31 marzo 1681 Valerio da Riva
Dispaccio del 20 giugno 1682
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
diverse spese han portato la necessità che io qui faci, in diversi tempi et occorenze, per publico servitio, la feluca, che l’anno passato naufragò, e che degl’armizi perduti fu dal Reggimento Eccellentissimo all’Arsenal proveduta, in virtù delle commissioni ingionteli, come la Serenità Vostra si degnò avvisarmi nelle riverite ducali di 13 settembre, restò così offesa e dannificata nel scafo che, non potendosi sostenere sopr’il mare, fu necessario ’l farla accomodar di qui. Questi magazeni de’ sali, essend’in cattivo stato, hebbi commissione da cotest’Eccellentissimo Magistrato di farli restaurare. Così feci e, portatane a quell’Eccellenze la notitia dell’essequito, mi fu anco, in ducali dell’Eccellentissimo Senato di 28 giugno dell’anno passato, scritto che il Magistrato medesimo haverebbe sodisfatta la spesa occorsa; il che non essendo seguito, per non esservi denaro in quella Cassa, come quell’Eccellenze han rissposto alle mie riverenti instanze, convengo portarne humilmente a Vostra Serenità la notitia. Nella materia di Sanità si sono fatte alcune poche spese, singolarmente nella speditione espressa di più messi per ben adempire le commissioni dall’Eccellentissimo Magistrato ingiontemi, da cui pure mi viene scritto che per il denaro impiegato io ne renda partecipata la Serenità Vostra. Tanto però humilmente essequisco, includendo distinte le polizze delle medesime spese che, se bene non montano in tutto a più di lire 450, soldi 17 ad ogni modo senz’il publico supremo beneplacito non verrebbero ne’ miei conti ammesse. Hora si fabricano in queste salline i sali, di quali la Serenità Vostra essigge la decima. Ho all’Eccellentissimo Magistrato medesimo portata di ciò la notitia, perché sia inviato di qua il denaro necessario et solito, in summa di ducati ducento, per le spese ch’occorrono per riddurla ne’ magazeni. Lo partecipo anco humilmente all’Eccellenze Vostre acciò si degnino dar a tal fine le commissioni conferenti. Nel tempo ch’io sostenut’ho debolmente questo Reggimento, hor vicino al suo terminare, notat’ho varie cose che meritano corretion e regola, in benefittio di popoli di questa provinncia, e singolarmente nella materia de’ proclami, che ad arbitrio de’ Rappresentanti formandosi sotto pene diverse, peccuniarie, in materie che non meritano et in maniere che rendesi quasi che impossibile ’l non inciamparvisi dentro, tutto che la sapienza dell’Eccellentissimo Senato habbi proveduto col prescriver et restringer li proclami stessi ad ordinationi convenienti e giuste per il commodo de’ sudditi e publico servitio. E sopra questo particolare però, e sopra altri che non ho stimato esser degni, ho formata la terminatione che inclusa divotamente rassegnio sott’i sapientissimi rifflessi di Vostre Eccellenze, perché, considerate le raggion ch’in essa sono sopra cadaun capitolo espresse, giudicandole sufficenti, si degnino approbarle e confermarle col Loro supremo decreto, al quale io con profond’humiliatione ogni mio sentimento sottopongo et inchino. Gratie etc.
Capo d’Istria, 20 giugno 1682.
Valerio da Riva, Podestà e Capitanio.
Allegati: capitoli emanati dal Senato il 20 febbraio 1654 (3 cc.); nota delle spese di sanità dal 21 giugno al 20 novembre 1681 (3 cc.); lettera dei sindaci di Capodistria al rettore, concernente il Fondaco cittadino (1 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 65.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.