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10 aprile| 1646 Zuan Andrea Malipiero

Dispaccio del 1| febbraio| 1647|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
resta da me riveritto con tutta humiltà il commando della Serenità Vostra in ducali di x del passato, circa la giudicatura del caso dell’interfettione di Giure Suren; ma, come la conscienza et il debito proprio a cui m’obliga questa carica, non deve restringer nel silentio quel che riuscir potrebbe di grave pregiuditio a’ publici interessi non solo, ma di sconcerto, et confusione nell’animo de’ novi habitanti, devo tuto riverente rappresentar all’Eccellenze Vostre perché col maturo giudicio della loro somma prudenza possano prender le proprie deliberationi aggiustate a’ sepientissimi decreti di cotesto Eccelletissimo Senato.
Dirò dunque che non cadendo in dubio, che quando il reo sia novo habitante, s’aspetti la giudicatura et cognitione a questo Reggimento, così comprendo dalle ducali sodette, che mentre il reo non fosse novo habitante debba spettar il negotio a quel Rettore sotto la cui giurisditione si trovasse; ciò riesce contrario alla dispositione degl’ordini publici, non dovendo pratticarsi quel che si osserva per ordinario, che l’attore seguiti il foro del reo, ma con la parte 1592, 18 zugnio et 1635, 23 novembre, che qui aggionte trasmeto alla Serenità Vostra, resta abondantemente dichiarito che mentre sia il reo, o l’attore, novo habitante, non habbiano altri che il solo Capitanio di Raspo ad ingierirsi nella giudicatura, perché in altro modo, quando un novo habitante c’havesse causa civile et criminale con alcuno che non fosse degli novi habitanti, dovesse seguitar, il foro di questo resterebbe sommamente pregiudicato per tanti rispetti che posson esser ben noti alla prudenza dell’Eccellenze Vostre, et in riguardo de’ quali è stato con gran maturità deliberato quello si cotiene nelle sodette parti.
Affermo alla Serenità Vostra con tutta l’ingenuità del mio cuore, che come io m’attrovo in ogni modo rassegnato a’ publici voleri, così questi novi habitanti, dubitando forse che la mia debolezza non possa rappresentare quell’evidentissime ragioni, che non possono haver appositione inmaginabile, si erano rissolti di capitare in buon numero a’ piedi della Serenità Vostra, così io li ho divertiti con assicurarli che sarà preso per non inmediate l’affare, et dalla virtù dell’Eccellenze Vostre supplito alle mie imperfettioni, che si ristringono nell’obbedienza, et nella puntuale essecucione delle leggi. Gratie etc.
Pinguente, a’ primo febraro 1647.
Zuan Antonio Malipiero, Capitanio a Raspo.

Allegato: copia di alcune terminazioni dei precedenti Capitani di Raspo (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 40.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.