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7 marzo 1677 Angelo Morosini

Dispaccio del 10 luglio 1677

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
in ducali 19 luglio decorso, hora presentatemi dall’interveniente della fedelissima Communità della città di Pola, mi vien commesso dalla Serenità Vostra di dover renderla informata sopra l’alligata parte presa in quel Consiglio li 27 giugno passato, e sopra il statuto municipale di detta Communità de impositionibus colectarum; applicatomi perciò alla essecutione di questo publico incarico, humilmente rifferisco.
Addimanda a Vostra Serenità che, per sodisfare la limitatione all’Eccelso Consiglio di Dieci di ducati tre cento quaranta cinque grossi otto valuta corrente, le sia concesso poter imponer a gl’habitanti della città e territoriali, tante colte, quante possa riccaciarsi il predetto danaro, et inoltratomi nell’affare, mi vengono fatti vedere due punti.
Uno, che la Communità riscuote da ventiotto datii di divere nature lire tre mille nove cento ottanta due, soldi dieci, e per condanne criminali fatte nel corso d’un reggimento in ragione di anno lire ottocento settanta tre, che tutte fanno lire quattromille ottocento cinquanta cinque, soldi dieci; e quivi vi resta la consideratione che possono detti datii e condanne accrescere e sminuire, et all’incontro che l’uscita è di lire sei mille cento cinque, per sallarii a quell’Illustrissimo Conte e Proveditore, detta limitatione, et altri stipendiati di detta Communità in diverse cariche, sì che a questo conto l’uscita sormonta l’intrata lire mille doicento cinquanta.
Oltre, che mi hanno presentata una nota, che va debitrice a questo et a quello, per molte cause, lire quattromille quattrocento ottanta quattro, allegandomi che non s’han potuto pagarle, per non haverne la medesima Communità havuto il modo.
L’altro punto è che il capitolo de impositionibus colectarum nel statuto municipale le concede facoltà d’imponer colte, e mi ha fatto vedere in un libro antichissimo haverne riscosse l’anno 1469; ma ch’essendo colla declinatione della città andata in oblivione, hora che lodato Dio si va popolando, le sia per la predetta facoltà per quello riguarda all’importar solamente della sudetta limitatione.
E tenend’io l’honore di dover dire l’opinion mia, sottopongo ai sapientissimi riflessi di Vostre Eccellenze che come la Divina Bontà concede si vada rehabitando la città predetta, e che havendo molti datii come sopra, de’ quali è necessario haver lumi migliori di quell’hora, mi vien fatto vedere coll’essame ad uno per uno, e che si potrebbe scansare qualche spesa superflua, poiché osservo particolarmente al capitulo 25 del statuto, che li offitiali del Reggimento havevano al mese per cadauno lire 5, e per cinque lire tre cento in un anno, e di presente lire ottocento ottanta, né mi vien resa ragione di tal’aumento. Così, trattandosi di permetter nuovamente le sudette colte e d’aggravare quei poveri sudditi pur troppo agitati dalle tempeste di tanti anni e da altre gravezze, che se non fossero l’anno decorso stati sollevati da Vostre Eccellenze con grani, sarebbero forse periti dalla fame. Che in diversi tempi è stato speso dal publico tant’oro per ritrovar modo che quel territorio sia popolato e lavorato, coll’ispedir di quando in quando publici Rappresentanti a tal’effetto; con far da paesi esteri condur famiglie, farle assegnationi per il loro sostentamento, et altro, parmi che il servitio di Vostre Eccellenze e la publica voglia più tosto sian allettati che sottoposti a novo peso; e tanto meno, quanto che la parte 27 giugno, sendo passata in quel Consiglio, constituito di soli quatordeci votanti, havendo uno d’essi ogn’anno d’esser Essattore, ha l’utile di soldi quattro per lira, stabilito per il sudetto Capitolo de impositionibus collectarum, che per ducati 345 danari 8, riccaverebbe ducati 69 danari 1, e che se ben essi sono compresi in dett’aggravio, con dett’utile toccando un anno a uno, un anno all’altro, non verrebbero che a riccavar avvantaggio, et al medesimo soggiacerebbe solo quelli non son del Consiglio, e li territoriali; tuttavia stimo se non bene sostentare anco la Communità; ma in questo stato di cose, inanzi Vostra Serenità divenisse a positivo decretto, poiché si tratta di por gravezza perpetua e di qualche rilevanza, giudicarei, per mio debole sentimento, fosse fatta una revision generale con riddur a giust’equilibrio l’intrata et uscita, com’è stat’anco ultimamente fatto per comando dell’Eccellentissimo Senato per la Communità di Cittanova, mediante la quale hora camina aggiustatamente; rimettendomi però a ciò fosse deliberato dall’alto intendimento di Vostre Eccellenze, per il loro servitio e per il sollievo de’ sudditi. Gratie etc.
Capodistria, a’ 19 agosto 1677.
Anzolo Morosini, Podestà e Capitanio, con giuramento.

Allegato: dispaccio del rettore di Pola, di seguito trascritto (1 c.); copia della delibera presa nel consiglio di Pola, tratta dal libro del consiglio della medesima città (3 cc.); copia del capitolo De impositionibus colectarum tratta dallo statuto municipale di Pola (2 cc.).

Serenissimo Principe,
presa nel Conseglio di questa Communità sotto li 27 giugno decorso l’occlusa parte, la stessa in ordine all’instanze fattemi dagl’intervenienti della medesima humilio ai rifflessi prudentissimi della Serenità Vostra, per le publiche sapientissime deliberationi. Gratie etc.
Pola, li x luglio 1677.
Camillo Zane, Conte e Proveditor.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 60.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.