28 luglio 1646 Giacomo Dolfin
Dispaccio del 8 marzo 1647
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
essendo statto a revision di conti, da me formato processo sotto li 8 novembre passato contro Antonio Gorlato Ollim, Fonticaro nel presente Fontico di Dignan, per causa d’intacco da lui fatto nel suo maneggio per l’amontar de lire 4.200, per il quale intacco fu da me sotto il sudetto giorno fatto carcerare, in virtù della qual rettentione, saldò le sudette lire 4.200; et mentre ho continuato alla perfettione di detto processo, per castigare ad esempio d’altri il sudetto reo, mi cappitò lettere dell’Illustrissimo et Eccellentissimo signor Capitanio di Capo d’Istria, con quali mi fu commesso il rilasciare il sudetto Fonticaro, dando idonea sicurtà de redeundo, aciò potesse il sudetto agittare li suoi interessi, e che non permettesse venissero molestatti essi debitori, come né anco il detto Fonticaro, e suoi piegi; et ciò mi comisse accennandomi in virtù d’asserta parte presa in questo Collegio delle biave di Dignano, con quale pretendevano che fosse statta messa et presa proroga a’ debitori di detto Fontico, che s’attrovano per l’amontar di lire 17.000 in circa, oltre le sudette quatromille dusento, delle quali lire 17.000 sono debitori diversi particolari habbitanti in questa terra; per la qual causa sotto li 26 novembre rescritti, acenando a quell’Eccellenza esserli statto espresso contro il vero, sì di detta parte come d’altro; mi fu dal sudetto Illustrissimo et Eccellentissimo signor Capitanio repplicate littere sotto li 29 novembre decorso, con quali di novo mi fu commesso l’essecutione delle sudette littere di 23 novembre, e ciò per sovenire alla necessità di fedelli sudetti, per esecution delle quali fu da me, sotto li 4 decembre passato, fatto rillasciare il prenominato carcerato; hora cappitato nella visita l’antedetto Illustrissimo et Eccellentissimo signor Capitanio, qual con ogni rigore ha fatto carcerare il predetto Antonio Gorlato, qual era per la medesima causa da me già fatto pregione et rillasciato come di sopra, et sottoposto a doversi apresentare in queste forze ad arbitrio della giustitia, et ha anco fatti rittenere doi delli suoi piezi doppo haverli con duplicati suffragli fidati, che non potessi io astringere alla sattisfatione li sodetti debbitori, né permettendo la giustitia di Vostra Serenità che mentre uno si attrova fidato li venghi defraudata la fede; et mentre si attrova per qualche misfatto cadauno processato, et nelle forze della giustitia, li venghi per il medesimo dellito formati contri altri processi, con grave danno et esterminio de’ poveri sudditi, volendoli privare della giudicatura in prima instanza, che pure è concessa a sodisfatione et contentezza de’ poppoli, prettendendo per parte di esso Illustrissimo et Eccellentissimo signor Podestà et Capitanio aggravar li detti sudditi per loro debiti, contro la terminatione Pasqualiga di doppie penne, facendo spogliare da’ suoi ministri le case de’ proprii, con loro esterminio, havendo fatto sollevare la terra con pericolo di qualche sinistro inconveniente; onde mi è convenuto con non pocha fattica distrizare per acquietare un tanto tumulto, con provisione di dar conto a Vostra Serenità acciò con il proprio della sua somma prudenza provedi a’ loro solievo; acquietati che sono statti, hanno presentato supplica di tenore come nella qui ingionta coppia, qual tanto con mio gravissimo dispiacere riverentemente spiego alla somma prudenza della Serenità Vostra, acciò con l’infinita sua virtù e clemenza provedi per solievo di questi suoi fidellissimi sudditi quello stimerà più proprio; et riverentissimo a’ piedi di Vostra Serenità mi inchino. Gratie etc.
Dignano, li 8 marzo 1647.
Giacomo Dolfin, Podestà.
Allegati: supplica della comunità di Dignano, datata 4 marzo 1647 (1 c.); dispaccio delle autorità centrali per il rilascio del fonticaro e dei pieggi (2 cc.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.