31 marzo 1681 Valerio da Riva
Dispaccio del 17 maggio 1681
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
non rittrovandosi in questà città, e meno nella provincia, alcun perito, non posso così subito far scandagliar la spesa vi vorebbe per rissarcire, o demolire, come meglio parerà alla publica sapienza, questo castello di San Leone, che si rittrova in stato cadente, come dagl'ultimi due Eccellentissimi Precessori miei ancora, con più mano di lettere per quello osservo da questi registri, fu la Serenità Vostra ragguagliata; onde, con l'essempio del praticato in altri Reggimenti, dovrò valermi di quelle del Friuli, e starò attento se qui per gl'altri affari ne capitasse alcuno, per non chiamarlo se sia possibile espressamente per quest'occorrenza. In tanto vo studiand’il modo e le forme con le quali, decretandosi o l'un o l’altr’operatione, potesse la medesima seguire con insensibile publico aggravio, e senza molestia al privato, et il tutto opportunemente rassegnarò sotto li rifflessi dell'Eccellenze Vostre, come mi prescrivono le ducali 3 corrente, ritardando pure per la causa sodetta di mandar a vedere il palazzo di Portole. Nelle medesime ducali et in altre susseguenti mi commanda la Serenità Vostra ch'io divenga alla nomina di quattro soggetti habili alla carica di Proveditori al Confine, per elleggersi com'è necessario due de’ medesimi. Non posso se non riportarmi a quella prudentemente fatta, in essecutione di ducali 19 novembre 1678, dall'Eccellentissimo signor Giovanni Arsenio Priuli, precessor mio, come si vede in sue lettere di 9 decembre, in risposta de’ quali hebbe ducali 14 genaro, perché li concorrenti dovessero portarsi costà, o mandar interveniente per conseguir detta carica. Ciò non seguì perché li rispetti ch'ho divotamente significati alla Serenità Vostra nelle mie di 19 aprile alcuno non applica alla carica stessa, e così, non vedutasi concorrenza, s’arenò l'affare, né altr’è seguito. Osservo pure che l'anno 1661 dall'Eccellentissimo Alessandro Moresini, all'hora qui rettore, in essecutione di ducali dell'Eccellentissimo Senato 3 settembre, fu fatta raccolta di qualche cosa sparsa; e ridott’il tutto in 58 processeti, venivano questi custoditi nella Cancelleria del Reggimento in un armaro con tre chiavi, tenute una dal Rettore, e le altre dalli dui Proveditori. Più non si tiene quest'ordine, principalmente per non esservi Proveditori, e le chiavi passano di Reggimento in Reggimento nelle mani de’ Cancellieri; et havend’io osservato li processi predetti, ho quelli rittrovato confusi, in necessità d'esser trascritti, e di miglior dispositione. Il Dottor Santo Grisonio, di questa città, dell'ordine de’ gentil'huomini, cognato del Kavalier Fini, che serve la Serenità Vostra, et soggetto di virtù e fede, et il più pratico in questa materia per il maneggio, ha egli havuto da vinticinqu'anni in qua di più rillevanti affari della provintia; potrebbe far aggiustata compilatione e dilligente summario, e con puoca spesa sarebbe il tutto trascritto in ottima forma, essendovi in questa città persone d’ogni miglior sufficienza.
Nella revisione che feci del publico canone, essistente in un magazeno, osservai il medesimo molto confuso, e con le rote sepolte nel terreno, e ruinatto. Diedi però commissione al Capo de’ Bombardieri perché lo ponesse in buon ordine; et essendo necessaria per ciò fare la sua estratione dal sodetto Magazeno, rittrova che le ruote sono infracidite e marcie. Pensava egli rimetter le medesime, con quelle vi sono di rispetto, ma io ho fatt'il tutto suspendere, bramando derigermi sempre con li publici sovrani sentimenti. Circa il mollo di Rovigno, mi scrive quell’Illustrissimo signor Podestà insorgere della novità, repugnando quei del Popolo al pagamento della gravezza impostagli dal Consiglio de’ Cittadini; anzi, tre delli Deputati all'errettione del modesimo, portatisi avanti di me, mi rappresentano ecceder di molto la spesa, e che questa attenderà a ducati sessanta mille.
Vado però essatamente essaminando l'affare, desideroso di stabilire con sodisfatione commune di quel populo tal opera, che sarà senza dubio al medesimo sommamente utile; e di tutto ciò emergerà renderò distintamente partecipate l'Eccellenze Vostre, come mi prescrive il mio humilissimo debito. Gratie etc.
Capo d'Istria, 17 maggio 1681.
Valerio da Riva, Podestà e Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 64.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.