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7 marzo 1677 Angelo Morosini

Dispaccio del 27 luglio 1677

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
sono tenuto humiliare alla Serenità Vostra l’effetto di varie incombenze che restorono di già alla mia debolezza incaricate.
La prima sia d’haver gettado la caratada commessami sopra li quattrocento trenta un stortami, previe le solite stime de’ periti ordinarii, con fortuna di minorarle nell’appalto de’ ducati duecento, il che servirà a sollievo di questa misera provintia. Tra pochi giorni attenderò la relatione del principiato trasporto al cargador di Leme, et sarà parte del mio debito rappresentarlo al Reggimento Eccellentissimo dell’Arsenal per la missione de’ burchi al loro imbarco.
Incontrandosi la sovrana intentione dell’Eccellenze Vostre, si va col mezzo de’ periti divisand’il sito per construire la nuova cisterna, a commodo e molta consolatione de’ sudditi della terra d’Umago; e, sì come per questo neccessario provedimento ho portato con mie lettere eccitamento a tutt’i luochi della provintia, così per quello aspetta alla ripopolatione di Cittanova rassegno li seguenti particolari, in consonanza delle riverite prescrittioni di Vostra Serenità.
Diverse sono le cause, parte ricavate col mio soggiorno in visita, altre rillevate da più informationi, ma in effetto due sole esentiali, che la constituiscono nelle sue correnti miserie da vinti anni in qua.
Il territorio, per quant’intendo, non gira più di venticinque miglia, ma si calcola per il più fertile terreno di tutta la provincia. Questo vien intieramente posseduto con dispotica auttorità da quattro o cinque sole famiglie, commoranti in un villaggio più miglia discosto dalla città. Non curano la sua cultura ch’in picciol parte d’esso, sono in concetto d’opulenti, e l’aria per questi si rende beneffica e cortese; onde con raggione conviene concludere, ch’il forestiero non andarà in casa d’altri senz’esser chiamato da chi n’ha il possesso. Legitimo padrone però de’ beni inculti et abbandonati è Vostra Serenità, e l’Eccellenze Vostre che non lassiaranno così usurpato il loro patrimonio, con tanto pregiuditio de’ suoi Stati e de’ suoi giusti titoli; e questo sii il primo punto, ma il più considerabile nella presente materia.
Per il secondo, l’acqua, requisito così neccessario all’humano vivere, che smarita affatto nella città, tre soli pozzi particolari conserva, uno nel palazzo publico, l’altro nel vescovato, et il terzo in casa privata, tutti però boniti e pieni d’immonditie; e tanto peggio nella campagna, perché gl’animali ben spesso muoiono per la trista acqua de’ laghi e fossi, naturalmente corrotta.
Crederei facile a questo male il ripiego, mentre con poca spesa e col danaro di quella Communità si proponesse l’escavatione de’ sodetti tre pozzi, quali dovessero esser aperti e fatti communi a beneffitio di quei pochi habbitanti pescatori, ch’al presente con loro gran merito habbitano la città stessa. Questi due esentialissimi compensi sono in arbitrio della Serenità Vostra, poiché per il primo quand’i possessori de’ beni, in un termine limitato di tempo, non volessero coltivarli, non mancarebbero concorrenti ch’imploreranno dall’Eccellenze Vostre l’investitura d’essi, e nel punto medesimo venirebbe a popolarsi la città con il commodo dell’acqua di sopra divisata. Non considero per hora la purgatione delle salse, che per la crescente dell’acque restano nel spatioso mandrachio delle barche picole, opera già principiata, e che con poca fatica de’ territoriali si potrebbe perfettionare, così che scorrendo tutte unite al mare, levarebbero anco quei vapori che possono in parte pregiudicare alla salute degl’habbitanti.
