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28 febbraio 1646 Marco Antonio Grimani

Dispaccio del 17 settembre 1647

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
hieri solo ricevei le commissioni di cotesto Eccellentissimo Senato in ducali di xi, che siano scielte 500 Cernide in questa provincia, e trasmesse con celerità all’Eccellentissimo signor Proveditor General di Dalmatia, coll’introdurne nella fortezza di Pola altre 40, di quel territorio. Immediate ho scritto all’Eccellentissimo signor Capitanio di Raspo, per il concerto che la scielta segna a proportione dei numeri della Compagnia a quel Reggimento sottoposta con altre cinque Compagnie a questa carica raccomandate, essendo queste cinque numerose in tutto di 3.436, compresi 554 da me rimessi nell’ultime rassegne; quantità assai rilevante in riguardo del paese, essausto d’habitanti, e tutto che non mi siano capitati ancora i ducatti mille destinati per questo servitio; che io sia convalescente; ed in aspettatione dell’Illustrissimo mio successore, dal quale però hora ricevo aviso, che differisce qualche giorno la venuta, corrispondendo alla pressante grave urgenza, et humiliandomi a’ publici voleri colla mia dovuta solita ossequenza, per allestirmi alla fontione, ho procurato di ricever ad imprestido da particolari, non essendo alcun danaro in questa Camera, sempre essaustissima, havendo con molte picciol somme ammassato quasi ducatti mille da restituirli immediatamente coll’arrivo di quelli che invia la Serenità Vostra, e dimani per tempo partirò coll’haver meco questo signor Governator per portarmi in primo luogo a Dignano, d’indi in Albona, nelle qual parti vi è la miglior gente, e vicina al Quarner per imbarcarla immediate, non essendo possibile il trasmettere tutto il umero in una volta, ma a parte a parte con i suoi Capi, secondo che dalle Compagnie anderò facendo l’elettione ed incontrerò ne’ porti l’opportunità de vasselli per il bollo de’ quali già ho espediti gl’ordini. M’anderò poi riducendo ne gl’altri luoghi coll’avvicinarmi a quel territorio, e terminar la fontione, ma intanto devo riverentemente accennar all’Eccellenze Vostre che il danaro deliberato non è sufficiente, poiché sarà necessario di contar almeno due scudi per cadaun soldato, per esser gente miserabilissima, che non ha modo di levar viveri dalle lor case, acciò nell’incertezza di viaggio maritimo prossan (!) provedersi, il che oltre le considerationi prescrittemi, valerà maggiormente ad inanimirli d’andar volentieri, e la maggior parte di loro hora, che abbandonano l’assistenza necessaria della campagna, riceveran contento di poter alla famiglia lasciare la mira di qualche soldo. Vi è poi il nollo de vascelli, onde per il computo, che può farsi coi riguardi sudetti, è necessaria la subita espeditione d’altri mille ducatti che ben conoscendo la Serenità Vostra questo bisogno, io proseguirò coll’aspettatione certa della detta subita missione. Per la vastità della provincia, e lontananza d’un luogo all’altro l’affare consumerà almeno due settimane. Il mio operare però sarà incessante, ed indefesso con tutto l’impiego di mio spirito, e debolezza con tutt’i riguardi dell’intiero publico servitio, e con la maggior possibile sodisfattione delle millitie stesse.
Col supposto della venuta dell’Illustrissimo mio successore, che portasse danaro per la barc’armata, sì come a me nel partire ne fu consegnato, ho tralasciato il tedio di mie istanze all’Eccellenze Vostre, ma vedendo prolungarsi et essendo creditrice la Compagnia di paghe, che hormai comincia a tumultuare, non havendo con che sostentarsi, né potendo più soccorrerla pur con un soldo dalla Camera, ne faccio le più efficaci riverentissime premure per la più celere missione di danaro, essendo questi giorni stato necessitato per liberarmi in qualche parte dall’esclamationi di valermi del danaro obligato a’ Magistrati, e di quello Fontico, per il qual riguardo supplico humilmente l’Eccellenze Vostre della stessa presta missione di danaro, o d’altro ordine proprio ad aggiustar le Casse, acciò, mentre servo a’ publici commandamenti, non habbia nel mio rimpatriare a ricever oppositioni ne’ miei conti, et a soggiacere a difficoltà e molestie.
La barca longa, come accennai nelle precedenti mie, da molto tempo assente da questa guardia, in questa grave occorrenza dell’espeditione di dette ordinanze, è qui necessarissima, per poter senza publico dispendio, secondo il bisogno espedirla a portar ordini, ove occorrerà, e ne facio questo humilissimo nuovo mottivo per quelle commissioni, che parerà alla Serenità Vostra di dar in tanto proposito, che saranno molto conferenti al publico servitio. Gratie etc.

Capo d’Istria, a’ 17 settembre 1647.

Marc’Antonio Grimani, Podestà e Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.