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13 agosto 1647 Piero Michiel

Dispaccio del 1 febbraio 1648

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
con più mano di lettere dependenti da ducali di Vostra Serenità son stato ricercato dall’Illustrissimo Regimento di Capodistria, a far intimare questa Communità a dover far la provisione delli quattro galiotti che devono per servitio sull’armata; tutte le ho fatte notificare et intimare alli Sindici rappresentanti questo publico, acciò dovessero sodisfare questa loro occorrenza; li quali, in vece di una subitta prontezza, hanno speso belle parole, ma mai hanno operato alcuna cosa valevole in servitio di Vostra Serenità, et benché venghino da me giornalmente stimolati, vedo non poter operar alcuna cosa, poiché mi respondono saper il loro obligo, et che faranno la provisione che sono tenuti; tuttavia non operano cos’alcuna, con mia grandissima mortificatione. Vengono anco da me solecitati alla sodisfatione della volontaria essebitione, essendo stato ricercato a ciò operare dall’Eccellentissimi Signori sopra le Decime del Clero, et poi con altre dall’Illustrissimo signor Podestà e Capitanio di Capodistria, con espressione della volontà di Vostra Serenità in ducali in copia a me inviate, et a loro intimate, maggiormente fano vedere la loro negligenza, non curando punto di fare le dovutte provisioni di modo come se non venissero comandate da Vostre Sublimità.
Quando gli furono intimate le lettere dagli Eccellentissimi Signori sopra le Decime del Clero, redussero il loro Consiglio, nel quale presero parte, che andando creditrice la Communità dall’Officio Illustrissimo del Sale, de salli consignati buona summa de dannaro, di levar dal detto Officio ducati 500, et contarli a conto del debito della volontaria essibitione; tuttavolta il Cavalier Furigon, che (?) doi mesi doppo presa la detta parte fu a Venetia et hebbe dal sudetto Officio Illustrissimo ducati tre mille et più, non ha volutto contare a Vostra Serenità li detti ducati 500, ma li ha fatto per suoi particolari interessi capitar de qua tutto esso denaro, del quale doveva far l’esborso sudetto alla Serenità Vostra, essendo stata tale la volontà di suo Conseglio. Questo pretende far tutte le cose da per lui, et che tutto dependisse dal suo volere, et perciò fa tutto quello gli piace, etiam contra la volontà dell’istesso Conseglio, et dirò anco del publico Rapresentante.
Non passa giorno che, mosso da publico zelo, non venghino da me solecitati alla dovuta provisione così de’ galiotti, come della volontaria essibicione; mi respondono che sono prontissimi di spendere la robba et le vitte proprie in servitio di Vostra Serenità, ma poi li effetti non corrispondono alle parole, poiché non si vede mai alcun buon esito in servitio publico, et in sodisfatione alla loro inobbedienza. Et perché habbino modo di far conoscer la sua devotione, ho fatto venir la corte di Cappodistria a far essecutioni, acciò ricolto il dannaro, ritrovassero li galiotti; mentre questa operava, et che la gente pauritta andava sodisfacendo, detto Cavalier Furigon, Sindico, con suoi colleghi, a nome di questo publico, mi pregorno levar la spesa a’ sudditi, li quali nel termine de giorni dodeci havarebbero pagato senza spesa; li compiacqui, et feci anco proclama che tutti nel termine sodetto dovessero haver sodisfato la loro provisione di solevarli dalla spesa; niuno più ha pagato, né detti Sindaci più curano, havendo portato tutte le cose in oblivione; attesto alla Serenità Vostra che sarebbe essato tutto il dannaro, se non fosse stata la contrarietà d’alcuni perché familiari del Cavalier Furigon, che non pretendevano contribuire a galiotti, con assertione, non esser loro tenutti alla galera. Queste vane pretensioni hanno causato che n’anco altri hanno schifatto (?), con danno de’ publici interessi. Questi tali si rendono degni di publica reprensione. Ho il Cavaliere solamente, non posso essercitare l’auttorità di questo Regimento, che perciò ho stimato bene di portar il tutto reverentemente alle orecchie di Vostra Serenità.
Ha questa communità levato da questo Fontico solo sostentamento che di tutta questa (...) vasselli che qui capitano doi anni sono, ducati 800 con assertione di pagar galeotti, asserendo poterlo fare con li doi terzi delle balle di questo Conseglio, non ostante le publiche deliberationi fatte con auttorità dell’Eccellentissimo Senato da Eccellentissimi Generali, che queste (...) che non vogliono (...) ha levar dennaro da esso Fontico, se non per investite de formento, si è obligata alla restitutione in tempo de un anno, ma non le fano, non ostante li molti mandati fatti da me per tal effetto a detti Sindici, che (...) non hanno mai curato di far dar la sodisfatione a detto Fontico.
Il signor Cavalier Furigon, che vuole, come ho detto, et pretende, superiorità, et che tutti del Conseglio, et habitanti in questa terra dependino da lui, nelli Consegli, et (...) vuole si facci tutto quello vuole, etiam contra la volontà del publico Rappresentante, et delle parte prese nel Conseglio, broglia tutti, et viene con le parti prese avanti siano balotate, et in affari di tanta consideratione si mostra pigro et negligente.
Ha bisogno questo Conseglio di buona regola, et la terra tutta esser moderata, et per levare tutti quei sinistri che potessero occorrer, et mortificare quelli che pretendono più di quello che sono, et amano li seguiti.
Con ogni dovutta reverenza gli porto gli miei bassi sensi, perché Vostra Serenità con l’(...) sua prudenza, capiti a quelle deliberationi che saranno stimate più proprie dalla somma sua sapienza. Gratie etc.

Da Pirrano, il dì primo febraro 1648.

Piero Michiel, Podestà.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.