Vivono le reliquie di questa città sotto gl’auspitii della Serenità Vostra, decorate di publico Rappresentante e di riguardevole vescovato; ma perduta la permanenza di queste due principali ressidenze, con la lontananza, compatibile certo per il presente suo infelice stato, così fa augumentare le calamità della medesima, mentre vanno dirocando i sacri tempii, sono vestite di copiose helere le case, et feconde le strade d’altissime e foltissime herbe nocive, che levano alli raggi del sole la forza della sua salutifera virtù; et in campagna sorgono più che mai le spine attorno li fruttiferi olivi, ch’anco fanno sterilir le viti et inboschire li campi; né sia in fine meno considerabile la preservatione d’un porto, non indegno della cauta tutella di Vostra Serenità, in riguardo alla vicinanza del vasto seno del Quieto, con altri benefitii che conseguitarebbero proffittevoli alla provintia stessa; sono tutti sentimenti del mio divot’ossequio, che humiliar posso all’alto intendimento dell’Eccellenze Vostre, per un vero principio di vederla popolata.
Delli banditi per colpe gravi soggetto alla Serenità Vostra l’occlusa nota; et in quant’a quelli che venissero in appellatione, non si lassiarà col magistrato appertura alcuna di sollevo proprio della retta intentione dell’Eccellenze Vostre. Mi resta in questa parte humilmente considerare alla publica maturità che tanto per gl’uni come per gl’altri, riuscirebbe fruttuosa alcuna deliberatione di relegarli a Città Nova, et ch’in avenire restasse agevolato questo Reggimento poter, nella speditione de’ processi ordinarii, praticar le relegationi stesse con li rei, et che il magistrato godesse, oltre l’auttorità particolare di tagliar sentenze o proclami in appellatione, anco un positivo decreto d’essercitar in tali occasioni l’alternative consimili. Per tutto ciò aspetta all’essecutione delle parti trasmessemi dalla Serenità Vostra in materia di quest’ordinanze, sarà effetto della mia vigilanza non admetter in conto alcuno pregiudicato il publico servitio. Ho fatto notificar le medesime a tutti li Capitanii e Sargenti, acciò siano a loro recente notitia per le proprie incombenze, et a questo Vice Collateral’è stato commesso che non debba levar bolletta ad alcuno de’ militanti senz’una previa fede giurata de’ publici Rappresentanti d’haver praticate le loro mostre picole ogni tre mesi, et soggiornato ne’ proprii quartieri. Parimente sono stat’obligate le Communità di contar in avenire li ducati vinticinque all’anno per l’affitto de’ quartieri in questa Camera Fiscale, da esser corrisposti alli stessi Capitanii, quand’haveranno adempito li lori incarichi; e perché tutti quest’offitiali habbino ad usar la debita puntualità, sarà effetto della giustitia di Vostra Serenità notificare lo stesso per quelli che hanno li loro assegnamenti costì e nella Camera di Raspo. Fatti poi presentare i loro requisiti, gl’unisco alle presenti ossequiosissime; e siami permesso dire che se la peritia d’alcuni corrispondesse alla testimoniantia di tante carte, giovarebbe all’Eccellenze Vostre decorarli con altro titolo per non dir con più grosso stipendio.
Quando mi vedrò proveduto dal Magistrato Eccellentissimo all’Artigliarie delli neccessarii apprestamenti, applicarò siano riddotti li cannoni di questa città e degl’altri luochi sopra i loro letti con le forme più accurate al servitio di Vostre Eccellenze; né posso trascurare di nuovo il bisogno neccessario di balle da falconetto per l’essercitio di questa Compagnia de’ Bombardieri.
Circa l’aggiustamento del deposito delle Munitioni nella fortezza di Pola, fatta riconoscer l’occorrenza da persona perita, mi viene nell’inserto foglio rappresentata.
