31 marzo 1681 Valerio da Riva
Dispaccio del 25 maggio 1682
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
questi nostri Sindici della città, col motivo della sospesa prattica e commercio a’ sudditi imperiali per le correnti gelosie del contaggio nella Stiria, mi presentano l’inserta scrittura, perché sia stabilito un sito proprio in cui habbi da erigersi una saliera per essitar i sali agl’Imperiali medesimi, a sostenimento della città stessa, come in simili emergenze s’è pratticato. Raccordano come il più commodo quello contiguo alla chiesa del Lazareto, ove in occasione di peste più vicina, e però più pericolosa, fu altre volte simil saliera fabricata. Veramente tal luogo mi pare molto aggiiustato, essendo un solo miglio dentro il nostro confine, dove puono arrivar gl’Imperiali senza toccar alcun villaggio o casale habitato di questa giurisditione. Lo considero però humilmente a Vostra Serenità sotto li di cui sapientissimi riflessi trasmetto la supplica della città medesima, per riceverne il publico supremo beneplacito.
Del contaggio della Stiria non tengo raguaglio considerabile di più dello partecipato humilmente alla Serenità Vostra nelle miie di l’altr’hieri; solo da Monsignore Vescovo e dal Locatelli di Trieste tengo li particolari estesi nell’incluso foglio, parendo da quelli che il male fermi li progressi, ma che l’apprensione per gl’andamenti de’ Turchi vadi crescendo.
Allestiti i materiali per la restauration di questo castello, ho pure fatto principiar l’opera con dieci maestri muratori. Nell’aggiustarsi la fabrica si vede la sua capacità atta a molti servitii, perché oltre li rassegnati nelle decorse humilissime mie, nell’occasione presente una parte d’esso potrebbe anco servire per far contumacie, mentre chiusa una picciola porta è sicurissimo, et essendo in Isola, et havendo due cortiletti, servirebbe ottimamente bene, e sarebbe sotto la custodia de’ soldati e guardiani, che si tengono a presidio della città in quel luogo. Maestro Rizzardo Verzi, giovane spiritoso, di buon ligniaggio, da cui sono usciti huomini di valore, e di fede, di merito verso questa Illustrissima Rappresentanza, e che con divotissimi sentimenti aspira al grado della publica gratia con qualche proprio mezzo et honorato impiego, ne ha con diligenza delineata la pianta e la prospettiva. Il Capitanio d’ordinanze Francesco Pauluzzi ne ha pur rilevato un picciolo modello, de’ quali l’uno e l’altro havendomene fatto dono, io prendo il mottivo e l’ardire d’humilmente esporli sotto l’occhio sovrano della Serenità Vostra, parendomi che in tale materia anco le cose picciole del dominio suo possano alla publica notitia comparire. Dalla generosità obbligata dell’Eccellentissimo Senato starò attendendo la rimessa d’il decretato dinaro, per impiegarlo in opera di tanto publico profitto e decoro. Gratie etc.
Ccapod’Istria, 25 maggio 1682.
Valerio da Riva, Podestà e Capitanio.
Allegato: dispaccio diretto al rettore di Capodistria, riguardante lo stato del contagio pestifero in Stiria (1 c.); brevi relazioni riguardanti il medesimo contagio (1 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 65.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.