8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 24 aprile 1651
N (senza numero)
Serenissimo Principe,
giunsi a questa carica sabato 8 intrante, consignatami per nome della Serenità Vostra dall’Illustrissimo signor Filippo àù mio predecessore, con le informazioni più distinte de gl’affari spettanti al governo della medesima; lascia il detto signore in questi sudditi e milizie, impressioni di somma devozione, non men per giusta che per cadaun’altra sua riguardevole qualità, et io col degno esempio che mi resta, con le parti tutte della mia debolezza, procurerò corrisponder alla benignità con cui l’Eccellenze Vostre si sono compiaciute concorrer ad onorarmi di quest’impegno, con loro servigio, coll’oggetti sempre mai dovuti al sostenimento maggiore di questa gelosissima Piazza et al benessere e conservazione de’ sudditi e cose loro.
E poichè l’assistenza particolare di Vostra Serenità, che colla forza delli prudentissimi purgati suoi ordini e delle provvigioni va ingiungendo sommo calore ne’ rappresentanti suoi, fa riconoscere il posto per uno tra i principali delli stato deve consequentemente ogni mio spirito con maggior diligenza nell’osservazioni, seguir l’orme de suoi prudentissimi cenni.
Ma com’io dispostissimo a questo segno e di farne conoscer in ogn’evento alla Patria gl’effetti, così addolorato resto di vedermi astretto coll’avviso del mio ingresso, eccitato dall’incarico della propria incombenza, portare all’Eccellenze Vostre in primo luoco la strettezza ben grande in cui pur s’attrova la Piazza, non men di monizioni da vivere che quella ch’in brevi giorni risentiva di danaro, mentre restati totalmente esauriti li magazzini pubblici delle prime provvigioni; dall’altra capitate ultimamente da costì con vascelli, non ho trovato rimasto che stara cinquecento di formento et disdotto migliara di biscotto dispensati il resto dall’illustrissimo Boldù che, veramente degno di compatimento, è stato necessitato di sostener le milizie ridotte in urgenza estrema.
Delli sei mille ducati poi meco portati, ho convenuto appena arrivato distribuirne buona parte, datane a nostri Pubblici Rappresentanti non solo che per costo d’anni non avevano conseguito alcun suffragio, ma a capitani, ufficiali, soldati, bombardieri et altri provvisionati che universalmente posso dir con lagrime, facendomi veder il loro grosso credito, che con altre mie parteciperò alla Serenità Vostra; mi considerarono l’estremo bisogno d’essere sovvenuti e ciò che più mi pesa, li attendo a momenti colle medesime istanze, sicchè considerando dover di breve mancarmi anco il residuo che rimane di danaro pubblico, vengo eccitato implorarne la Pubblica Carità d’iniaminare nuovi soccorsi dell’uno e dell’altro genere, che quanto più saranno celeri et abbondanti, tanto maggiormente si renderà consolata col respiro questa Piazza, l’importanza della quale, il sito concentrato nel paese nemico, l’insidie continue che gl’apporta, la facilità d’esser assediata et la lontananza da dove può soccorrersi non devo raccordare, (es)sendo che il suo stato è noto appieno alla Virtù incomparabile dell’Eccellenze Vostre le quali con zelo pari, sempre la terranno a cuore e suffragaranno appresso di tempo in tempo et ora massime nell’instanti, più eminenti e penose calamitadi.
La guarnigione di questo presidio consiste di compagnie undici d’infanteria, di gran lunga inferiore al suo bisogno, poichè nel corso di diversi anni diminuitesi notabilmente del loro primo numero, non avendo conseguito rinfarcio alcuno, non sono bastanti questi di gran lunga armare un gran circuito della Piazza e castello suburbano, nonchè di aver le mute necessarie, di che con altre mie seguita che sia la reggenza che deve fare l’eccellentissimo signor Commissario Cornaro, esistente in questa città et osservato cadaun particolare del stato intero del medesimo presidio, porterò con altre mie all’Eccellenze Vostre più distinto ragguaglio.
Esaminato che io abbi poi il rimanente stato della Piazza et conosciuto quello che di necesso mi convenisse aggiungere, non avendomelo permesso il poco spazio che subentrato m’attrovo a questo peto, rappresenterò chiaro e distinto ogni particolare per attendere rassegnatissimo le Pubbliche risoluzioni et i ripieghi propri dell’infallibile prudenza dell’Eccellenze Vostre.
Reiterati avvisi mi capitano ch’il Sangiacco di Herzegovina, con quello di Scutari, siano per unir insieme le loro forze a danni di Zuppa et altri luochi di questo contado, aggiungendosi pure essere al primo sopraggiunto di fresco l’ordine medesimo della Porta per l’effetto predetto, per il quale i disegni anco fabbricar un luoco, dietro questi monti, per assicurarsi delli popoli circonvicini a loro molto sospetti; affare che come contiene conseguenze di rilevanza, così lo porto all’Eccellenze Vostre et in conformità all’eccellentissimo signor Generale in Provincia, e nè tenirò pure le avvertenze maggiori per penetrare più certi i motivi de’ confinanti. Gratie.
Cattaro a 24 aprile 1651.
Marco Bembo Proveditore Estraordinario.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 2.
Trascrizione di Giulia Giamboni.