8 aprile 1647 Alvise Barbaro
Dispaccio del 2 giugno 1647
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
le continue esclamationi, e divotissimi pianti, che giornalmente mi portano questi poveri sudditi per le incessanti tiranie che ricevono dalli ministri della valle di Montona, quali, doppo essersi ben passiuti del sangue e sostanze di questi meschini, gli adossano denoncie nella Cancelleria di Montona, et con false relationi procurano ogni loro esterminio; et ciò con facilità gli riesce rispetto al proceder quel foro con rigorri straordinarii senza osservanza delle leggi per la giustificatione delle colpe, et solamente con qualche apparente inditio inventato dall’avidità di essi interessati ministri, che altra mira non hanno solo d’illecitamente civanzare, et convengono li meschini viver soggeti a tali tiraniche operationi rispetto che non possono ad altro Giudice superiore ricorrere per loro solievo, se non in Venetia all’Eccellentissimi signori Sopraproveditori all’Arsenal, che non lo possono fare rispetto alle loro indicibil miserie, et calamità.
Queste continue esclamationi adunque, et il veder io di breve la perdita de’ detti sudditi, quali disperati rissolvono abbandonar le proprie cose et sostanze, et portarsi con loro miserabili famiglie in altro paese, mi dànno causa, Serenissimo Prencipe, di rapresentargli, come riverentemente faccio, questi considerabili accidenti, acciò che con la pietosa sua mano, sempre impiegata al sollevo degli afflitti, proveda a questi miserabili per liberarli dalle tirannidi insorte (?) in quel modo, et come più parerà alla Sua Sublime Grandezza. Gratia etc.
Portole, li 2 giugno 1647.
Alvise Barbaro, Podestà.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 41.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.