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31 marzo 1681 Valerio da Riva

Dispaccio del 23 gennaio 1682

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
perché frequenti, non meno che pressanti, sono l'instanze che mi si portano dai creditori di questa Camera per esser sodisfatti, e perché il datio dell’oglio, com'è ben noto, principal nerbo e capitale della medesima, corre inaffittato, ed in conseguenza in pericolo di rissentirne, non ostant’ogni mia dilligenza, notabilissima diminution e danno, io però e per questi rispetti, e per quelli del mio humilissimo debito verso le publiche comissioni sovrane, vado continuamente rivolgendo nell’animo e considerando ciò che potesse riuscir aggiustato per ben assicurare questa publica rendita, e riddurla in facilità di riscossione, senza passar per mano di datiari, che non puono accrescer il proprio vantaggio che nella diminutione del publico. L’inserta scrittura però contiene un divoto raccordo del modo ch’a mio debole parere potrebbe praticarsi, con ponere la rendita di sicuro, e fare che la medesima, con rettissima proportione ripartita, venisse pure a sodisfarsi secondo la quantità dell’oglio raccolto. Di presente il datio si fa su quell’oglio che si estrahe dalla provincia, cosiché per ben assicurarlo bisognierebbe che la medesima fusse circondata da spesse vigillanti guardie che non lo lasciassero uscire senza le dovute bollette e requisiti. Ma custodia tale si rende impossibile. Tanti porti, senza chi li guardi, tante spiagge, tanti lochi aperti, ed in fine tant’astutia e sagacità ne’ contrabandieri non puono esser tenut’in regola né in freno. E se bene prudentemente si è decretata l’inquisitione per venir in lume dell’oglio raccolto, come e dove smaltito, ad ogni modo la malitia supera la legge, vedendosi dall’esperienze passate e dalle presenti frutto di poco rillevo riuscirne al publico, et il castigo sopra privato leva il suddito al Prencipe, in un paese dove tanto n’è il bisogno d’habitanti.
Si potrebbe anco rifflettere se complir potesse l’imporre tal datio, con aggravar li patroni sull’oglio raccolto d’un ducato per cischedun orna, detrahendo il consumo a misura delle famiglie: calculandosi che questa provincia, un anno per l’altro, possa ben produrre dieci mila orne. Né difficile sarrebbe l’essattione assicurandosi dei torchi ne’ quali si fabrica, e prohibendo li superflui e pregiuditiali.
E mi fo lecito anco considerare con il mio debolissimo intendimento, che forse il conceder l’estrattione degl’ogli per le provincie austriache confinanti non farebbe cattivo effetto, perché il suddito sentirebbe il vantaggio nella facilità dell’esito, il dinaro de’ Stati d’altro Prencipe verrebbe in questo della Serenità Vostra, il Friuli, che si serve di qua, capitarebe a comprar l’oglio in cotesta Dominante, con vantaggio di cotesti datii. Le città e terre confinanti, con la facilità della vicinanza e della qualità degl’ogli, piuttosto pigliarebbe di questi che di quelli di Puglia, né questi capitarebbero in tanta quantità ne’ porti e scalle di Trieste e del Quarnaro.
La Serenità Vostra, con profond’ossequio supplicata, compat(isca) queste mie debolezze con il considerarle figlie d’un fervido zelo verso il suo reale servitio; né haverei ardito esporle sotto li publici sapientissimi rifflessi se non mi havessero animato li Suoi supremi commandi, contenuti nelle riverite ducali di 13 novembre e 20 decembre passati. E mentre vedo reietta, nelle ducali 14 corrente, l'essibitione fatta da’ datiari dei ducati 10 mila, come partecipai humilmente alla Serenità Vostra nelle mie di 2 del medesimo, attenderò con rassegniata devotione quanto, come mi s’accenna, verrà sopra quella de’ 14 mila dalla Publica Prudenza deliberato. Gratie etc.
Capodistria, 23 genaro 1682.

Valerio da Riva, Podestà e Capitanio.

Allegato: relazione riguardante il dazio dell'olio (2 cc.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 65.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.