Osservo, che per la restauratione delle mura di Parenzo fu altre volte portat’a notitia di Vostra Serenità la neccessaria spesa, consistente in ducati tre mille. Molte raggioni però mi fanno credere che si potrebbe minorarla in gran parte, e l’esperienza del bene concesso a gl’habbitanti della terra d’Umago nella fabrica della cisterna me lo fa comprendere, mentre tutti quei territoriali, benché non aggravati particolarmente nella construttione di quella, volontarii promettono prestare gratis quell’inpiego e beneffitio che può ricercare l’opera nell’escavatione del vaso, trasporto di pietre, sabion, creda et servitio de’ manuali, cose tutte neccessarie alla perfettione d’essa cisterna, e che rillevarebbero summa considerabile di dispendio. Quest’essempio dunque persuade che quando Vostra Serenità commandasse la suaccennata restauratione di Parenzo, non sarebbe lontana la speranza ch’ancor quei sudditi concorressero con le proprie fatiche, trattandosi massime di veder aggiustata et assicurata la loro patria. Ventilate da me molto bene le rendite di quel Fontico, Communità e condanne, le trovo così tenui e deboli che fanno disperare la contributione in tal’aiuto, né anco d’un quattrino; solo posso aggiunger alla divisata diminutione di spesa la consideratione divotamente portata all’Eccellenze Vostre nel particolare di Città Nova, mentre potrebbero, col publico beneplacito, li rei che s’espediscono restar con alternative obligati o a qualche corrisponsione di danaro, overamente, quando la neccessità ciò gl’ostasse, all’inpiego personale di tempo limitato, tutto a beneffitio della fabrica suaccennata.
Con particolar diligenza poi invigilo all’affittanza de’ datii di Vostra Serenità, mentre per quello del pane, caduto sotto li primi del corrente, nella difficoltà che s’incontrava di deliberarlo, ho stabilito l’appalto con un numero limitato di pistore, sufficient al bisogno della città, e con forma tale m’è sortito avantaggiarlo lire duecento quaranta tre correnti dalla passata condotta, come spicca dall’ingionta copia di Camera.
Vado frequentando ogni giorno festivo l’incontro per veder abboccato quello dell’oglio, né per anco mi vien fatta essibitione alcuna da’ concorrenti, quali s’essimono di presente per non esservi oglio vechio nella provintia, et attendono li ultimi novembre venturo, giorno preffisso e consueto del principio del nuovo e della condotta del datio stesso. Non anderanno però disgiunte le mie applicationi continuate per il vantaggio ben grande che rissultarebbe alla Serenità Vostra se restasse affittato.
Per haver in tanto modo di sostener questa reggenza e contribuire al servitio dell’Eccellenze Vostre la mia sviscerata e sempre indeffessa vigilanza, devo questa volta anteporre al silentio le mie humilissime supplicationi per poter ricevere il sallario destinato a questa carica, in cento e sei ducati al mese netti di gravezze, quaranta quattro de’ quali sono corrisposti per antica legge da questa Fiscal Camera, e li sessanta due dal Magistrato de’ Camarlenghi di Commun.
Di questi furono con permissione della Serenità Vostra gratiati tutti li miei precessori a poterli riscuotere di qui, dal tratto de’ datii d’oglio, sali et altro, con paterna mira di provedere al neccessario mensual sostentamento; e nel tempo isteso facilitar quest’essatione, che per le ristrettezze del sudetto Magistrato viene ritardata. Sii effetto dunque della solita publica Munificenza voler concedere a questi miei giusti, ma divoti, riccorsi quelle gratiose deliberationi che possono rendermi munito del neccessario mantenimento al peso ben grave di questa carica, addossatami dall’Eccellenze Vostre, nel di cui adorato servitio vigila sempre il mio spirito, alle glorie eccelse di Vostra Serenità. Gratie etc.
Capodistria, 27 luglio 1677.
Anzolo Morosini, Podestà e Capitanio.

Allegati: nota sull’affitto del dazio del pane (1 c.); lista di nomi di banditi dal reggimento di Capodistria (8 cc.); polizza di ciò che occorre al restauro della torre di Pola (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 60.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.