8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 31 luglio 1651
N. (senza numero).
Serenissimo Principe,
quand’ultimamente il Sangiacco Giussufbegovich d’Albania mosse con sue armi i popoli del Monte a lui soggietti contro questi luochi, soprastava dubio evidente veder stessamente muttati anco quelli d’Herzegovina, da quali principalmente si sono sempre sperati gran vantaggi nell’addito che puoteva nassere all’armi della Serenità Vostra verso la piazza di Castel Novo. Furono già soggietati anco essi dalla forza del loro Bassa, ch’appunto ne prese da quelli principali hostaggi per tenirli in freno e l’aggravò alla contributione di grosso taglione, oltre l’ordinario tributo, predominando l’insieme all’essecutione d’ogni suo pensiero. Riuscì nondimeno degno la prudenza delli capi medesimi che tra tanto dura necessità hebber fortuna, non solo sotrahere i loro popoli dal capitar hostilmente contro queste armi, ma divertire con delusione anco il Bassa stesso, ciò indubitamente conosciutosi nel fatto, mentre niun ostacolo tener puoteva, quando capitò il detto Giussufbegovich avedutosi però hora di ciò, freme con sdegno contro essi capi. Questi, che per le lunghe dillationi di tempo prevedono ch’esso lor Bassa, riducenda fine la divisata fabrica a Nixichi, doppo la perfetione dell’altra, principiata a Cullasine, stabilirà l’assoluta potenza da non esser contraposta nè combattuta da quelle genti; m’hanno espedito quest’ultimi giorni doi de stessi loro capi con lettera in nome de Conti di tutta Harzegovina, in cui in diffusa maniera esprimono ch’appertamente concorsero in favor dell’armi Publiche, sotto la fortezza di Risano, facilitando quell’impresa, mentre all’hora furon assicurati a Publico nome di passarsi segretamente al conquisto de Castel Novo; ma differitosi ciò e sostenend’essi continua hostilità da Turchi, habbin tollerato eccessivi danni et restati finalmente oppressi con perdita di più pretiosi capitali delle lor sostanza. Dichiaransi però non rifflettere tanto a questo, quant’alle consequenze che nascono dall’accennati fini del lor Bassa, onde sospirano e somamente ecitano la Publica sapienza de proprii rinforzi, per la destrutione de Castel Novo, ove posson ancora primetter il loro concorso, altramente andandosel accrescendo l’opressioni de Turchi, proveran quelle genti l’esterminio totale, ma nello stesso tempo sarà machinato a questa parte cadaun notabilissimo pregiuditio e pericolo ancora. Quando però la Serenità Vostra per consolatione di detti popoli et interesse Publico delliberasse alcun tentativo alla detta piazza, deve riverentemente aggiungere il mio zelo che colle sorprese sarà difficile il suo acquisto, avedutisi già li Turchi dell’attentato simili che facce l’anno decorso il signor Gildas, il cui essempio li ha svegliati a maggior dilligenze, ond’ogn’altra forma della mossa delle Publiche armi, in stagione propria sarà più profficua all’aspugnatione stessa. Sarà qui occlusa la detta lor lettera per osservatione più speciffica di tutti questi particolari che devo rappresentare all’Eccellenze Vostre, come pur faccio all’eccellentissimo signor Generale con tutte le pontuali distinte notitie. Tra tanto io continuo presso le forme più apparenti del Publico stimatissimo affetto per conservarli possibilmente costanti in fede, sin che piaccin a Dio Signore conceder l’addito con le delliberationi sapientissime dell’Eccellenze Vostre ad alcun bene in queste parti e per conseguire sempre quel proffitto che si può dalla devotione di detti popoli nel servitio della Serenità Vostra.
Tutto che ancora per via di Pastrovichi non ho avuto la confirmatione dell’arivo della galeotta a Dulcigno, come avisai di ciò humilmente l’Eccellenze Vostre in mie di 27 del cadente, tengo però per altra parte i rincontri medemi e che la stessa galeotta, con tre fuste di Dulcigno, poss’esser sortita in mare, non si sa sin hora a che parte; a queste barche parte al signor Sopracomito Mladineo, è stato anco aggionto, che nell’acque del Zante sian stati presi da fuste due casselli, uno col carico del biscotto e l’altro di diverse monitioni, il che non permetta Dio si veriffichi, l’ho però mottivato anco all’eccellentissimo signor Generale.
Tra tanto io non resto dell’osservationi interessanti et accuratissime a tutti gl’affari e prego il Signore m’assista nell’intentione ardentissima e devota al bene della patria. Gratie etc.
Cattaro a 31 luglio 1651.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
Allegato: lettera redatta dai conti di Nixichi informante degli avvenimenti in Erzegovina (1 c.)
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 2.
Trascrizione di Giulia Giamboni.
© 2020 All Rights Reserved