7 marzo 1677 Angelo Morosini
Dispaccio del 4 ottobre 1677
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
moltiplicati tutti gl’esperimenti per veder affittato l’importantissimo datio dell’oglio, nel tempo a punto, quando l’aspetto d’un mediocre raccolto facevami scorta d’ottenirne l’intento, pare ch’in questi ultimi periodi mi si dimostri poco favorevole la sorte, mentre l’insorgenza di tempeste e venti inpetuosi ha causato in molte parti della provintia la caduta in gran parte dell’oliva imatura. E nella prosecutione che faccio dell’inquisitione dell’oglio in Pirano, Isola et altri luochi, havendo praticato uniti agl’incanti anco gl’eccitamenti più efficaci appresso mercanti, ricavo in sostanza ch’oltre il pretesto dell’abbattuta oliva non possono li Piranesi, benché più opulenti e soliti interessarsi, soli abboccarlo senz’il concorso et compagnia di questi di Capodistria, tra’ quali sono invalse tante, e tali diffidenze per gl’effetti delle passate disgratie, che difficilmente possono conciliarsi nella deliberatione uniti. Cade in conseguenza molto pregiudicato l’interesse della Serenità Vostra, esperimentandolo col fatto dalli decorsi due anni, finiranno li 29 novembre venturo, ne’ quali, corrend’il datio per conto publico, soli ducati dieci mille nonanta nove si sono ricavati, a qual summa possono aggiungersi in questi due ultimi mesi altri ducati mille cinquecento al più; così che in tutto rillevano, undeci mille cinquecento nonanta nove, come l’Eccellenze Vostre si degnaranno osservare dalla diligente estratta nota di Camera. In questo stato di cose, non ommettendo il mio spirito la vigilanza maggiore per troncare ogni pregiuditio al servitio di Vostra Serenità, ho stimato usare separate le propositioni acciò tutti possano sodisfarsi, dividendo le poste nella forma spiccan(te) dall’annesso foglio, et m’è sortito con tal mezzo incontrare l’offerta per l’abboccamento del datio degl’altri luochi della provintia, con esclusione di Capodistria, e della terra di Muia (?), consistente in ducati nove mille seicento sino quest’hora, non senza speranza dell’augumento di qualche poca summa; a’ quali, aggiunti li soldi sei per lira, sono de’ correnti dodeci mille quattrocento ottanta, di(ffe)rita in due polizze secrete, con la conditione però d’esser disobliga(ti) dall’inpegno per li 15 di novembre venturo. Col rifflettere dunque d’esser tal summa superiore a quello s’è riscosso dal datio intiero nel spatio dei due anni passati, ho stimato non disprezzabile l’oblatione, tanto più che bilanciando il ricavato per il sudetto tempo da questa città e dalla terra di Muia (?), trovo sormontare, come spicca dall’alligata fede di Camera, ducati mille ottocento nonanta tre, ch’uniti alli dodeci mille quattrocento ottanta, sarebbero in tutto quatordeci mille trecento settanta tre. Pare veramente rimarcabile la diminutione in riguardo alla precedente affittanza, ma non già a quelle degl’anni antecedenti, che posto in consideratione il degrado promosso dalla Serenità Vostra all’Eccellentissimo precessore in ducali 7 decembre 1675, la costante difficoltà in deliberarlo, e li semplici ducati dieci mille nonanta nove ritratti nelle due annate decorse, suppono vantaggioso anco il presente incontro, con la speranza massime di veder levato il datio delli sudetti luochi, per hora esclusi.
Copia delle medesime due polizze unisco alle presenti mie, che con espressa occasione humilio all’Eccellenze Vostre, et sarà a quelle annessa una dichiaratione d’aggiunger altri ducati tre mille correnti in circa nel caso solo che la publica maturità havesse deliberato accrescere il terzo soldo per l’oglio, che dalla Dominante passa nella Patria del Friul, in consonanza delle supplicationi portate a’ piedi della Serenità Vostra dai sudditi di questa Provintia, sopra quali, incaricato ad estendere li miei sentimenti, gli rassegnai, con le divotissime 7 giugno spirato, ch’avalorano di presente il concetto di mia opinione con l’augumento essibito nelle medesime polizze. Quanto m’è sortito incontrare doppo esperimentati tutt’i publici tentativi et efficacissimi stimoli privati, sottopongo incontinente alla virtù singolare di Vostre Eccellenze, acciò prescrivino le loro sovrane intentioni entro il termine circonscritto dal tempo, mentre se il datio doverà tutta via correre per conto della Serenità Vostra, sarà neccessario qualche capitolo che rendi maggiormente cautellato il publico esentialissimo interesse, perché dall’inquisition(e che) vado perfettionando scopro alcuni disordini, che l’hanno potuto pregiudicare e ricercano tutte l’applicationi per renderlo cautamente assicurato prima del prossimo raccolto.
Il datio del vino per terre aliene fu l’anno decorso deliberato per lire settecento buona valuta, come dalla nota di Camera; ma di presente, non ostante gl’indefessi incanti, altra summa che di lire quattrocento buona valuta non vien offerita; e ciò procede da una copiosa raccolta d’uve nel vicino Stato estero, che fa disperare la comparsa degl’Inperiali, per procurarne la provisione in questa Provintia, com’in tempo della scarsezza praticavano. Nella consistenza dunque di così tenue offerta, benché altre volte anco minore accettata, attese le contingenze che sogliono a misura dei raccolti accrescerle o sminuire, ho applicato assicurarlo dai discapiti con l’elletione d’un essatore strettamente incaricato alle più abbondanti e neccessarie cautelle, sino che Vostre Eccellenze mi communicaranno i proprii sentimenti.
Ricercai alli signori Conti della Torre la rimessa del reo, essistente nelle loro carceri, che rubbò li cinquecento settanta due ori a Iuri Rosaz Tellariolo, in queste forze; ma fatte tenire le lettere nel castello di Duino al Conte Turismondo, questo le radricciò al Conte Francesco a Gradisca, che teniva il danaro asportato, qual fu con puntualità contato al nominato Iuri, colà personalmente trasferitosi; ma per quanto fu riportato da chi presentò sodette lettere, né l’uno, né l’altro delli fratelli consignò risposta veruna; e tanto posso humiliare all’Eccellenze Vostre in obbedienza de ducali 18 settembre spirato.
E per ultimo mi resta riverentemente accennare alla Serenità Vostra esser sproveduti questi magazeni de’ biscotti, alimento ordinario e tanto neccessario alla galeotta, Bombardieri e pressidio di Pola, affine possa la solita publica vigilanza ripararne il bisogno. Gratie etc.
Capodistria, 4 ottobre 1677.
Anzolo Moresini, Podestà e Capitanio.
Allegati: vari documenti riguardanti l’affitto del dazio dell’olio (5 cc.); nota degli affitti del dazio del vino (2 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 60.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.