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8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo

Dispaccio del 5 maggio 1651

N. (senza numero).

Serenissimo Principe,
per esseguire la mia dispositione con cui fisso considero il modo che valer possi nel ben incontrare il servitio di Serenità Vostra e render sodisfatte le parti di questa carica, ho conosciuto non men proprio che necessario portarmi ad osservar il stato nel quale s’attrovano i posti e mura di questa piazza, per darne distinto conto all’Eccellenze Vostre.
Conferitomi donque con questi (?) capi alla stessa visione et essaminati cadauni diffetti, consideratasi appresso ogni necessaria convenienza per levarli, ma particolarmente da quei sciti che per loro debolezza facilitar puotrebbero alla piazza medema offese considerabili, non può che spiacermi intedere da medemi (?) atrovar loro a queste fortificationi oppositioni e diffeti relevanti, non corispondenti al concetto che di loro core appresso cadauno.
Ma perchè in questo dir d’avantaggio conoscendomi tenuto rimettermi alle rellationi che saran state alla Serenità Vostra portate da persone perite per il passato, aggiongerò solo riverentissimo che per mio debol parere stimerei unicamente conferente quando la sapienza Publica delliberasse, far nuovamente rivedere da signori Ingegnieri le qualità e stato presente della piazza stessa, acciò con specifica rellatione, portandole sotto l’ochio di Vostre Eccellenze, possi la loro incomparabil virtù espedire le comissioni che stimerà convenire, per sostenimento di piazza tanto gelosa et importante, nella quale pur la permanente necessaria assistenza d’uno de ingegnieri medesimi apportarebbe, frutto considerabile, onde le operationi riescano tanto più agiustate all’urgenza, tenuto io però in ogni modo in qualsisia stato assistere alla diffesa di questa piazza, sino che mi trovi havere ultimo spirito.
Ma perchè appresso questo concore anco la necessità di tenire questi depositi, ben proveduti delle monitioni da vivere e di dannaro insieme, per la distanza massime di questo luogho disgionto da altre città della Serenità Vostra, che per ciò non più sperar facili e frequenti i soccorsi, ho di già rapresentato con altre mie alla prudenza di Vostre Eccellenze il bisogno medemo e rinuovo anco le stesse instanze colle presenti, per l’ispeditione adeguata all’occorenza, non meno de biscotti e formenti in parle che di dannaro stesso, poichè la provigione scarsa che vi rimane, vado prevedendo di consumarsi tosto, convened’io giornalmente soministar a queste militie e stipendiati che mi stordiscono il modo per sostenerli, non havendo meno puotuto nel mio ingresso alla carica andar tanto scarso nel consolarli, ritrovatili languire in necessità estrema.
Tanto m’è parso accennare colle presenti alla Serenità Vostra, per scarico di quel debbito che seco tiene la carica, e per solievo dell’animo mio, inclinato tutto di coroboraro in effetto il debito a che mi chiama il zelo della patria. Gratie etc.
Cattaro a 5 maggio 1651.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 2.
Trascrizione di Giulia Giamboni.


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