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31 marzo 1681 Valerio da Riva

Dispaccio del 13 marzo 1682

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
frequenti sono state l’occasioni, come tutt’ora sono, ch’io, così nel trattenermi a questa ressidenza, come nell’haver scorso, per il commando e servitio della Serenità Vostra, più terre della provincia, ho tenuto d’osservare con quante sapientissime terminationi, ordini e decreti sia dalla Publica Previdenza e dalla vigilanza de’ suoi Rappresentanti in più tempi posto freno e regola ai disordini, che ne’ maneggi delle Communità, dei Fontachi e Luochi Pii, come pure nelle ragioni de’ privati, s’erano introdotti dalla sagacità e malitia e dagl’accidenti. Ma ho pur ancor osservato come così giuste e sante institutioni o dal corso degl’anni corrose, o dall’arte e malignità delle persone disperse, restano per lo più allo scuro occultate a quelli che governano, e devono farle essequire, poche vedendosi alle stampe senza quella custodia che meritano, così che, col smarirsi passando in dimenticanza, rissorgono poi gl’inconvenienti, e li sconcerti che dal tenore di quelli vengono rintuzzati e repressi. Ho veduto però bene e conferente molto al servitio della Serenità Vostra, nel beneficio commune e particolare di tutti questi fedelissimi sudditi suoi della provincia, e per lume di questo e degl’altri officii publici, siano estratte le copie di tutte le sudette leggi, ordini, decreti e terminationi, perché, unite in un volume, siano poi date alle stampe per dispensar i libri a tutti i luochi, perché conservandosi negl’officii si possano sempre, così da’ Rettori come da altri, tener sotto l’occhio, per la buona direttion e cautela delle cose, così publiche come private. Li vorrà per dar perfettion a tal opera la spesa di circa ducati cento, e per sgravare della medesima la publica Cassa penso, quando a ciò concorra l’assenso supremo di Vostra Serenità, gravare d’un insensibil tansa le Communità, li Fontaci e li Luochi Pii, mentre a benefitio loro quella formandosi giustamente, devono anco risentir un sì picciol incomodo, che consisterà dalli quatro alli dieci soldi per Scola, et in qualche lira per cadauna Communità e Fontaco, che vi concorreranno più che volentieri a loro vantaggio. Il danaro raccolto doverà capitar in mano delli signori Cavalier Olingo Gavardo e Sarto Prisonio, gentil’huomini accreditati di questa città, e dottori da me deputati alla raccolta delle scritture et alla sopraintentenza dell’opera stessa, per progredir la quale starò con tutt’ossequio attendendo il publico supremo beneplacito. Dalle preaccennate visite, che per l’occasioni di sanità io feci per la provincia, come alla Serenità Vostra è ben noto, nei mesi di luglio e novembre, io prendo il motivo di considerare alla Publica Sapienza che impiegai anco gran parte del tempo in sentire li sudditi l’instanze ne’ luochi ove capitai, e di suffragarne e provedere quant’occorreva per gl’interessi delle Communità, de Fontachi e delle Scuole; così che io crederei superflua la visita a cui mi ritrovo obligato dalla legge 1636, 18 maggio, che segue anco col dispendio della publica Cassa di ducati duecento; e perciò ardisco porger alla Serenità Vostra le mie divote supplicationi d’esserne gratiosamente dispensato, mentre non so veder che tal dispensa portar possa alcun rifflessibile danno al suo reale servitio, né all’interesse de’ sudditi suoi.
Fin nel principio del Reggimento partecipai alla publica notitia lo stato ruinoso di questo castello San Leone, et in ducali 31 maggio decorso mi fu commandato farne da’ periti osservar la spesa, sì a restaurarlo, sì a demolirlo; ma perché esorbitanti erano le polizze, stimai bene portar avanti; ma vedendo farsi ogni giorno maggiore il pericolo, mentre da per tutto minaccia evidente rovina, mancati i fondamenti alle porte, caduta una parte di muraglia d’un bastione e precipitosa una torre, tenuta congiuntura propria de’ buoni maestri, ho fatto che separatamente formino due note, che incluse trasmetto sotto i prudentissimi riflessi, parendomi la summa sì dell’una come dell’altra moderata, consistendo d’intorno a ducati 580. Per sollevar quanto mai si potesse anco in ciò la publica Cassa, humilmente considero che negl’andati tempi venne quel castello custodito da dieci soldati, ma conosciutosi, in tempo di pace, superfluo tal dispendio, fu sotto il Reggimento dell’Eccellentissimo signor Girolamo Cornaro levato il pressidio, e raccomandatavi la custodia, per esservi anco dentro canone, a due di questi Bombardieri, con paga di lire 18 al mese per uno; ma sì come questa è poca, né il castello è habitato, così male vien tal funtione adempita, e si può dir riuscir totalmente infruttuosa; si porrebbe però a mio senso scansare tal spesa, che importa settanta due ducati annuali, che anderebbero in risarcimento dell’accennata spesa per restaurar il castello, e quando paresse alla Serenità Vostra che rimanesse in qualche guardia, send’egli situato in mezo il ponte che congionge la città con la terraferma, si potrebbero in ciò impiegar due soldati della solita galeotta che qui serve, e poi quando fosse riddotto in stato d’habitarsi, alloggiarebbero nel medesimo il Capo de’ Bombardieri et il Monitionero ancora. Se poi fosse stimato meglio demolirlo fino al cordone, come fu pur proposto in rifflesso, si crede che la spesa sarà per il meno de’ ducati 200, perché come le muraglie nelle fondamente e parti annesse sono dal tempo e dal salso logorate et indebollite, in modo che minacciano il precipitio a tutta la mole del castello, così nelle parti più alte e supperiori sono esse muraglie, di struttura e compositione antica, grossissime e fortissime, così che molto tempo, molte opere e molta spesa vi vorrebbe a disfarle. Li matteriali poi per necessità verrebbero ad occupar il transito del ponte stesso, et ad interrompere la communicatione e negotio con la terraferma, con danno de’ sudditi non meno che de’ publici dacii, e volendosi, come sarebbe di necessità, far portar altrove li materiali medesimi, converrebbesi spender considerabil dinaro, perché questi distrituali non sono per privileggio tenuti a simili fattioni personali, et essendo li carri del paese picciolissimi, poca quantità per volta potrebbe da loro trasportarsi.
Tanto con profond’ossequio espongo all’alto intendimento di Vostra Serenità, e dell’Eccellenze Vostre, nell’aspettatione ristando sopra tali materie del publico sovrano commando. Gratie etc.
Capodistria, 13 marzo 1682.

Valerio da Riva, Podestà e Capitanio.

Allegati: nota del materiale che occorre per ristrutturare il castello (1 c.); polizza dei lavori di restauro del castello (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 65.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.