8 aprile 1647 Alvise Barbaro
Dispaccio del 8 aprile 1647
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
con prontezza simile all’essibitione sarebbero sin hora concorsi questi suoi sudditti alla contributione delli ducati cento cinquanta annui, se oltre comune cecitudine di questa provincia, non havessero havuto l’anno passato la tempesta, che gli levò pane, vino, biada, et ogn’altro allimento; per il che la settimane intiere convengono cibarsi con senplici herbe. Non resteranno tuttavia di far conoscer alla Serenità Vostra la loro fedeltà, et non ostante tutte le sudette contrarietà, saranno quanto prima li sudetti danari all’ordine, et in pronto; ma perché restino liberi dalla spesa di mandarli a Venetia, supplicano la Serenità Vostra compiacersi di gratiarli che possino quelli contare nella Magnifica Camera de Capo d’Istria, poiché, se bene essa spesa non sarebbe di consideratione, tuttavia rispetto alle loro calamità gli apporterà grandissimo sollevo.
Supplicano anco riverenti la Serenità Vostra, acciò in avenire non resti così ritardata la contributione sudetta, concederli che possino levare qualche portione de danaro da questa Camera, e Scole più opulenti, non ostante qual si sia terminatione in contrario, poiché sì come soccombono queste ad altre per messe spese, soggiacino anco in così fatta occorenza a qualche contributione; il che senza loro danno apporterà sollevo grandissimo ad essi suoi fedelissimi et divoti sudditi, quali in ogni caso offeriscono anco le proprie vite a commandi et in servitio della Serenità Vostra. Gratie etc.
Portole, li 8 aprile 1647.
Alvise Barbaro, Podestà.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.