue ragioni; e contra il Braila, e Carlin ho mandate l’essecutioni, essendo stato assicurato nella maggior parte con mobili, che saranno venduti al publico incanto per la sodisfattione; rimanendo pienamente comprobato esser falso, che detti Carlini habbino fatti levar li datii novamente deliberati di quella communità, né meno ch’essi si siano costituiti piezi, apparendo ciò chiaro dalle stesse note di chi ha fatte le sicurtà; solo Francesco di Bianchi che s’attrovava Giudice attuale alla banca con l’Illustrissimo signor Podestà, ha fatto levar da Zorzi Zorzon suo parente il datio della carne per lire cento settanta otto, soldi 10, essendosi poi egli costituito piezo, né in ciò però vi è alcuna collusione, o detrimento del datio, essendo accrescioto dalla deliberatione precedente lire trenta cinque soldi 10.
Dalla copia di mandati intimati d’ordine di quell’Illustrissimo signor Podestà a Zuanne Carlin, che come Giudice facesse accomodar le porte della città, e per altri interessi della communità, come pure a’ Francesco suo fratello, che sodisfacesse i debiti, si vede che non hanno obedito; ma non essendo materie a mio giuditio che ricercassero intimationi di mandati penali, non trovando io che possa dirsi veramente inobedienza, non m’estendo in particolari a tediarne l’Eccellenze Vostre.
Da ducali dell’Eccellentissimo Consiglio di Dieci di 4 aprile 1645 dirette al precessor del signor Podestà di Parenzo, si vede che quella communità è obligata a pagar per conto di limitatione ducatti cinquanta cinque, grossi vinti, ogni mesi quattro. Affermano quei rappresentanti non esservi memoria, che detta communità habbia pagato detta limitatione. Non ha altra rendita la medesima che lire novecento in circa, che cava da alcuni piccioli datii, che non è sufficiente all’ordinarie sue spese, pagando di salario solo al signor Podestà lire settecento quaranta quattro all’anno.
Mi hano detti rappresentanti presentata l’inserta supplicatione col conto dell’entrata, e spesa della Communità, continente l’effettiva miseria, e calamità di quel diruppato, distrutto, desolato e dishabitato luogo, con istanza di trasmetterla, come facio, all’Eccellenze Vostre, non potendo per loro impotenza far comparir alcuno supplicando d’esser essenti dal pagamento di detta limitatione. Colle diligenze fatte usare in questa Cancelleria, se vi fosse alcun lume in tal proposito, altro non ho toccato, se non che la Serenità Vostra con ducali 24 giugno 1645, comandò all’Illustrissimo mio Precessore, che per quello riguardava l’istanza della Communità di Parenzo d’esser dispensata dall’obligo del pagamento di limitatione, avvisasse l’Eccellenze Vostre se il medesimo si cavava dalle rendite d’essa Communità, o da’ particolari; da quali cause dipendeva la diminutione dell’entrate della medesima Communità, con qualche lume dell’origine di detto pagamento, non vedendosi torno ciò esser seguita alcuna publica deliberatione. La diminutione dell’entrate della Comunità, obligata a pagar la limitatione, che consistono ne’ datii descritti nell’alligato foglio, deriva dalla destrutione del luogo, e pochi habitanti. Altro in tal proposito che possa valere alle risolutioni della Serenità Vostra, io non posso portarle.
Quanto ho di sopra humilmente significato è l’operato dalla mia debolezza, mentre per la criminalità degl’intacchi passerò alla correttione che stimerò di giustitia, comandatami da cotesto Eccellentissimo Senato col procurar l’intiera sodisfatione, e resarcimento de gl’intacchi stessi, havendo giudicato bene far prima assicurar ne’ mobili, acciò intanto non si smariscano, e coll’assenza degl’intaccatori, non resti delusa la stessa giustitia. Gratie etc.

Capod’Istria, a’ 28 luglio 1647.

Marc’Antonio Grimani, Podestà et Capitanio.

Allegato: relazione sulla vicenda dei dazi (1 c.); supplica dei rappresentanti di Parenzo (1 c.); nota delle entrate e delle spese della città di Parenzo (2 cc.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.